L’evoluzione della coscienza attraverso i chakra

Dei chakra si può fare esperienza a partire dalla percezione corporea, lungo un viaggio che ci porta dalla nostra individualità al rapporto con l’altro e infine all’unione con il “divino”. Un percorso dove corpo e psiche intrecciano legami profondi e che allo stesso tempo rappresenta il cammino dell’umanità attraverso vari livelli di coscienza. Ce ne parla Roberto Maria Sassone in questa interessante intervista.

– Cosa sono i chakra?

Non è una domanda semplice, sui chakra si dice moltissimo. Fondamentalmente, il chakra è un centro di coscienza mentre in genere è conosciuto sotto l’aspetto energetico ovvero è nota la sua funzione nell’ambito dei vari corpi sottili, del corpo eterico, dell’energia vitale e quindi anche del corpo fisico, ma tutto questo è in un certo senso una conseguenza del chakrastesso.

Quello che è importante sottolineare è che ogni chakra, a livello originario profondo, esprime un tipo di coscienza legato ad una determinata frequenza. E’ come percepire i sette colori dell’arcobaleno, dal rosso all’ultravioletto, ciascuno dei quali è associato a frequenze diverse e come tale rappresenta un livello di percezione della realtà.

Quando si parla di “apertura dei chakra” a volte si afferma qualcosa di improprio: quasi nessuno sente veramente i chakra cioè vive l’esperienza reale del livello di coscienza a loro collegata. Si può cominciare, attraverso un disciplinato lavoro, sentendo la sensazione fisica del chakra; infatti quando si riesce ad avere una percezioni più profonda del proprio corpo si comincia ad avvertire un flusso di energia, un vortice o comunque una sensazione localizzata nel punto del chakra.

Sappiamo che chakra fondamentali sono sette anche se in generale ne esistono molti di più, e questi vanno dalla base della colonna vertebrale dove risiede il primo chakra, per poi passare al pube con il secondo chakra, al terzo centro, definito anche centro ombelicale, se pur in realtà è situato tra l’ombelico ed il plesso solare; seguono a salire il chakra del cuore, quello corrispondente alla gola, la fronte e quello della corona. Ciascuno rappresenta un piano di coscienza però nel corpo vengono percepiti come sensazioni.

Una volta che si riesce ad entrare nella sensazione del chakra, attraverso una esperienza più approfondita di meditazione si può in seguito entrare nel livello di coscienza del chakra stesso. In genere non è così semplice come alcuni vorrebbero fra credere, ed è possibile farlo dopo anni di lavoro.

– Ricapitolando, i chakra possono essere definiti come un accesso a vari livelli di coscienza…

Sono delle vere e proprie porte di accesso a vari livelli di coscienza, e sono collegati al corpo fisico. Il chakra del cuore è quello più interessante e presenta due livelli: quello più in superficie è legato al sentimento e all’amore inteso come capacità di sentire il collegamento e l’empatia con la vita, quindi non solo l’amore come emozione nei confronti di una persona. A un livello più profondo troviamo la porta di ingresso per il centro di coscienza reale della nostra essenza, che permette di contattare quella che normalmente è chiamata l’anima individuale ovvero l’identità al di là dell’ego.

Quando si lavora sull’identità, non a caso molte scuole cercano di focalizzare l’attenzione sul centro del cuore. Lo ritroviamo anche nella mimica corporale: quando si dice “io”, in genere la mano va verso il cuore, non verso la testa o la pancia, è come se lo stesso corpo riconoscesse la percezione dell’identità più profonda.

– Qual è l’origine del sistema dei chakra? Quando appare per la prima volta?

Non ho una conoscenza certa delle origini della dottrina dei chakra ma è chiaro che, nella tradizione, è il tantrismo che si occupa del percorso dei chakramettendo in evidenza quella quella forza che viene chiamata kundalini; questa è una energia cosciente che salendo lungo la colonna vertebrale dischiude ogni centro di coscienza fino ad arrivare al loto dai mille petali, sulla sommità del capo. Lo scopo del tantrismo è quello di unire tutti i vari centri, senza escludere nessun aspetto del sentire, ed entrare nello stato di coscienza dell’unità…

– Ci puoi chiarire la correlazione tra i chakra, il corpo e la psiche?

Il primo chakra, alla base della colonna vertebrale, è collegato alle gambe e ai piedi e viene chiamato infatti il “chakra della radice”. Tra l’altro al centro del piede c’è un altro piccolo chakra che è quello che connette alla terra e porta l’energia al primo chakra; è come se questo si sdoppiasse in due piccoli chakrache poggiano a terra… c’è poi tutto il discorso del grounding e del radicamento di cui parla anche Lowen…

Da un punto di vista psicosomatico, il primo chakra è collegato al tema della radici, della stabilità, della sopravvivenza e quindi anche alla capacità di costruirsi nella vita uno spazio sicuro; rappresenta anche il rapporto con il denaro e quanto un individuo è in grado di crearsi “le basi” per vivere e poter stare in modo sicuro nella vita. Essendo il chakra dell’energia fondamentale della vita, il primo centro ha già una connotazione sessuale, ma nel primo chakra non c’è ancora la relazione. C’è l’energia di base da cui prenderà forma anche la sessualità ma non c’è il numero “due”, cioè il movimento verso l’altro.

E’ con il secondo chakra che invece si attiva la sessualità come desiderio e quindi come inizio di relazione. Infatti, più che alla sessualità in assoluto questo centro è legato alla sensualità cioè alla relazione, in cui la sessualità si trasforma in rapporto.

Il terzo chakra è quello collegato al plesso solare e fondamentalmente si può dire che è il chakra della volontà di realizzare, dell’azione; indica la capacità e la forza con cui una persona realizza la propria vita. Ad esempio, un personaggio che sicuramente doveva avere un terzo chakra molto potente era Napoleone, come anche tutti i grandi condottieri e ahimé dittatori. Questo centro è connesso con la realizzazione dell’ego sulla terra, ma a livello di coscienza si tratta ancora di una realizzazione di uno scopo legato alla personalità: siamo ancora nell’ego.

Con il quarto chakra si arriva al tema dell’amore come condivisione. E’ come se terminasse il percorso dell’ego e iniziasse contemporaneamente il percorso del . Come ho detto prima, c’è un secondo livello di questo centro del cuore, che più in profondità è il livello della identità dell’essenza, dell’identità dell’anima, quello che Mère e Sri Aurobindo chiamano il centro psichico… laddove “pshiche” significa “anima”, e non si riferisce a quanto normalmente oggi viene inteso con la parola “psicologico”…

Il contatto con il centro del cuore è la nuova evoluzione dell’umanità. Attualmente siamo ancora una umanità di terzo chakra, cioè volta alla realizzazione dell’ego. Una umanità di quarto chakra è una umanità che invece riconosce l’appartenenza alla vita e la propria appartenenza spirituale a una dimensione più vasta, quella dell’anima e del divino.

Il quinto chakra è legato alla comunicazione, all’espressione di sé, alla creatività. Potremmo dire che con il quarto si tocca l’identità vera ma con il quinto si esprime l’identità vera. Infatti si può avere un buon contatto con la propria identità ma, per una serie di temi anche per la propria struttura caratteriale, si può avere una difficoltà nel comunicare e la gola può risultare bloccata… cioè pur avendo questa ricchezza, la si tiene dentro di sé senza rendere partecipi gli altri. Ovviamente chi ha una buona facilità di comunicazione ha un quinto chakra che funziona sufficientemente bene.

Il sesto chakra è legato alla discriminazione: ci indica la capacità di avere chiarezza e di vedere effettivamente il reale, e non quello che la nostra mente o personalità sovrappone ad esso. Naturalmente, per poter sviluppare questa capacità occorre un grosso lavoro per sgombrare tutte le strutture dell’ego che invece fanno da filtro: ognuno “vede” in funzione della propria struttura del carattere invece bisogna sgombrare il piano mentale da questi condizionamenti. Un aiuto importante viene dalle tecniche per la meditazione.

Il settimo chakra, che poi è più che altro un punto di collegamento e di apertura, è chiamato come sappiamo il “loto dai mille petali”, è il centro dell’unione, è il collegamento con il divino, è la chioma dell’albero le cui fronde arrivano a contattare i raggi del Sole così come il primo chakra rappresenta le radici che affondano nella terra. Il simbolo dell’albero rappresenta la struttura dell’essere umano che nascendo dalla terra e prendendo forma dall’energia vitale di base, poi si spinge verso l’alto fino a ritrovarsi in una fusione e comunione col divino.

– Nella tua esperienza, quali sono i chakra che nell’uomo contemporaneo necessitano di maggiore “equilibrio” ?

Nella nostra cultura, i chakra più disturbati sono il primo e il secondo, che rappresentano il radicamento con la terra e il contatto con la vita…

– E’ paradossale perché invece sembriamo tutti molto attaccati all’aspetto materiale…

Infatti siamo molto “attaccati” nel senso che, mancando una reale sensazione di appartenenza, si cerca di costruire una serie di pseudovalori e di sicurezze attraverso situazioni e oggetti che diano l’illusione della protezione. In realtà chi è veramente radicato alla vita possiede già un senso di appartenenza e stabilità ed ha bisogno di poco; è in grado di comunicare chiaramente con le persone oltre che con sé stesso quindi non sente la necessità di consumare centinaia di cose né ha bisogno di stordirsi e usare droghe.

Quanto al secondo chakra, il paradosso è che apparentemente viviamo in una società di grossa libertà sessuale ma che, in realtà, è intesa spesso come sessualità pornografica, e voglio sottolinearlo: si tratta di una sessualità che non essendo collegata alla relazione, all’amore, alla condivisione e alla percezione reale e viva anche del corpo, ha bisogno di colorarsi di tutta una serie di fantasie e di stereotipi per sopperire – diciamo – all’incapacità di relazionarsi con l’altro. Diventa anche una sessualità violenta, che si basa su una sensazione forte ma che, ripeto, non è indirizzata a una relazione reale e quindi in pratica è una sessualità completamente bloccata e repressa; anzi quanto più è repressa e tanto più ha bisogno di stimoli forti e violenti per poter ricreare una forma di desiderio e di eccitazione.

Questi primi due chakra sono molto compromessi ma anche il sesto, legato alla discriminazione, non è da meno: abbiamo un mentale talmente complicato e talmente pieno di sovrastrutture ideologiche, pseudomorali e con tutta una serie di falsi valori che la capacità di avere una percezione chiara dei vari eventi risulta molto disturbata. Funzioniamo per stereotipi e categorie, il che si contrappone alla capacità di avere una “visione chiara “della vita; uso appositamente i termini che si riferiscono agli “occhi” e non a caso il sestochakra è chiamato anche “terzo occhio”. Non ci vediamo più cioè non vediamo più la realtà: la immaginiamo, la inventiamo, la creiamo.

Per quanto riguarda il chakra del cuore, vorrei aggiungere che, come avviene per il chakra della radice, questo a sua volta ha due collegamenti con ciascuno dei chakra che si trovano al centro dei palmi delle mani. Infatti, le mani e le braccia sono collegate all’energia del cuore. Non a caso, un guaritore opera con le mani; se è in profondo contatto con il proprio spazio interno luminoso e percepisce la sua coscienza ed essenza, può dare ancora più amore laddove “amore” significa “energia viva che trasforma attraverso le mani”. Se invece il chakra del cuore è bloccato e quindi è bloccata sia la capacità di empatia sia, più in profondità, il contatto con la propria vera identità, allora le mani non sono più capaci di toccare, di trasmettre e di emanare. In questo caso, le mani diventano fredde e come tali esprimono un blocco dell’energia toracica, dovuto alla paura…

– Allora il detto “mani fredde, cuore caldo” è sbagliato?

In effetti non mi sembra molto appropriato, a meno che si intenda che c’è un cuore caldo ma che ha paura di esprimersi attraverso le mani. E’ come per chi ha una buon contatto con la propria identità ma non riesce, attraverso il chakradella gola, ad esprimerla agli altri. Invece questo tesoro nascosto andrebbe manifestato e condiviso, con la voce, la creatività, l’arte: tutti aspetti collegati al quinto chakra, e anche l’arte si può esprimere con le mani, toccando…

– Può esistere un’arte senza cuore?

Se l’arte è senza cuore, intendendo con ciò soprattutto la capacità di nutrirsi dell’essenza interiore, allora è un’arte che non comunica e che non trasforma… penso che anche l’arte abbia il compito di attivare trasformazioni interiori.
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