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25. EMOZIONI E NEURONI A SPECCHIO

Durante la sua periodica seduta di psicoterapia Lucia mi parla animatamente del rancore che prova per Antonio, suo ex marito, che si comporta scorrettamente con lei, ignorando le disposizioni previste dal giudice in occasione della loro separazione coniugale. Non riceve il dovuto assegno mensile e viene sminuita nell’educazione dei due figli. Esprime il suo rancore in modo violento.

Rivolge verso di me l’indice della mano destra e, con voce alterata dall’ira, inveisce contro l’ex marito. Lo insulta e poi piange per lo stato di impotenza che prova. Con Lucia si è costruito un buon rapporto terapeutico; il transfert è positivo. Bene accetta se la invito a non puntare mai l’indice, se è arrabbiata, verso un’altra persona. Le nostre mani, l’indice in particolare, scaricano campi elettromagnetici ed è nocivo farlo da arrabbiati.

I cambiamenti positivi che migliorano la sua vita e che avvengono nel corso della psicoterapia la rendono recettiva alle mie indicazioni. Durante la seduta con Lucia mi pongo con empatia e compassione. Al tempo stesso, però, sorveglio i miei circuiti neuronali che hanno le stesse informazioni di disagio o di sofferenza subita. Non permetto alle mie emozioni similari di entrare in risonanza con le sue tonalità affettive di negatività. Sono consapevole del rischio che corro attivando i miei “neuroni a specchio”.

Infatti, la PNEI (Psicoendocrinoimmunologia) ha dimostrato, con attendibilità scientifica, che l’organismo umano è un sistema integrato in cui funzioni cognitive, emozionali e fisiologiche sono strettamente intrecciate, con continui scambi ed influenzamenti reciproci. Ne consegue che lo stress e le emozioni negative che Lucia esprime e subisce, non solo interferiscono con i meccanismi di protezione-riproduzione cellulare e con l’attività del sistema immunitario (vedasi puntate precedenti), ma coinvolgono, con il suo comportamento adirato (e di conseguenza con le basse vibrazioni che emette), le forme di vita che sono nel suo campo energetico. Ovviamente anche me stesso nella situazione del momento di “vicinanza” reciproca.

 

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In particolare vengono attivati i neuroni a specchio. Si attivano in me, che la osservo, gli stessi neuroni che a suo tempo hanno ricevuto la medesima informazione. Anche in me è presente una memoria per alcuni aspetti che ricorda la sua impotenza e la sua reazione aggressiva. E chi non si è comportato come Lucia in momenti particolari della propria vita?

“I neuroni specchio (mirror neurons) sono una classe di neuroni che si attivano selettivamente sia quando si compie un’azione, sia quando la si osserva mentre è compiuta da altri. I neuroni dell’osservatore “rispecchiano” quindi ciò che avviene nella mente del soggetto osservato, come se fosse l’osservatore stesso a compiere l’azione. Questi neuroni sono stati individuati nei primati, in alcuni uccelli e nell’uomo. Nell’uomo, oltre ad essere localizzati in aree motorie e premotorie, si trovano anche nell’area di Broca e nella corteccia parietale inferiore.”

“Alcuni scienziati considerano la scoperta dei neuroni specchio una delle più importanti delle neuroscienze degli ultimi dieci anni. La loro esistenza è stata rilevata per la prima volta verso la metà degli anni ’90 da Giacomo Rizzolatti e colleghi presso il dipartimento di neuroscienze dell’Università di Parma.”

Vittorio Gallese, e numerosi altri ricercatori, hanno studiato sperimentalmente le emozioni primarie dimostrando che anche le emozioni (non solo le azioni), vissute da una persona, possono attivare in altre persone un insieme di circuiti neuronali che, diversi da quelli coinvolti nelle azioni, condividono la stessa proprietà di neuroni specchio.

Tutti ci troviamo, senza volerlo, in modo naturale, in una relazione di “consonanza intenzionale” con le relazioni intenzionali altrui. Le azioni, emozioni e sensazioni esperite dagli altri coinvolgono anche noi. I meccanismi nervosi che le sottendono sono gli stessi e probabilmente i neuroni a specchio rappresentano il correlato nervoso di questa consonanza intenzionale.

Ecco un altro valido motivo per imparare a trasmutare le emozioni negative…

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