Autoanalisi: illusione?

Ogni persona è molto più di quello che crede di sapere di sé. Questo, il messaggio di Igor Sibaldi, intervistato sul tema dell’autoanalisi.

– Essere a tu per tu con sé stessi e fare autoanalisi. Quanto è importante?

Secondo me fare autoanalisi non serve proprio a niente… perché è troppo alto il rischio di autoconvincersi di determinate cose, di cercare conferme più o meno inconsciamente su aspetti e situazioni di cui invece siamo già convinti, in termini di essere o di avere.

C’è un’idea molto bella nella psicologia – ma anche nella religione – che potremmo definire semplicemente come il contenitore. “Devo capire” vuol dire “far star dentro un determinato contenitore”. L’autoanalisi è un modo di capire se stessi. Se tu provi a capire te stesso, e questo lo dico molto semplicemente, allora ti dividi in due: la parte di te che capisce e la parte di te che è capita. Ma questo non funziona perché vuol dire che il tuo “recipiente” che capisce è metà di te e quindi tu, lì dentro, non ci riesci a starci tutto intero. Se pensi “ora mi capisco”, ti scindi.

Di solito per quello che riguarda la scoperta di sé i verbi riflessivi cioè i “mi chiedo”, “mi sento”, “mi sembra”, “mi domando”… sono robaccia. E’ molto meglio “chiedo”, “sento”, “domando”, “sembra”… e sembra a chi? Ad altri. Allora si sta molto meglio… L’autoanalisi è in questo senso un’attività da “momento di stanca”. Per avere un contenitore sufficiente e potere sapere realmente qualcosa su di sé occorrono almeno due persone, allora il contenitore in qualche modo è abbastanza grande da contenere una parte significativa.

Scopri veramente te stesso quando ti relazioni con l’altro, diversamente nella stragrande maggioranza dei casi si tratta solo di illusioni, autoinganni. Occorre l’altro, e può essere una persona reale, un amante, un amico o qualcuno che vedi solo tu, ma deve essere qualcos’altro fuori di te. Per questo le religioni servono così tanto, perché di solito, con la confessione, almeno si può andare da un tizio che ti “contiene” un po’, è pur sempre un tipo di rapporto…

Ogni persona è molto più grande di se stessa e di quello che crede di sapere per cui, se si autoanalizza, può vedere la sua unghia, una sua parte, ma non vede l’intero. Per vedere un po’ di più deve entrare in un rapporto, dove si è almeno in due..

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