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24. AL DI LA’ DEL SENSO DI COLPA

10/11/14

… Di questo senso di colpa parlava, dunque, Gesù. E fin dall’inizio della sua carriera si era proposto di trasformarne il senso, e di farlo superare.

«Ecco colui che toglie i peccati dal mondo» disse infatti di lui l’amico Giovanni Battista, che studiava lui pure quella questione, a quanto risulta dai Vangeli.

Solitamente, questa frase del Battista viene intesa come una specie di indulto universale. Ma non è così. Non disse infatti «colui che toglie il castigo, o il male dal mondo». Disse «peccato», e intendeva dunque un ben preciso modo di intendere la colpa personale. Il senso era: «ecco chi vi spiegherà un altro modo di intendere la vostra dignità e indegnità». Ed è ciò che Gesù fece.

Se tra le regole di questo mondo sei a disagio – spiegò in sostanza Gesù (e venne ucciso per questo) – vuol dire che sai essere te stesso più di coloro che obbediscono a quelle regole. Vuol dire che non ti rassegni all’irreggimentazione, agli stravolgimenti, ai divieti, alle censure, alle violenze a cui il tuo senso della felicità è stato sottoposto perché tu diventassi un adulto come si deve. Vuol dire che sai ancora amare, giocare, scoprire come sapevi da bambino.

E dichiarava:«Beati voi che ora piangete, perché riderete. Beati voi quando gli uomini vi odieranno, e vi metteranno al bando, e vi insulteranno…» e così via (Luca 6,22).

Se invece ti senti moralmente e civilmente a posto, se – nella terminologia dei Vangeli – sei un buon fariseo, se pensi di aver ragione e ti piace, allora sei veramente nei guai: «Guai a voi quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Lo stesso facevano i loro padri con i falsi profeti» (Luca 6,26).

Se infatti sei così a posto al posto tuo, non ti andrà né di sentir parlare del Diluvio né tanto meno della necessità di costruirti un’arca; non ti andrà di mettere in discussione ciò che sai, le parole che usi, il ruolo che ricopri; non ti dirà niente il verbo accorgersi («E di che dovrei accorgermi, io? Va tutto bene, a me…»); non ti andrà di ritirare i tuoi giuramenti di fedeltà, né tantomeno che altri ritirino quelli che hanno prestato a te; non avrai nulla di preciso da chiedere se non il perdurare di quel che hai già; ti spiacerà moltissimo rinunciare all’approvazione di quei «molti» con i quali ti trovi ora tanto a tuo agio: insomma, potrai essere tutto quel che ti pare ma non un Noè, e ci saranno molte probabilità che se dovessi incontrare un Noè, ti risulti anche un po’ antipatico.

In tal caso, naturalmente, più che per la teologia potrai provare interesse per la religione – purché i «molti» la condividano o almeno la rispettino. A ciascuno il suo.

Chiunque si innalza, sarà abbassato, e chi si abbassa sarà innalzato. (Luca 14,11)

Igor Sibaldi

(continua)

 

Video: La libertà dal passato

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2 commenti su “24. AL DI LA’ DEL SENSO DI COLPA”

  1. A proposito di Noè.Ultimamente mi è capitato di incontrarne uno eccezionale e per nulla antipatico. Però un dubbio mi è sorto quando ha detto che non può portare la cravatta come se fosse una cintura. Perché no? Ma allora sono io sbagliata o troppo lasciva a voler “ritirare i miei giuramenti” o è lui a distrarsi per un attimo e non mettere in discussione il suo ruolo? Forse nessuno di noi due è un Noè, oppure lo siamo tutti e due?

  2. che gioia capire finalmente il significato delle parole di gesù. capire che sentirsi ed essere fuori dal coro non è una maledizione ma al contrario la strada per il regno dei cieli.grazie igor

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