L’agopuntura: una medicina integrata

I recenti risvolti drammatici legati ad alcune medicine non convenzionali impongono una chiarificazione. Partiremo dall’agopuntura, di cui mi occupo e che insegno all’Università dal 1985.

La medicina attuale non è più limitata alla Medicina Occidentale classica, ma deve integrarsi con le varie medicine o tecniche terapeutiche, al fine del massimo beneficio per il paziente. La possibilità di integrazione è massima per l’agopuntura, sia per il suo completo riconoscimento come medicina ufficiale, sia per la sua possibilità di associarsi, spesso in modo sinergico, con varie terapie occidentali. E’ particolarmente indicata in tutte le persone che debbano ridurre o evitare l’uso dei farmaci , quali epatopatici, soggetti con insufficienza renale, soggetti che devono assumere terapie con molti farmaci, per prevenire interazioni sfavorevoli, gastritici e donne in gravidanza o durante l’allattamento.

L’agopuntura non è una medicina alternativa, ma una medicina integrata, riconosciuta dai massimi enti mondiali: dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dal FDA (Food and Drug Administration) quale metodica sicuramente efficace. Nel 1997 l’I.N.H. (National Institute of Healt) afferma: “I dati a sostegno dell’agopuntura sono in realtà solidi quanto quelli esistenti per altre terapie mediche occidentali largamente accettate”, ma con un minor numero di effetti collaterali e con procedure tecniche che sono ben tollerate dal paziente. Sono state effettuate numerose sperimentazioni con studi randomizzati e controllati; dall’analisi di questi risultati emerge l’indubbia efficacia dell’agopuntura.

L’agopuntura è un atto medico e come tale può essere esercitata solo da medici. Non è solo una disposizione di legge; infatti, è indispensabile, per offrire le migliori cure ai pazienti, l’integrazione tra la medicina occidentale e l’agopuntura. Un documento della Federazione Nazionale Ordini dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri riconosce nove pratiche, l’esercizio delle quali deve essere ritenuto a tutti gli effetti atto medico, quindi riservato a Laureati in Medicina:”agopuntura, fitoterapia, medicina ayurvedica, medicina antroposofica, medicina omeopatica, medicina tradizionale cinese, osteopatia, chiropratica”.

Infatti solo il medico è in grado di porre una diagnosi, che indirizzi, secondo le necessità, ad un trattamento di Medicina Occidentale, d’agopuntura o ad un trattamento integrato. Disturbi, apparentemente “banali”, quali cefalee o sciatalgie, possono essere sintomi di patologie importanti, anche tumorali, e solo il medico è in grado di porre un sospetto diagnostico, che indirizzi ad eventuali accertamenti al fine di una diagnosi e terapia adeguata.

Non basta essere medici; occorre una specifica preparazione e che gli stessi esercitino solo dopo aver acquisito conoscenze ed esperienze, tramite un adeguato percorso formativo. A tal fine sono stati creati presso gli Ordini dei Medici, albi che attestano uno specifico percorso formativo. Il concetto fondamentale è la conoscenza dei limiti dell’intervento, sia da parte dei terapeuti che, ribadisco, devono essere medici e medici preparati, per poter valutare quali siano le cure più indicate, sia da parte dei pazienti e, nel caso di minori, dei genitori, che non devono avere aspettative miracolistiche e, pertanto, non sospendere terapie occidentali classiche indispensabili.

Fatte queste premesse le possibilità delle cosiddette medicine naturali sono notevolissime, sia per la possibilità di agire sul”terreno del paziente” che sono le cause di fondo che determinano l’insorgenza delle malattie, senza trattare le quali, le patologie tendono a recidivare, sia di agire come medicine complementari riducendo il carico farmacologico.

Ad esempio è iniziata nel 1987 una mia collaborazione con Malattie Infettive dell’Università di Pavia, nel trattamento di soggetti con sindromi Hiv correlate, collateralmente al Corso di Perfezionamento in agopuntura in cui svolgevo funzioni di coordinamento. Successivamente si è sviluppata la terapia del dolore in soggetti Hiv positivi ed epatopatici, da me supervisionata ed eseguita da una mia collaboratrice. Tale terapia ha dato ottimi risultati, evitando interferenze farmacologiche con le terapie di fondo; infatti in soggetti con tali problematiche l’assunzione di antinfiammatori può sia determinare vomito e diarrea, sia, interferendo con i sistemi enzimatici di metabolizzazione epatica, provocare o una diminuzione dei livelli ematici dei farmaci o un aumento con gravi problemi di tossicità.

Al fine di comprendere l’importanza di ridurre il carico farmacologico, riporto alcuni dati del libro:”Contro il dolore” di Marco e Mario Pappagallo, rispettivamente Direttore del Dolore Pain Center e Palliative Care di New York e giornalista scientifico del Corriere della Sera, cui ho collaborato nell’appendice relativa al trattamento del dolore con l’agopuntura e le terapie complementari, che riportano 107.000 ricoveri in Ospedale per ulcere causate dai FANS (gli antinfiammatori non steroidei) e 16.500 decessi.

Ricordiamo, infine, le gravi problematiche cardiache degli antinfiammatori Cox2, farmaci che sono in commercio con il consiglio di assumerli per pochi giorni, mentre spesso la somministrazione è prolungata. Alla luce di queste problematiche e dei risultati riscontrati, si comprendono le ragioni del recente riconoscimento da parte della Regione Lombardia dell’efficacia e dell’importanza dell’omeopatia..

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