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08. IL MISTERO DELLO ZED – PARTE 1

Lo Zed (o Djed) è un geroglifico che rappresenta il dio Osiride, la sua “spina dorsale”. E’ un simbolo di rinascita, di risveglio, ma soprattutto di energia spirituale (e, forse, non solo). Per gli Antichi Egiziani la spina dorsale era, guarda caso, la sede del fluido vitale e il canale attraverso il quale fluisce l’energia cosmica che conserva l’armonia e la stabilità dei processi esistenziali. Lo Zed era dunque simbolo di vita eterna.

Da un punto di vista architettonico, lo troviamo rappresentato all’interno della piramide di Cheope, come vera e propria torre in granito…

Link divulgativo consigliato:

http://www.youtube.com/watch?v=Jvn6W3uqUfc

Qui di seguito riporto la trascrizione di una breve intervista, più che altro una chiacchierata, che ho avuto modo di fare ad Armando Mei, appassionato di egittologia e libero ricercatore. Ritengo sia molto interessante dato che propone – in maniera anche audace – ipotesi e aperture davvero degne di nota.

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– Da sempre lo Zed è un simbolo avvolto nel mistero: molte le speculazioni scientifiche e para-scientifiche che lo riguardano fino a farne una sorta di chiave per aprire “la Porta dell’Aldilà”. Dove ti stanno portando i tuoi studi in merito?

Lo Zed è, per definizione, l’elemento più misterioso della Grande Piramide di Giza. Perfettamente integrato nelle simmetrie del monumento, esso è situato nel cuore della Piramide che gli Egittologi attribuiscono al Faraone Cheope. Quale funzione abbia mai potuto avere non è stato definitivamente chiarito. Eppure, le teorie sono numerose e ciascuna di esse sembra possedere una buona dose di attendibilità. Tuttavia, come spesso accade in queste occasioni, l’ipotesi “ufficiale” appare la meno accreditata. Gli Egittologi, infatti, considerando la particolarità dell’architettura, hanno destinato lo Zed (almeno quello inserito nella struttura della Grande Piramide) ad una finalità meramente ingegneristica: le sue “camere”, infatti, avrebbero dovuto avere una funzione di “scarico” per smaltire il peso dei blocchi superiori alla cosiddetta Camera del Re, così da evitarne il collasso strutturale. Un’analisi che è stata smontata pezzo per pezzo, con argomenti significativamente esaustivi, dagli studiosi Indipendenti.

– Tuttavia, se lo Zed della Grande Piramide non ha una “funzione strutturale”, così come proposta dagli Accademici, a cosa serviva? Perché gli antichi costruttori hanno faticato tanto per sistemare questo elemento nella complessa costruzione di Giza? 

Riteniamo che per comprendere i simbolismi ed i “meccanismi” racchiusi nella Grande Piramide è necessario procedere ad un’analisi parallela delle due tesi dominanti, quelle convenzionalmente associate ad una funzione meramente “Teologico-rituale” e quelle “Tecnico-scientifiche” che collegano il monumento alle tecnologie ed alle scienze più emancipate.

La metodologia si applica per comprendere la genesi delle due tipologie proposte che – pur essendo perfettamente esaustive ed efficaci a spiegare gli ermetismi racchiusi nella Grande Piramide – si propongono, oggettivamente, nella loro indipendenza e diversità temporale!

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A nostro parere, la natura Tecnico-scientifica dello Zed – ad esempio – nasce contestualmente agli obiettivi dei Costruttori, mentre “l’ipotesi Teologico-rituale” ne è una conseguente valutazione interpretativa, laddove – secondo gli ambienti ufficiali – non è possibile conciliare Scienza Tecnologica ed Epoca delle Piramidi. Pertanto, pur nella sostanziale validità delle due “correnti di pensiero”, va attribuita – a nostro giudizio – una netta preminenza alle tesi Indipendenti. Quelle Accademiche, infatti, sono eccessivamente condizionate dall’obbligo di una ricostruzione storica che rispetti le ipotesi, attualmente dominanti, sul processo evolutivo della nostra specie e sull’evoluzione tecnico-scientifica dell’Epoca Dinastica, sottovalutando – e spesso stroncando a priori – sia le stesse peculiarità tecnico-scientifiche oggettivamente racchiuse nel monumento, sia la possibilità che la storia remota abbia potuto seguire una dinamica completamente diversa da quanto finora proposto.

– Parliamo un po’ di questa storia remota…

Se i primi miti che narrano dello Zed sono legati al Neolitico, la struttura è di moltoanteriore al culto di Osiride. Ne consegue che è completamente estranea all’Egitto Dinastico. Le prime tracce dello Zed sono legate alla pietra ed alla cultura del grano, la pianta fondamentale per la vita di tutti i popoli, sia per coloro che abitarono per primi il pianeta, sia per noi contemporanei. Se l’obbiettivo primario dei nostri antenati fu la sopravvivenza, le speranze della nostra specie furono ben riposte nel prezioso vegetale. La scoperta di tutti i suoi derivati ha contribuito alla nostra emancipazione in modo autorevole.

E’ per logica conseguenza che il capo-clan ne fece il proprio scettro del comando, in quanto il grano indicava il simbolo della vita (i granai pieni tennero lontane le carestie). Se il leader sceglie il simbolo più importante, che cosa c’è di più considerevole del grano o del mais per una società che basa il proprio divenire sull’agricoltura? Dalle Americhe all’Eurasia tali miti sono presenti, attraverso una simbologia similare, come in una cultura comune.

– Che ne pensi dello Zed come “colonna vertebrale di Osiride”, simbolo di rinascita, di risveglio?

Certo, un’altra lettura lega lo Zed ad una colonna vertebrale, alla cui sommità – la parte orizzontale – sono raffigurate delle vertebre. Infatti l’etimologia di Zed deriva dalla radice verbale “Essere stabile”. Tale provenienza apre scenari di ricerca interessanti. Una colonna vertebrale indica lo stare in piedi correttamente. Quindi potrebbe essere il simbolo che indica una specie che opera in modo eretto, al contrario di un’altra che non possiede tale postura. E’ l’apparizione dei Sapiens sulla Terra? Potrebbe essere così se pensiamo che, pur tra gli onesti sforzi dei paleontologi, a tutt’oggi la scienza non è riuscita ancora a risolvere il vecchio arcano dell’anello di congiunzione.

– Vuoi proporci un significato più… “tecnologico” dunque?

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E’ la nostra Teoria, mia e del mio caro amico e collaboratore Nico Moretto (ndr – in foto). Noi riteniamo che lo Zed possa avere un senso se analizzato da un punto di vista tecnico-scientifico. Le aree archeologiche più misteriose del pianeta, Teotihuacàn – Giza – Yonaguni, sono centri ad elevata intensità elettromagnetica a bassa frequenza. Questo significa che i monumenti sono stati costruiti per sfruttare l’intensità di questa risorsa naturale generata dalla rotazione della Terra intorno al proprio asse? Se così fosse, la struttura Zed si inserisce, in maniera straordinaria, in questa funzione tecnologica.

E’ dimostrato, ad esempio, che la Grande Piramide è al centro di un’area a forte densità elettromagnetica. I costruttori delle Piramidi avevano le cognizioni giuste per poter discutere di onde elettromagnetiche, di onde radio, di modulazione di frequenza, di interferenze e di punti scatteratori? Ciò che stupisce è che costoro avevano compreso che le onde elettromagnetiche a bassa frequenza – comprese tra i 3 ed i 30Hz – potevano essere utilizzate per lo studio del campo magnetico terrestre, proprio come accade in epoca contemporanea con l’utilizzo delle Extremely Low Frequency.

Giova ricordare che le onde rilevate all’interno del monumento di Giza viaggiano su una frequenza compresa tra i parametri appena indicati! Per la precisione, intorno ai 16Hz secondo gli studi di Tom Danley.

Un altro dato estremamente interessante, si propone nella “lunghezza d’onda ampia” che può propagarsi per riflessione ionosferica a distanze intercontinentali nel rigoroso rispetto dell’equidistanza. Questa caratteristica sembra sicuramente importante, se associata ad un’epoca in cui non esistevano gli attuali strumenti per le telecomunicazioni. Chi ha progettato e costruito le antiche Piramidi, specificamente quelle del trittico Teotihacan-Giza-Yonaguni, ha voluto espressamente sintetizzare le conoscenze di una civiltà estremamente evoluta.

– Continua -…

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