Tra danza e terapia: dal corpo alla relazione – II

Tra danza e terapia: dal corpo alla relazione - II

La danza può essere considerata una delle prime forme di terapia, un momento naturale di rimessa in equilibrio del corpo e aggregazione collettiva, un mezzo espressivo e comunicativo attraverso cui le tensioni aggressive possono disperdersi o essere trasformate in una forma socialmente accettabile. Parte II.

Danca come rito collettivo:
una forma spontanea di terapia

L’uomo danza da tempi immemorabili.
Esiste infatti negli esseri umani il bisogno di esprimersi attraverso il movimento, sia che questo si configuri come una danza vera e propria o meno. Inoltre, essendo il linguaggio corporeo strettamente legato alla sfera emozionale, la comunicazione tende a superare le barriere linguistiche. Ballare può anche aiutare ad allentare le tensioni favorendo il disperdersi dell’accumulo di adrenalina e stimolando la trasformazione di aggressività, rigidità o apatia in atteggiamenti socialmente ammissibili. Si danza da sempre con finalità diverse: per celebrare, aggregarsi, esibirsi o semplicemente per divertimento.

Tuttavia, nella nostra società, l’aspetto rituale di partecipazione e di auto-espressione comune è andato scemando e le esibizioni sono generalmente riservate ai professionisti o ad occasioni particolari (saggi, feste, ecc…). Allo stesso tempo le danze folcloristiche stanno scomparendo e vengono relegate a mere reliquie da “feste di paese”. Si è così indebolito un aspetto essenziale della danza, che consiste nella sua funzione rituale ed aggregante, nell’accomunare le persone,  favorendo la possibilità di rispecchiarsi nei propri simili attraverso la spontaneità e la ritmicità del movimento. Del resto il ritmo è alla base della vita stessa, basti pensare al battito cardiaco, ai cicli sonno-veglia, al sorgere e tramontare del sole…

La danza fa leva sulla nostra parte sana, sull’innata inclinazione del corpo al piacere, favorisce la circolazione dell’energia, dentro e fuori di noi, permettendo di recuperare una maggiore spontaneità fisica ed una più adeguata consapevolezza corporea, tutti aspetti importanti della salute. Da questo punto di vista, dunque, la danza può essere considerata una delle prime forme di terapia, un momento naturale di rimessa in equilibrio del corpo e di aggregazione collettiva, un mezzo espressivo e comunicativo attraverso cui le tensioni possono disperdersi o essere trasformate in una forma accettabile a livello sociale.

Danza del ventre e benessere femminile

Attualmente si assiste ad un crescente interesse per la danza, il movimento e la cura del corpo, siano essi finalizzato al divertimento, all’esercizio o alla terapia. La danza del ventre, importata in Italia verso la fine degli anni 80, si collega a questo fenomeno, ma presenta caratteristiche tali da renderla un flessibile strumento di espressione di sé e di presa di contatto con aspetti femminili che generalmente tendiamo a reprimere o a snaturare. Le origini di questa danza, che  racchiude in sé poteri arcaici e curativi, sono antichissime. Nata in ambito sacro, era al centro dei culti religiosi della Madre Terra e veniva praticata dai popoli della Mesopotamia come rito propiziatorio della fertilità, umana e della terra. Sembra sia stata diffusa dai gitani che, nei loro spostamenti, la arricchivano via via di elementi culturali propri dei paesi in cui passavano (fra questi, l’India, la Spagna, l’Africa del nord).

Sotto l’influsso dell’Islam e del Cristianesimo questa danza passa dall’ambito sacro a quello profano diventando caratteristica delle “seduttrici” di professione. Il termine “danza del ventre” le è stato attribuito dai colonizzatori, mentre quello originale è “raqs sharqy” ovvero danza orientale. Nella moderna società occidentale è conosciuta soprattutto nella sua versione spettacolare e commerciale, ma resta sostanzialmente una danza folcloristica che celebra il potere generativo e sensuale della donna. I suoi movimenti stimolano, in modo dolce e benefico, tutto il corpo e agiscono sulla salute della donna a più livelli.

Dal punto di vista corporeo, i muscoli si tonificano, la colonna vertebrale diventa più flessibile, la circolazione sanguigna viene sollecitata e si acquisisce una respirazione ampia e corretta. Viene inoltre riattivata la muscolatura pelvica e del perineo e si sciolgono le tensioni della zona del bacino: ciò consente di prevenire ed alleviare problematiche quali dolori mestruali, incontinenza urinaria, prolasso vaginale, disfunzioni della percezione sessuale e del piacere.

A livello psicologico e relazionale, la danza orientale migliora il rapporto col proprio corpo, favorisce l’espressione della propria femminilità e sensualità spesso inibite nel quotidiano, crea occasioni di condivisione, divertimento e solidarietà tra le danzatrici, incentiva la creatività. Conseguentemente, si rafforzano l’autostima e la sicurezza di sé e possono essere prevenute ed alleviate alcune condizioni di disagio, come lo stress, i sintomi depressivi e gli stati l’ansia.

Sul piano spirituale, viene favorita una sensazione di pace interiore, di armonia e di consapevolezza della propria esistenza. Il ventre è considerato in molte culture un centro vitale, il luogo in cui siamo venuti per la prima volta a contatto con la vita attraverso l’ombelico. E’ quindi anche il luogo della prima relazione e della potente energia legata al mondo emotivo ed affettivo. Attraverso i sinuosi movimenti del corpo ed il ritmo vibrante della musica, la danza del ventre fa trasparire uno dei bisogni più profondi dell’animo umano: quello cioè di esprimere e celebrare il mistero della vita. In fondo tutti noi danziamo per affermare che la vita – la nostra esistenza di relazione – continua nonostante tutto.

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Bibliografia

– Bernie W., “Arteterapia in educazione e riabilitazione”, Erickson,1995
– Bertherat T. e Bernstein C., “Guarire con l’antiginnastica“, Arnoldo Mondatori, 1978
– Buonaventura W., “Il serpente e la sfinge”, Lyra libri, 1986
– Capra F., “Il Tao della fisica”, Adelphi, 1982
– De Marco Flavia-Nurya, “La più antica delle danze e il suo potere curativo”, Lampi di Stampa, 2007.
– Hittleman R., “Yoga”, Arnoldo Mondatori, 1976
– Palombo R., “Danzaterapia”, Edizioni Emotion, 1995
– Payne H., “Danzaterapia e movimento creativo”, Erickson, 1997.

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