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34. COSCIENZA INTERAGENTE – II PARTE

COSCIENZA INTERAGENTE E TRASMUTAZIONE DELLE EMOZIONI NEGATIVE – II PARTE

Teresa è nata in Germania da madre tedesca e padre italiano. Il padre è emigrato per cercare lavoro. In Germania ha conosciuto l’attuale marito. Insieme hanno deciso di risiedere in Italia, in provincia di Brescia. Lei gestisce una piccola edicola e lui lavora nel mondo dello sport come procuratore-dirigente. Teresa è figlia unica. E’ stata partorita con gravi difficoltà. Si è molto temuto per la sua vita; a lungo è stata ricoverata nel reparto di patologia neonatale.

Inevitabilmente nel suo inconscio si è formata l’associazione: nascere=ammalarsi, vivere=pericolo di morire. Sua madre, per esorcizzare le personali, più che comprensibili, paure, fin da piccola l’ha iperprotetta, coccolata continuamente. Il padre, impegnatissimo nel lavoro, ha delegato alla moglie l’accudimento e l’affettività.

Per Teresa, soffocata dall’amore apprensivo della madre, l’infanzia e l’adolescenza non hanno comportato apparenti manifestazioni di disagio.

All’età di 24 anni, con la nascita dell’unica figlia, non particolarmente desiderata, Teresa si scompensa. Manifesta gravi attacchi di panico, costanti stati di angoscia, insonnia, depressione e disturbi psicosomatici a carico dell’apparato genitale.

L’improvvisa morte della madre aggrava tale patologia. Teresa inizia un lungo periodo di ricoveri in reparti psichiatrici.

Le cure sono prevalentemente psicofarmaci.

I risultati di tali trattamenti sono scarsi. Ogni volta che il marito si assenta dalla famiglia per lavoro si scatenano le crisi.

34_coConoscenti comuni le hanno proposto di intraprendere il percorso psicologico-spirituale che porta a trasmutare le emozioni negative in opportunità per sviluppare le qualità dell’anima.

E’ in sede del primo colloquio che le indico le tappe fondamentali che caratterizzano questo percorso:

a) acquisire la consapevolezza della presenza delle emozioni negative, anche di quelle più profonde, più mascherate e/o sopite da lungo tempo. Riconoscerne l’origine. Spesso sono collegate a comunicazioni interpersonali non chiare, ad uno stile di vita non coerente, ad antichi traumi infantili.

b) Essere determinati nel voler creare un nuovo ambiente mentale che non accolga e non giustifichi l’esistenza di emozioni negative. Essere decisi nella volontà di cambiare programma: “non ne voglio più sapere di provare queste emozioni negative”.

c) Disidentificarci dalle emozioni negative e costruire un testimone, un osservatore interno che osserva il manifestarsi del nostro comportamento collegato all’emozione negativa. “Io sono anche queste emozioni negative, ma il mio centro, la mia parte più autentica è una dimensione spirituale in evoluzione. Faccio tesoro di questa sofferenza per migliorarmi”.

d) Costruire un intreccio di pensieri positivi che, opponendosi alle emozioni e immagini mentali negative, creino come un attrito, un impedimento all’emozione negativa.

E’ uno sforzo costante, concentrato, volitivo che sviluppa i corpi sottili dell’anima e ci aiuta ad uscire dai programmi negativi attivatisi nella mente.

e) E’ fondamentale accettare le emozioni negative come parti di noi stessi, come processi collegati al nostro psichismo, come parti della nostra personalità. Questo non vuol dire che dobbiamo subirle. Accettarle come opportunità per crescere e non accanirci a combatterle o aggredirci perché persistono.

f) Mandare amore alle emozioni negative, portare le emozioni negative nel centro spirituale del nostro essere è il passaggio finale. Lo sforzo fatto per dominare e trasformare le emozioni negative contribuisce al nutrimento energetico del corpo sottile dell’anima e allo sviluppo delle emozioni superiori. E’ il mondo del cuore, della dimensione dell’anima che aperto, grazie anche al nostro sforzo di trasmutare le emozioni negative, ci indica gioiosamente il modo migliore di vivere l’esistenza.

Teresa mi ascolta apparentemente con interesse, ma ho la netta sensazione che pensi ad altro, che sia troppo presa dai suoi sintomi per cogliere la comunicazione che le propongo. Decidiamo insieme di intraprendere “l’avventura di questo processo alchemico”.

Teresa mi telefona ogni altro giorno per essere rassicurata dei suoi sintomi e nel lavoro che svolgiamo nel setting terapeutico, la maggior parte del tempo è “sprecata” a parlare dei suoi sintomi. Ogni volta che mi è possibile, al telefono, mentre chiede rassicurazione, in terapia, mentre parla angosciata delle sue crisi di panico, chiudo gli occhi e mi rappresento l’immagine mentale di una bambina piccola che cresce serena, ben accudita da una madre responsabile ed amorevole, che dorme serena in una culla accogliente e profumata di fresco.

Queste immagini ed altre simili le vengono inviate dalla mia mente secondo i metodi della medicina telesomatica. Sono convinto, come dimostrato scientificamente da Radin, Braud, Schiltz e da tanti altri coraggiosi ricercatori, che “le immagini mentali del trasmettitore possono superare lo spazio ed indurre dei cambiamenti nella fisiologia del ricevitore distante”. Sono convinto che l’azione “telesomatica di una persona distante possa essere effettiva tanto quanto l’influenza psicosomatica del soggetto stesso”. (E. Laszlo).

In attesa che Teresa riesca a procurarsi da sola, amorevolmente, immagini rassicuranti, lo faccio io a distanza usando le tecniche della medicina telesomatica…