Navigando nelle infinite possibilità dell'essere

24. PERCORSI DI TRASMUTAZIONE

Ecco, come indicato nel post precedente, alcuni esempi di persone e del loro percorso…

Enrica – la sua età è di 46 anni. Lavora come aiuto cuoco in un noto ristorante di Verona. Qualche anno fa, quando ha iniziato un percorso di psicoterapia per una grave forma di depressione, mi trovavo spesso in difficoltà nel cercare di contenerla per il suo continuo bisogno di lamentarsi, accusando il marito e la famiglia di origine di causarle la malattia. Proiettava ovunque il suo star male: si sentiva vittima di azioni malefiche, denunciava la presenza di sette sataniche in vari luoghi della città, parlava in continuazione di onde di negatività prodotte dai vicini e di contaminazioni energetiche che la vampirizzavano. Inoltre, viveva una religiosità acritica, piena di paure, vergogna e sensi di colpa.

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Per fortuna, fin dall’inizio del percorso terapeutico, ha bene accolto come metodologia operativa la tecnica delle visualizzazioni guidate per attivare nuovi circuiti neuronali, e vari esercizi di meditazione e di preghiera contemplativa. Ha inoltre accettato di soggiornare, per brevi periodi, in luoghi silenziosi, immersi nella natura e ad alta energia vibrazionale del suolo.

A poco a poco, ha scoperto il circuito della coscienza che passa per il cuore, imparando a trasmutare le emozioni inferiori di cui era vittima (rabbia, rancore e impotenza) in opportunità per migliorarsi e sviluppare il perdono e la compassione. Enrica ora vive in una nuova abitazione, con vicini tranquilli e civili, nella periferia della città, verso la campagna delle “basse veronesi”. E’ un luogo che descrive come molto ameno e salutare. Condivide con il marito una quotidianità serena, e in comunione di intenti per la crescita reciproca. Ben educa i propri 3 figli. Periodicamente auta i genitori anziani con atteggiamento compassionevole ed emotivamente composto. Il suo tempo libero è denso di attività creative.

Armando, Luca, Giuseppe… (l’elenco dei nomi purtroppo è lunghissimo) con varie motivazioni hanno richiesto un intervento psicoterapeutico. La sofferenza esplicitata è rispettivamente: l’uso di sostanze stupefacenti, le crisi di panico, il gioco d’azzardo, vissuto in modo compulsivo… In tutti questi pazienti è presente la stessa emozione negativa: il rancore. Per alcuni il rancore è verso la madre o il padre, per altri verso il partner, e per altri ancora verso la società o gli altri in generale.

Giustificano il loro rancore in tanti modi: “Quando ero piccolo mia madre mi trascurava, pensava solo al lavoro”; “I miei genitori non si occupavano di me e litigavano tra di loro”; “Il mio partner ha tradito i miei sogni”; “Il mio datore di lavoro non mi valorizza”; “Nessuno si prende cura di me…” In tanti modi e con vari stratagemmi terapeutici cerco di portare la relazione medico-paziente a valorizzare le loro risorse positive, i loro talenti, a liberare le loro infinite potenzialità. Purtroppo rifiutano di andare oltre le offese ricevute, di rinascere, e di uscire dal profondo rancore. Non ne vogliono sapere di perdonare e di assumersi la responsabilità della propria vita. Rimangono nelle loro emozioni negative e di conseguenza non evolvono. La loro frase ricorrente è sempre la solita: “Sono paralizzato dai sintomi. I sintomi mi tolgono la voglia di vivere. Non accetto di avere questi problemi e qualcuno mi deve guarire dai miei sintomi.”

Non capiscono che le emozioni negative ci aiutano a comprendere ciò che non va nel nostro mondo interiore, a correggere il nostro comportamento, a costringerci a trovare dei passaggi per la nostra evoluzione, per il nostro perfezionamento spirituale…

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