Dialogare con il proprio angelo

Dialogare con il proprio angelo

 

Conferenza di Patricia Montaud.

 

Dialogare con il proprio angelo è possibile per tutti.

Tutti hanno un angelo? No… solo quelli che ci credono.

Chi è l’angelo? È una parte di noi… quella luminosa, ciò che chiamiamo “intuito”.

Abbiamo una parte che sa le cose, un’altra che fa le cose. Il solo problema che abbiamo è che la nostra parte che fa le cose, le fa senza chiedere consiglio alla parte che sa.

Ognuno di noi – se ci fermiamo a chiedere – ha la risposta a tutte le sue domande.

Definizioni di “angelo”:
– La parte migliore di noi.
– Il modo o il mezzo per raggiungere la coscienza.
– Una funzione biologica in via di apparizione

Come dialogare con l’angelo?

Fra la nascita e la morte c’è uno schermo di materia che si frappone fra noi e l’angelo. Ciascuno di noi può rendere questo schermo sempre più sottile. Dialogare con l’angelo non è “sentire voci” né vedere strane luci… Dialogare con lui è parlare in verità.

Dentro di noi ci sono sempre 2 dialoghi:
– tramite i nostri giudizi (piccolo io)
– tramite un io più grande (grande io).

Il dialogo con l’io più grande non è gratuito ma si deve conquistare durante la vita… è il dialogo con l’amore invece che con il giudizio.

Come può l’angelo rispondervi se siete pieni di paura? Che incontro d’amore può essere mai?

Non abbiamo da cambiare chi siamo, ma imparare ad amare chi siamo.

La prima fase è fare una domanda all’angelo. Se non abbiamo risposte significa che la domanda è non vera.

La domanda è vera quando:
– Non accusa l’altro
– Non è nel dramma
– Non chiede all’angelo di cambiare le cose perché tutto vada bene
– Chiede il passo che abbiamo da fare per abbracciare la nostra imperfezione

Occorre fare silenzio dentro di noi per abbracciare la risposta. L’angelo non risponde a parole umane… perché le parole umane sono energia molto “rustica” e densa. Lui parla in modo più concentrato attraverso sentimenti, immagini, intuizioni, simboli… a volte è un ricordo che ritorna… Lui ci prende così: ci sposta d’un tratto fuori dal tempo.

L’uomo deve tradurre questa risposta, è qui la difficoltà, perché dobbiamo trovare “parole condensate”.

Le risposte dell’angelo non sono funzionali al nostro stare tranquilli ma al farci accorgere del prossimo passo successivo.

Qual è la nostra missione? Si tratta sempre di un servizio che possiamo rendere alla vita. Il compito non è una solidarietà, una causa umanitaria… è qualcosa di più della solidarietà. È un’utilità… Solo noi abbiamo il nostro compito, nessun altro può farlo.

Quando l’allievo è pronto, il maestro arriva. Quando il servitore è pronto, il compito arriva..

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