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14. PENSIERO ED EMOZIONI IN CORRELAZIONE: IL CONTRIBUTO DELLE NEUROSCIENZE (I PARTE)

In tema di correlazione pensiero-emozioni le ricerche scientifiche più recenti confermano le intuizioni degli psicologi sperimentali e le osservazioni dei clinici. Sono orientate a proporre un approccio olistico che considera l’uomo nella sua totalità di corpo e mente, di unità psico-somatica. Purtroppo siamo molto distanti dall’accettare di studiare con nuovi approcci metodologici anche la dimensione dell’anima, nonostante coraggiosi pionieri, come Dan Winter e Manfred Clyne, invitino a farlo.

Le tradizionali ricerche di W. James, uno dei padri della psicologia moderna, gli studi di M. Gazzaniga sull’organizzazione cerebrale di tipo modulare, capace di indurre comportamenti e cambiamenti dell’umore, le scoperte di D. Siegel sul rapporto circuiti emozionali e memoria, i contributi scientifici di J. Le Doux sul rapporto sistema limbico ed emozioni, di W. Gray ecc… sono conclusivi nell’affermare che i pensieri non sono puramente intellettuali, ma costruiti su codici emozionali.

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I nostri stati emotivi non sono solamente episodici momenti di esperienze di vita ma sono strettamente legati ai processi che portano alla formazione dei nostri pensieri, delle nostre credenze. Sono determinanti nello strutturare la nostra personalità, il nostro temperamento, il nostro carattere. I nostri stati emotivi entrano attivamente nei processi mentali che codificano la memoria. Gli studi di E. Kandel indicano che eventi vitali accompagnati da forti stati emotivi possono indurre modifiche nella plasticità neuronale.

Pertanto, i circuiti neuronali di fronte ad input ambientali, indirettamente collegati ad antichi fatti di vita spiacevoli e traumatici, possono riattivare sia una memoria esplicita (la persona ha un chiaro senso soggettivo di ciò che emotivamente rivive), sia una memoria implicita (la persona percepisce emozioni di paura, malessere… senza ricordare nessun collegamento di fatti vissuti in quel momento con le stesse emozioni) con conseguenti comportamenti nell’ambiente e nelle relazioni sociali.

Le esperienze che viviamo, fin dalla nascita, vengono codificate ed immagazzinate nel cervello in forma di onde neuroelettriche ed informano le proteine IMP delle membrane cellulari.

Tutto viene “addizionato” nel cervello, senza possibilità fisiologica di “sottrarlo”. Inoltre il cervello funziona in modo associativo: ciò che è stato depositato nel cervello viene “agganciato” dalle onde neuroelettriche che presentano una frequenza analoga e che quindi attraggono e risollecitano le vecchie informazioni.

Ancora una volta le scienze positivistiche e le filosofie iniziatiche ci portano nella stessa direzione: per il nostro benessere dobbiamo imparare a controllare i nostri pensieri, le nostre emozioni e di conseguenza i nostri atti volitivi. In assenza di questo controllo il nostro cervello è esposto a tutte le complicazioni che possono nascere dal “chiacchierio” dei pensieri negativi e dagli effetti psicologici e somatici delle emozioni negative non trasmutate.

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Gli studi di D. Siegel documentano che stimoli emotivi molto intensi incidono sulla memoria creando variazioni nella plasticità neuronale e ci dimostrano che, nel nostro cervello, indipendentemente dall’età, sono continuamente possibili i processi di crescita e di sviluppo.

Gli studi di F. Benes indicano che l’esperienza e l’età matura possono positivamente incidere sulla mielinizzazione degli assoni e sulla velocità di propagazione dei segnali elettrici del corpo cellulare alle terminazioni sinaptiche. Pertanto, imparando a trasmutare le emozioni negative in qualità dell’anima, influenziamo i nostri processi neuronali coinvolti nell’integrazione dei comportamenti emotivi con i processi cognitivi.

Sotto l’aspetto neuroanatomico le aree coinvolte in questi processi sono le strutture del sistema limbico.

J. Le Doux ha attribuito alla struttura dell’amigdala il ruolo importantissimo di sentinella delle emozioni. Gli impulsi che provengono dall’ambiente, prima di arrivare alla neocorteccia con la mediazione del talamo, arriverebbero più velocemente all’amigdala che, pertanto, entrerebbe in funzione prima della neocorteccia.

La neocorteccia elabora risposte più precise, più complesse, più sintoniche alla realtà in quanto si avvale di strutture anatomiche e sistemi neuronali più raffinati e perfezionati.

L’amigdala, in posizione sottocorticale, appartiene al cervello più antico, “può essere sede di ricordi e repertori di risposte che è possibile mettere in atto senza che ci si renda assolutamente conto del perché si agisce in quel modo. Può così assumere il ruolo di impressioni e ricordi emozionali dei quali non abbiamo mai avuto una conoscenza pienamente consapevole”. V. Grecchi.

L’opinione più diffusa fra i neuroscienziati è che l’origine e la regolazione delle varie emozioni sia connessa a vari circuiti, a vari sistemi neuronali che collegano l’amigdala, i lobi prefrontali e altre aree diverse e disperse, tutte però coordinate dal cervello.

Il nostro sistema nervoso per organizzare risposte efficaci a specifiche sensazioni deve confrontare continuamente il flusso dei dati, che riceve dalle strutture sensoriali, con i propri modelli di rappresentazione interna e, per associazione, collegarli alle informazioni già contenute. Il continuo esercizio a trasmutare le emozioni negative crea nel nostro cervello nuovi modelli di rappresentazione interna degli stimoli sensoriali, nuovi sistemi di decodifica e di interpretazione che ci portano a prendere, in modo responsabile, il controllo della nostra vita, sapendo generare dinamiche d’amore e vivere nella gioia e nel benessere.

Continua..

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