La bio-architettura tra felicità e benessere

L’architettura dovrebbe essere sempre e comunque “bio”, un modo di costruire conforme alla vita, che tiene conto delle interazioni fra l’ambiente e l’uomo.

L’architettura appartiene alla poesia:
suo scopo è aiutare l’uomo ad abitare;
ma l’architettura è un’arte difficile;
fare città ed edifici pratici non è sufficiente.
Christian Norberg – Schulz (1926-)

La bio-architettura non esiste. O almeno non dovrebbe esistere come parola. Bio deriva dabios (vita in greco), e quindi: o l’architettura è bio (è quindi per la vita) o non è architettura, al massimo è un monumento cimiteriale.

Il termine bio-eco architettura nasce dalla necessità di far prendere coscienza alle persone (in primis agli architetti) che gli edifici (1) a partire dal secolo scorso si sono sempre più distaccati dalla vita e dal mondo come era stato per milioni di anni. Chi cerca di realizzare bio-eco architettura non ha nostalgia (o almeno non dovrebbe averne) per il passato, ma sicuramente da esso sa trarre intelligenza, salute, bellezza, oltre che tecniche costruttive assolutamente concorrenziali anche oggi.

Bioarchitettura significa usare il sole nel giusto modo attraverso un’attenta progettazione delle aperture, delle serre, dei pannelli solari; significa usare il vento al posto dei condizionatori; significa considerare l’acqua come merce preziosissima e quindi non sprecarla, ma raccoglierla e riutilizzarla.L’architettura, come dovrebbe essere, è in grado di curare le persone che la abitano: la domoterapia o medicina dell’habitat cerca far emergere le interazioni (negative e positive) che un luogo può esercitare nei confronti di chi ci vive e cerca di migliorare la salute e il benessere attraverso l’uso di materiali sani, prodotti privi di sostanze tossiche, ma anche attraverso l’uso di aromi, colori, suoni in grado di rigenerare, se non tutto il nostro universo, almeno il nostro mondo domestico, per riuscire, il giorno dopo un riposo profondo e curativo, a ricominciare in gran forma.

Perché però si possano realizzare edifici realmente sani ed intelligentioccorre un incontro speciale:
• un architetto davvero interessato alla vita del proprio cliente, capace e conscio che l’oggetto che produrrà non sarà una proiezione del suo ego, ma la casa di qualcun altro;
• un committente illuminato e informato, cosciente del ruolo essenziale degli edifici sulla propria salute e la propria felicità, pronto ad investire e a lasciarsi coinvolgere nel proprio futuro.

La bio-eco architettura non costa troppo: un edificio sano, costruito con tecniche che non privano il pianeta di risorse e non danneggia la salute degli abitanti, in cui stare caldi d’inverno e freschi d’estate senza spendere fortune in energia, è realizzabile con un costo solo un po’ più elevato rispetto ad una qualunque pessima casa. Tale costo in più è comunque ampiamente ripagato su due versanti: è nel tempo un ottimo investimento economico (il maggior costo in pochi anni è ammortizzato da costi di gestione molto bassi) ed è certamente da subito un guadagno per la salute.

NOTE
(1) Ma analogo discorso può valere per il cibo, le cure mediche, gli abiti,….

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