Dallo yoga delle cellule al cranio sacrale – I

Iniziamo questo percorso fatto di qualche puntata, alla scoperta della connessione fra la terapia cranio sacrale e lo yoga; quest’ultima è una disciplina antica praticata tutt’oggi da chi è alla ricerca del vero sé.

Introduzione

Avete mai sentito parlare di Aurobindo e Mère? E di Satprem? Io li conosco da molti anni, ma ancora oggi ogni volta che mi capita di leggerne o di sentirne parlare, scopro qualcosa in più in quello che ci hanno lasciato e così mi sembra sempre di non conoscerli mai abbastanza, anche di avere sempre nuovo desiderio di saperne di più.

Il motivo per cui vi racconto un po’ della loro storia è che, a mio avviso, ci sono molte attinenze con la biodinamica craniosacrale; in molte delle loro testimonianze ci sono dei passaggi in cui sembra di sentire risuonare quello che, a volte, ci è capitato di percepire durante una sessione. In particolare vorrei mettere in evidenza quello che riguarda lo “yoga delle cellule”, sintesi del lavoro di Mère su se stessa per la ricerca della trasformazione del corpo. Come Mère trova nelle cellule un’intelligenza atavica, e scopre che in esse enella materia più semplice ci sono le chiavi per l’evoluzione umana.

Inizierò con una piccola introduzione allo yoga, raccontando un po’ della loro storia con una sintesi del loro lavoro, passando successivamente alle cellule, ai fluidi ed alle onde; passerò poi alle connessioni con la biodinamica craniosacrale, riportando una serie di esperienze da me fatte.

Lo Yoga

In questa presentazione, per poter dare qualche accenno sullo “yoga delle cellule”, così come ci è stato trasmesso da Mère, penso sia necessario dire qualcosa sullo “yoga”. Oggi lo “yoga” è conosciuto un po’ da tutti; ma forse questa conoscenza è spesso superficiale e molto deformata da luoghi comuni e da messaggi a volte fuorvianti. Per descrivere lo yoga ci vorrebbero moltissime parole, moltissimi testi, e molte vite per sperimentarlo. E forse la parola yoga non basta a sintetizzare l’opera di questi personaggi; in realtà c’è tutto un universo nella loro opera, ma qui uso questo termine sperando che comunque passi il messaggio sulla profondità del loro lavoro.

Siamo probabilmente abituati a questa parola e la associamo ad asceti che si ritirano in luoghi solitari e pratiche misteriose, oppure a posizioni particolari del corpo da raggiungere dopo intensi allenamenti. Lo yoga è anche questo. Ma non solo. “Yoga” viene dal sanscrito è vuol dire unione. Unione? Di cosa? Evidentemente c’è qualcosa di separato, e poiché è separato vuol dire che prima era unito, e quindi se si riesce a ri-unire, si ri-stabilisce una situazione originaria, sicuramente ottimale. Tra tutte le strade che portano alla “unione”, intesa in questo senso, lo yoga è una delle più “scientifiche”.

Nel corso del tempo un grande numero di saggi hanno descritto minuziosamente le esperienze che si possono avere praticando lo yoga; ed in questo contesto li potremmo definire dei veri e propri “ricercatori”, ricercatori nel campo della coscienza. Soltanto per citare qualche esempio, uno dei più interessanti è la testimonianza che ci viene da Patanjali, la cui data di nascita non è certa, tra l’800 a.C. e il 300 a.C., anche se gli induisti ritengono possa essere vissuto anche 10.000 anni prima della nascita di Cristo.

Patanjali compilò insegnamenti che fino ad allora erano stati tramandati solo per via orale, fu uno dei primi a metterli per iscritto, cosa che lo fa considerare il fondatore della Scuola Raja, una delle molteplici vie dello Yoga. Il suo insegnamento è contenuto in una serie di aforismi che spiegano come, con il controllo di sé e la padronanza della mente e della sua attività (vritti), arrivare all’intima unione con la Divinità interiore, che costituiscono gli “Yoga Sutra”. In questo libro, un vero e proprio manuale sullo yoga, in meno di duecento (196 per l’esattezza) sutra (un sutra è un versetto, un aforisma appunto) si descrivono le esperienze, le difficoltà, i risultati, i metodi, insomma tutto ciò che ha a che fare con il percorso di ricerca nella coscienza. È uno di quei libri che ogni volta che lo leggi scopri qualcosa di più… e questo mi è capitato con tutti i libri che riporto qui.

Un altro grande esempio è Shankara. Ha scritto numerosissimi testi, ognuno dei quali rappresenta una miniera di informazioni per chi è alla ricerca del Sé. Tra tutti questi grandi saggi, la figura di Sri Aurobindo spicca per alcune caratteristiche peculiari. E con lui anche Mère, che nella sua vita sperimentò direttamente su se stessa la ricerca di questo “yoga delle cellule”.

śarīramādyam khalu dharmasādhanam
il corpo è il mezzo per la realizzazione del Dharma

(Continua)

Parte successiva – II.

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