Manade’el

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Dal luogo in cui sono rinchiuso io posso generare abbondanza

Dal 19 al 23 settembre

Il 20 settembre 1870 le truppe del nuovissimo Regno d’Italia entrarono a Roma, abbattendo definitivamente il greve, oppressivo Stato della Chiesa. Fu una data ben scelta: Manade’el è l’Angelo che d’un tratto distrugge i legami, le prigionie del passato, e permette al futuro di irrompere nella vita degli uomini. I suoi protetti hanno il compito di incarnare questa bella facoltà nella loro vita, di offrirne modelli: accorgendosi di ciò che li frena – tradizioni, famiglie, abitudini, pigrizie, pavidità – e di come crescano nel loro animo le forze che apriranno la breccia. Al momento opportuno, come lo sbocciare di un fiore, queste forze prenderanno il sopravvento e tutto nella loro vita cambierà di colpo: talento, coraggio, idee, energia mentale e fisica, gioia d’agire e ispirazione cominceranno a riempire le loro giornate e, come per incanto, si presenteranno le occasioni e i colpi di fortuna che la Provvidenzateneva in serbo per ricompensarli. È stato così per il Manade’el Stephen King, che di punto in bianco, dopo anni duri e tristi, divenne uno dei più famosi scrittori del mondo: è capitato anche ad altri, sì, ma King vi riuscì proprio narrando storie di persone che riescono a liberarsi sia dalla prigione della loro esistenza troppo normale, sia dagli incubi e orrori che quell’esistenza fomenta nei meandri della psiche, nel sottosuolo di quella normalità. Altri celeberrimi Manade’el hanno svolto egregiamente il loro compito: come Sophia Loren, che seppe uscire dalla sua famiglia tanto tradizionalista e dal piccolo cosmo napoletano per diventare una star internazionale; o Umberto Bossi che, tutt’a un tratto e senza precedenti, riscosse la provincia padana dal suo torpore manzoniano e ne fece la forza propulsiva di un movimento nazionale incredibilmente fortunato. Un Manade’el esemplare fu anche Marcello Mastroianni, che per tutta la vita continuò a passare, di colpo, da stati di totale ozio a interpretazioni geniali, per poi ricadere di nuovo, ogni volta, nelle sue torpidità. Tra i Manade’el scienziati spicca Michael Faraday, che scoprì le leggi dell’elettrolisi: di quel fenomeno, cioè, per cui gli elettroni di una sostanza immersa in una certa soluzione, attraversata da una certa corrente, passano dagli ioni della soluzione stessa agli elettrodi di segno opposto – ed è appunto quel che avviene nella vita dei Manade’el, quando tutte le forze che li trattenevano in una determinata situazione si trasferiscono a una situazione nuova e mutano di segno: dalla stasi all’iperattività, da uno sconsolato senso di vuoto e di fine alla meraviglia di un ricchissimo inizio.

Dispiace, certo, che per la maggior parte di loro questo risveglio elettrolitico avvenga piuttosto avanti nella vita: oltre i trentotto, spesso, a volte anche oltre i cinquant’anni; e che prima d’allora le loro energie latenti siano state inevitabilmente fruite da vampiri di vario genere o umiliate da quella categoria di persone vili, sempre numerosa, che traggono un particolare godimento dallo scoraggiare coloro che valgono più di loro. Ma tutto serve: compito dei Manade’el è, dicevo, mostrare al maggior numero di persone come la sorte possa improvvisamente cambiare, e come il cambiamento premi sempre gli audaci. Quegli stessi che prima li avevano oppressi diventano poi, in tal modo, il loro pubblico, e quando va bene addirittura i loro allievi, se dall’esempio ricevuto sanno imparare a cambiare a loro volta. E d’altra parte, con quale senso di pienezza, di fierezza, di gratitudine per il destino i Manade’el possono, alla fine, contemplare i due versanti del loro passato, il prima e il dopo il risveglio! È come se avessero vissuto due vite invece di una: e il loro animo, ampliato da entrambe, sa cogliere sia nell’una sia nell’altra i significati, i ritmi, i valori e la speciale bellezza. Si pensi alla dolcezza assoluta – e all’enorme successo – con cui i Manade’el Ray Charles e Gino Paoli seppero cantare l’uno la Georgia, l’altro la gatta, che erano state testimoni dei loro difficili inizi.

Ma attenzione: appena un passo in più in quella dolcezza del ricordo, e la nostalgia può rivelarsi il principale nemico dei risvegliati. Pressoché innocua per l’altra gente, la nostalgia in loro può assumere rapidamente proporzioni abnormi, di vera e propria depressione, e riportarli di nuovo all’inerzia, ai blocchi di un tempo. Peggio ancora è quando la nostalgia arriva a configurarsi, nei Manade’el, in un’ideologia conservatrice: in questo caso la loro fortuna cessa di colpo di assisterli, e possono trovarsi molto a mal partito – come avvenne al Manade’el Girolamo Savonarola, che nel prendersela con le nuove mode dei suoi tempi esagerò talmente da venir condannato al rogo. Il suo errore fu nell’invocare il ritorno al passato; se avesse guardato dalla parte opposta, nella prospettiva di un rinnovamento radicale, sarebbe stato certamente tra i precursori della Riforma. I Manade’el lo tengano presente e se ne facciano una regola: c’è sempre moltissimo mondo da scoprire, moltissimo futuro da far diventare presente; quale che sia la loro specialità o attività (e per loro tutte vanno bene, senza eccezione) vi otterranno risultati quanto più sapranno vedere ciò che incatena loro stessi e gli altri a quel che sapevano ieri.

 

Testo per gentile concessione di Igor Sibaldi, estratto dal Libro degli Angeli

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