Navigando nelle infinite possibilità dell'essere

16. LA BILANCIA MAGICA

Un mattino, era il primo frizzante giorno di primavera, Gaia stava camminando verso la scuola a passo svelto. Solitamente distratta da mille pensieri, raramente si guardava intorno per gustare il piacere di una passeggiata, soprattutto quando aveva fretta, come del resto tutte le mattine tranne la domenica.

Quel giorno però accadde qualcosa d’insolito. Un oggetto luccicante, sul ciglio della strada, attirò la sua attenzione, e una volta tanto incurante del tempo, dell’ora e del possibile ritardo a scuola, si fermò per guardare cosa fosse.

Era una moneta e sembrava antica. Un raggio di sole l’aveva fatta brillare, altrimenti Gaia non avrebbe visto quella cosa nascosta tra i ciuffi d’erba che spuntavano in barba all’asfalto lungo i bordi del marciapiede. Naturalmente raccolse l’oggetto, voleva mostrarlo alle compagne e alla maestra, e anche se nessuna di loro era esperta in numismatica (la disciplina che studia le monete) lo liquidarono come certamente falso. La più antipatica delle compagne di classe, l’insopportabile Annarita, tentò addirittura di convincerla a buttare via quell’inutile moneta.

Il papà invece, incuriosito, si dedicò a una ricerca su Internet per saperne di più. Quella sera stessa, seduta accanto a lui davanti al computer, Gaia vide scorrere pagine e pagine di fotografie. C’erano monete di tutti i tipi e di tutte le epoche, ma nessuna somigliava a quella che aveva trovato. Poi, in una sezione dedicata alle monete rare, per le quali i più grandi collezionisti della terra avrebbero dato l’anima in cambio, eccola lì! Era un doblone d’oro, coniato in America nel lontano 1784 e valeva un sacco di soldi! Gaia e suo padre si guardarono in faccia senza parole, poi di nuovo confrontarono la moneta a quella dell’immagine: nessun dubbio, era proprio lei! Ma se non si trattava di un falso, cosa diavolo ci faceva un oggetto tanto prezioso e di un altro continente, abbandonato lungo la stradina di una scuola?

L’evento meritava una riunione di famiglia per discutere la difficile scelta: se un esperto avesse confermato che era autentica, sarebbe stato giusto tenere la moneta? Dato il grande valore, di certo il proprietario l’aveva perduta. Una persona molto distratta a quanto pare, visto che l’oggetto valeva circa sette milioni di dollari!

La famiglia di Gaia non era ricca, anzi, viveva in ristrettezze, e la bambina aveva già rinunciato a malincuore al sogno di frequentare una prestigiosa scuola di criminologia degli Stati Uniti. Quel doblone rappresentava un’opportunità insperata, un vero miracolo! Tuttavia i genitori erano persone oneste e decisero che, se la moneta si fosse rivelata autentica, avrebbero cercato il legittimo proprietario.

2-esperto-di-numismatica-disonestoL’esperto al quale fu portato il doblone riconobbe subito il suo grande valore, ma era un uomo disonesto, così disse che era falso e si offrì di comprarlo per qualche centinaio di euro, come pezzo da collezione di poco conto. Il padre di Gaia non era uno stupido e non accettò. Si rivolse a un altro esperto, un collezionista che aveva una passione vera e onesta per la numismatica, e che alla vista della moneta quasi si commosse. Confermò che si trattava di un pezzo rarissimo, roba da collezionisti miliardari! Era rammaricato di non poterlo comprare.

Certi dell’autenticità del doblone, a quel punto i genitori della ragazzina decisero di cercare il proprietario, ma in modo intelligente, così da non attrarre qualche bugiardo che si spacciasse per quello vero. Pubblicarono annunci e avvertirono i carabinieri del ritrovamento di un pezzo di valore, senza però nessun dettaglio sull’oggetto.

Gaia era così arrabbiata che tolse la parola ai genitori per una settimana. Aveva trovato lei quella moneta, era sua, e non aveva intenzione di restituirla! Perché i suoi erano tanto stupidi da sputare in faccia alla fortuna?

Dopo sette giorni di silenzio, quattro pianti e due cene saltate, la mamma decise di affrontare la situazione. Quando entrò nella stanza della figlia, trovò la bambina sdraiata sul letto, immobile e con lo sguardo fisso al soffitto. Erano evidenti il suo dolore e la sua rabbia.

La donna si sedette sul letto, e con dolcezza cominciò a spiegare le ragioni di quella difficile decisione. Lei e il marito sapevano qual era la cosa giusta da fare, anche se per un attimo si erano cullati in sogni di ricchezza, soprattutto a vantaggio dei figli, perché potessero avere tutto quello che desideravano dalla vita. Come semplici operai potevano offrire solo il necessario per un’esistenza dignitosa ma anche la cosa più pregiata del mondo: l’educazione ai valori dell’onore in tutti i suoi aspetti, che sono la dignità, l’onestà, l’ascolto e la compassione.

«Bambina mia, in ogni circostanza che coinvolga altre persone e dove si può fare loro del male o del bene, bisogna sempre scegliere il bene. È sufficiente mettersi nei panni degli altri per capire cosa è giusto. Se tu avessi perduto qualcosa di grande valore, saresti disperata. E non vorresti dunque che qualcuno te la restituisse?»

Le parole della mamma non facevano una grinza, aveva ragione, Gaia lo sapeva, anche se non voleva ancora ammetterlo e teneva ancora il muso. Provò a immaginare la sensazione di perdere il ciondolo di quarzo rosa che le aveva regalato la nonna per festeggiare il suo ingresso nel mondo della scuola, quando aveva sei anni. E anche il dolore che avrebbe provato a saperla nelle mani di qualcuno che lo avesse portato al collo al posto suo, il suo amatissimo ciondolo! Sì, era una gran brutta sensazione! Quasi le veniva voglia di alzare una mano e schiaffeggiare l’immaginario personaggio che, zitto zitto, si era tenuto il gioiello senza tentare di restituirlo!

1-la-bilancia«Voglio rivelarti anche un grande segreto» continuò la mamma.

«Esiste una bilancia della giustizia, invisibile ma infallibile. Quando si compiono azioni cattive, prima o poi queste tornano al mittente. E la bilancia ha molta fantasia, perché il male torna indietro sotto le forme più diverse, anche se a volte dopo tanto tempo. Ma quando facciamo qualcosa di buono, il bene che ci torna indietro è infinitamente più grande di quello che abbiamo fatto, perché quella bilancia è molto generosa».

Gaia aveva capito che si stava comportando da egoista, che restituire il doblone era giusto. E poi quella faccenda della bilancia le piaceva molto. Abbracciò la mamma e rispose: «Speriamo di trovare presto il proprietario della moneta». Era sincera.

Nei giorni successivi si fece avanti ogni sorta di furbacchione ma facile da smascherare: se non sapeva descrivere con precisione l’oggetto, semplicemente non era suo.

Dopo due settimane, finalmente una sera squillò il telefono, e una voce dall’accento straniero raccontò di aver subito un furto: gli era stato sottratto un doblone antico di grande valore. Descrisse la moneta perfettamente, era proprio quella trovata da Gaia. Forse il ladro l’aveva perduta nella fuga, o chissà com’era andata. In ogni caso il legittimo proprietario era saltato fuori e il giorno dopo sarebbe andato a riprendere il suo bene prezioso.

3-collezionista-gentiluomo-proprietario-del-dobloneIl giorno successivo suonò alla porta un uomo alto e ben vestito. Da vero gentiluomo, portava un mazzo di rose rosa per la padrona di casa e una pregiata bottiglia di brandy, riserva speciale, per il padrone di casa. Accettò volentieri un caffè, servito nel salotto buono con il servizio buono, quello che la mamma tirava fuori solo nelle occasioni speciali. E mentre beveva composto dalla tazzina di porcellana decorata in oro, tutta la famiglia lo guardava con un po’ di soggezione. I suoi modi eleganti e autoritari inducevano al rispetto.

Si rivelò un ricchissimo uomo d’affari con la passione per la numismatica, un grande collezionista insomma. In realtà non gli interessava tanto il valore economico del doblone, quanto il fatto che fosse un pezzo rarissimo della sua collezione, stimata la migliore al mondo. Senza quella moneta avrebbe perduto il suo posto al vertice della celeberrima classifica. Evidentemente teneva più al suo prestigio che al denaro.

E poi… poi… fece l’impensabile! Staccò un assegno da tre milioni di dollari, la metà del valore del doblone. Al papà di Gaia tremarono le mani e si piegarono le ginocchia. Per darsi un contegno deglutì più volte perché temeva che gli avrebbe tremato anche la voce. La mamma si sedette prima di svenire e Gaia invece, spontanea come lo sono sempre i bambini, volò al collo dell’affascinante benefattore! Quella cifra era enorme. Non solo avrebbe permesso alla ragazza di frequentare la scuola dei suoi sogni, ma catapultava l’intera famiglia verso una vita da ricconi!

Il collezionista si congedò ringraziando tutti per l’onestà, mentre tutti ringraziavano lui per la sua grande generosità.

«Mamma!» esclamò Gaia eccitatissima non appena il collezionista chiuse dietro di sé la porta di casa. «La bilancia della giustizia! Ha funzionato!»

«Te lo avevo… detto» rispose la mamma, con le parole che uscivano al rallentatore dalla sua bocca e un’espressione vagamente imbambolata. Lei stessa era quasi incredula di fronte al potere della legge insegnata alla figlia solo pochi giorni prima.

Quella sera, nel suo letto, Gaia fece una riflessione prima di addormentarsi: «Restituire la moneta ha portato doni. Ma come ho meritato il dono di trovarla, quella moneta?»

Passarono alcuni giorni di vero e felice subbuglio, perché bisognava decidere quali cambiamenti fare per primi, grazie alla nuova e insperata ricchezza.

4-la-bimba-profugaUn mattino, mentre andava a scuola, Gaia incontrò una bimba straniera che aveva già conosciuto. Una profuga, sopravvissuta al viaggio della speranza e della morte sopra uno di quei barconi che traghettano gente in fuga da guerre e povertà.

Il loro primo incontro era stato l’inverno precedente, un giorno nel quale doveva sfoggiare un paio di scarpette sportive; le aveva nello zaino, pronte per l’ora di ginnastica, e si era sentita fortunata di fronte a quella coetanea che sembrava non avere niente.

Lo sguardo della straniera era oltre la tristezza; forse oltre ogni inimmaginabile, per Gaia, orrore, e l’aveva colpita come una spada al cuore. Anche se faceva un freddo cane, la straniera indossava un paio di ciabatte in plastica e calzini rotti. D’istinto, senza inutili spiegazioni che la bimba africana forse non avrebbe capito, Gaia si era ingegnata in una misura sommaria dei loro piedi: sembravano avere la stessa lunghezza, visti uno accanto all’altro. E in un attimo, le sue scarpe nuove di morbida pelle rossa e gomma non erano più nello zaino ma ai piedi della ragazzina dalla pelle color cioccolata. La straniera aveva cominciato a saltare come un grillo, pazza di gioia. Poi il suo volto si era allargato in un sorriso luminoso, bellissimo.

Quelle scarpette erano costate un notevole sacrificio ai suoi genitori e Gaia aveva insistito tanto per averle! Non se l’era sentita di dire la verità, né di mentire spudoratamente accusando ignoti ladri a scuola. Semplicemente le aveva perse, questa la versione ufficiale. Quando ripensava alle sue belle scarpe nuove soffriva, e a dire il vero qualche volta si era scoperta pentita di quello slancio generoso. In ogni caso ormai era fatta, e per fortuna mamma e papà non l’avevano punita.

5-le-scarpette-rosseOra, quando incontrò la straniera per la seconda volta, erano trascorsi sei mesi, e indossava ancora le scarpette rosse. La vide correre verso di lei con quel sorriso incredibilmente luminoso.

«Ciao» disse la giovane africana, che nel frattempo aveva imparato un po’ la lingua del suo nuovo paese. «Ho corso con magiche scarpe! Guarda!» Ed estrasse dalla tasca una medaglia. Forse l’aveva vinta a una gara scolastica, pensò Gaia, considerando quanto in effetti apparisse agile quella bambina.

«Dono porta dono, amore porta amore, si dice nel mio paese».

A quelle parole consegnò la sua medaglia nelle mani di Gaia, che quando la guardò meglio ebbe quasi un colpo! Somigliava incredibilmente al celeberrimo doblone, aveva incise le stesse immagini, anche se ovviamente era di latta! Fu uno sforzo enorme per lei riuscire a non piangere in quel momento.

6-le-due-bambineRestituì la medaglia alla straniera e rispose: «Si dice così anche nel mio paese. E questa tienila tu, io ho già ricevuto il mio dono. Ora so perché».

Passava un vecchio in quel momento, tutto ricurvo sul suo bastone, e Gaia la trovò un’altra surreale coincidenza: era apparso dal nulla vicino a lei e alla bambina africana anche il giorno del loro primo incontro, ma quella volta non ci aveva fatto molto caso.

«Sono due i doni che hai ricevuto» disse l’uomo. «Ah, quanto è generosa quella bilancia…»

Le due bambine si guardarono in faccia interdette, e quando volsero di nuovo lo sguardo nella direzione del vecchio, questi era sparito. Puff… svanito di nuovo nel nulla! Mentre si domandava se lo strano personaggio fosse un Angelo, un Mago oppure un’allucinazione, Gaia capì che il secondo dono ricevuto era l’amicizia!

Forse ne sarebbero arrivati altri, chissà… Forse il potere della bilancia magica non aveva limiti…

Grazia Catelli Siscar

Libro-Catelli-Principe-Mago

 

Credits Img: Pinterest..

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