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33. LE TENTAZIONI DI GESU’

16/06/15

Anche il confronto con il Nulla, nei Vangeli, si sposta tutto quanto dai cieli alla terra, alla singola esistenza umana. Dei rapporti celesti tra Dio e Satana, i Vangeli non dicono nulla: il Diàbolos (letteralmente «colui che disunisce») viene snidato e messo alle strette proprio nel kosmos, cioè in quello che oggi chiameremmo «il sistema», «l’ordine di cose vigente».

Perciò non potete dare ascolto alle mie parole: voi avete per padre il Diavolo, e volete realizzare i desideri di vostro padre. (Giovanni 8,44)

Più ancora: il Diavolo, il Nulla viene affrontato nell’individuo stesso, e non solo mediante Giuda («Satana entrò in lui», Giovanni 13,27), ma anche in Gesù. Come si ricorderà, infatti, prima di dare inizio alla sua vita pubblica, Gesù andò nel deserto – cioè dove non vi era nessun altro oltre a lui – e lì incontrò il Diavolo ed ebbero un’interessante discussione.

Il Nulla, tutt’altro che ostile, gli propose tre ragionevoli maniere di promuovere le sue idee nel mondo. Il Diavolo-Nulla gli spiegò che la stragrande maggioranza degli uomini è sensibile a tre cose: alla ricchezza, al potere personale e al miracolo (Matteo 4,3-10). «Se vuoi aver successo sicuro, come predicatore» gli disse in sostanza il Nulla, «punta su una di queste tre: e si dà il caso che in tutte e tre io sia bravissimo. Nelle questioni economiche, nel prestigio e in tutto ciò che alla gente appare straordinario, sono sempre io ad agire: il Nulla. Assòciati a me, e la tua buona novella farà strada, te lo garantisco».

Gesù rispose gentilmente che nessuna di quelle tre maniere gli interessava. Dal testo risulta che non gli piacque, in particolare, l’idea di presentarsi alla gente come il detentore assoluto di un qualche super-potere: voleva non che i suoi seguaci lo venerassero, ma che imparassero, si accorgessero, crescessero ciascuno per proprio conto e con Dio.

Il Diavolo-Nulla gli lasciò capire che una simile strategia di comunicazione sarebbe stata disastrosa, e se ne andò. Ebbe ragione lui, certamente, nel mondo del Nulla. Gesù non ebbe altro che guai; tanto che la Chiesa, qualche secolo dopo, ritenne più prudente riesaminare quelle tre proposte e, com’è noto, le adottò tutte quante, con risultati assai più incoraggianti. Ma qui ci discostiamo troppo dal nostro argomento, e dalla teologia propriamente detta sconfiniamo nella storia della religione.

Igor Sibaldi

Video: Superbia e accidia

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3 commenti su “33. LE TENTAZIONI DI GESU’”

  1. Osservando l’immagine in apertura che raffigura Gesù e il Diavolo…
    Perché il Diavolo è rappresentato nudo, pelle scura e con ali grigie/nere?
    Perché invece Gesù è vestito di tunica rosa/rossa, manto bianco a coprire dal bacino in giù ed ha il capo attorniato di luce?
    Perché si guardano negli occhi mentre sono in quella posizione?
    Se «Diàbolos» significa letteralmente «colui che disunisce», in che modo quest’immagine lo mostra e rappresenta nell’atto di essere o di esercitare questa sua funzione?
    Se il Nulla è tutt’altro che ostile, perché nelle immagini il Diavolo viene dipinto come tale?
    Una cosa sicura però è che i nomi Diavolo, Nulla, Lucifero, Satana, Demonio indicano la stessa entità. Giusto?

  2. Sono cresciuta con la convinzione di nonna Giovanna che Gesù non poteva cedere alle tentazioni e aveva ragione Igor. Ora l’ho capito! Tutto era basato sul niente nel mondo del nulla. Ma c’è una cosa che non capisco. Tutte quelle donne attorno a Gesù, piene d’amore, che osavano, toccavano, profumavano e gridavano a tutti il suo nome e le sue opere, non sono state tentate o non hanno tentato il figlio di Dio nella carne? Così belle, si dice, e strane, come potevano non portare con il loro amore e la loro devozione il figlio di Dio fuori strada? Queste donne hanno amato un Gesù tanto vicino da sentire addosso la dolcezza che sana. Sono state per lui un pascolo aperto. E lui un buon pastore. Questa per me è la tentazione e si chiama occhio largo e lucente d’agnello.

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