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16. EMOZIONI POSITIVE E SALUTE

Da millenni gli insegnamenti buddhisti, le scuole iniziatiche, il pensiero cristiano, i numerosi percorsi spirituali concordano nel sottolineare l’importanza per il praticante di riuscire a liberarsi dai propri “impulsi pericolosi” e di saper trasformare le emozioni negative. Le stesse vengono intese come forze, quanti di energia secondo la meccanica quantistica, che in un contesto ridotto generano disturbi psicosomatici, sofferenza, discordie, separazioni… e su scala più ampia, guerre, violenze di massa e disordini sociali.

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Sempre più numerosi sono gli scienziati, appartenenti a varie discipline positivistiche, dalle scienze cognitive, biologiche, neurofisiologiche, cosmologiche, ecc… che apportano continuamente, ed in modo indiscutibile, delle prove scientifiche a sostegno dei benefici che si ottengono imparando a trasmutare le emozioni negative in opportunità per addestrarci a calmare e controllare la mente ed a sviluppare le potenzialità dell’inconscio superiore.

Ad esempio R. Davidson, dell’Università del Wisconsin, ha studiato, con strumentazioni che rappresentano graficamente ciò che accade nella mente durante la meditazione e l’esecuzione di esercizi per il controllo delle emozioni, gli effetti delle emozioni positive sulle strutture cerebrali. Ha ben documentato le modificazioni neurologiche che avvengono nei circuiti coinvolti dalle emozioni.

P. Ekman, dell’Università di San Francisco, ha misurato le onde cerebrali sia di maestri tibetani, ben allenati alla pratica della meditazione, sia di praticanti occidentali, da poco tempo interessati alla meditazione, sottoponendo entrambi i gruppi di studio a forti rumori ed a turbolenze emotive ambientali.

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Le sue ricerche sono state conclusive riguardo al fatto che tutte le persone prese in esame, sia pur con intensità diversa, hanno presentato alte attività neuronali nelle aree coinvolte con le emozioni positive ed un netto miglioramento della funzione immunitaria, con favorevoli ripercussioni sullo stato di salute.

Tanti studi dimostrano che la sofferenza non è legata agli avvenimenti esterni che subiamo, ma al nostro modo personale di viverli, interpretarli. La sofferenza o la salute dipendono dalla nostra capacità di reagire, mantenendo calma e positività di pensiero, sapendo trasformare le emozioni negative in opportunità per la nostra evoluzione.

Lo stesso evento stressante, la stessa violenta situazione vitale generano, a livello somatico e psichico, risposte diverse in base alla risonanza interiore, al nostro modo di reagire in profondità e di decodificare l’evento esterno.

Nei libri sapienziali si legge: “Ciò che rende impuro l’uomo, ciò che lo ammala, non è ciò che entra nella sua bocca, ma bensì ciò che gli esce dal cuore”.

Le vie percorse dai maestri spirituali e le vie percorse dagli scienziati, rigorosamente attenti alla metodologia della ricerca, giungono alla stessa meta: il miglior antidoto contro la sofferenza e le malattie è migliorare le nostre capacità di gestire le emozioni attivando tutte le personali risorse per una reazione ottimale agli stimoli dell’ambiente.

L’antico invito degli alchimisti “ambula ad intra” (“muoviti verso l’interno”), dei filosofi greci “conosci te stesso”, degli iniziati “portati nel centro del tuo essere”, del Dalai Lama “è sul fronte interiore che si previene la violenza sociale”, ecc… trovano riscontro nelle neuroscienze che dimostrano come le pratiche di autoconsapevolezza incrementano l’attività del lobo frontale sinistro, sede delle emozioni positive, ed innalzano le difese immunitarie.

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J. Teasdale, dell’Unità di scienze cognitive e del cervello di Cambridge, ha rilevato che la combinazione di meditazione introspettiva con terapia cognitiva dimezza le ricadute dei pazienti con depressione cronica.

S. Pressman, responsabile e portavoce di un prestigioso gruppo di ricercatori internazionali che hanno studiato una vasta popolazione distribuita in 140 nazioni, ha dichiarato che le persone che provano emozioni positive, senza distinzione di etnia e di condizioni economiche, hanno una salute molto migliore rispetto al gruppo di controllo. Queste persone stanno molto meglio in salute anche se vivono in povertà.

Senza alcun dubbio i ricercatori affermano che le emozioni positive sono collegate ad una migliore salute, indipendentemente dalle condizioni economiche, e le emozioni negative ad uno stato di salute più debilitato.

Daniel Goleman nel suo libro “Emozioni distruttive”, in collaborazione con il Dalai Lama, riporta le ricerche sul cervello, sulla meditazione e sul rapporto tra pensiero ed emozioni. Ritiene che “riconoscere e trasformare le emozioni distruttive è il cuore della pratica spirituale”, ed indica i collegamenti tra l’amigdala e la corteccia prefrontale destra e sinistra come le aree principali in cui fluiscono gli stimoli neuroelettrochimici collegati alle emozioni positive e negative.

In queste aree avvengono i processi che dirigono il rapporto salute-emozioni positive in quanto se noi viviamo emozioni positive influenziamo i nostri pensieri, i ricordi, condizioniamo il nostro sistema di percezione, con un effetto a cascata che si ripercuote su tutto l’organismo, come un’onda che armonizza ed eleva le vibrazioni cellulari.

Coltivare e sviluppare le emozioni positive, come ad esempio l’ottimismo, la gioia, la gratitudine, l’allegria, l’amore…, “imprigiona” il cervello condizionandolo positivamente. L’amigdala, “sentinella delle emozioni”, viene eccitata positivamente ed a sua volta influenza i processi mentali con un effetto a cascata. Essendo il cervello plastico, attraverso esperienze sistematiche e ripetute, possiamo rieducarlo, rimodellarlo.

La scienza ha dimostrato che ciò è possibile. Nel suo libro D. Goleman riporta numerosi studi che indicano come la meditazione e la pratica del coltivare stati d’animo positivi abbiano generato mutamenti durevoli dell’attività cerebrale.

Nelle prossime puntate verranno descritte le modalità e le tecniche per influenzare positivamente il cervello.

Continua..

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