Dialogare con il proprio angelo

Dialogare con il proprio angelo

Dialogare con il proprio angelo è una via spirituale occidentale. Come intraprenderla? Patricia Montaud ci dà alcune indicazioni, ispirandosi alla storia realmente accaduta di Gitta Mallasz, narrata nel film documentario “Dialoghi con l’Angelo”.

 

Abbiamo tutti, un giorno o un altro, la sensazione di passare a fianco alla nostra vita. Ma di quale vita si tratta? Con Gitta Mallasz ho imparato le due tappe che ogni vita dovrebbe attraversare, due opere che dobbiamo realizzare nel nostro passaggio sulla terra.

La prima: realizzare noi stessi, uomini e donne magnifici, che riescono a vivere la propria vita amorosa, familiare e professionale.

La seconda (un’opera d’arte, dovrei dire): dopo esserci serviti della vita, servirla a nostra volta, in qualcosa di utile, una causa da difendere, un compito unico da realizzare.

Come se non bastasse, per realizzare queste due opere era sufficiente dialogare con il proprio angelo! E, in più, questa attività non aveva nulla di soprannaturale o di straordinario, ma era semplicemente una funzione umana da sviluppare.

Gitta diceva: «Sapete, l’angelo è innanzitutto un anziano messaggero cristiano, una sorta di amore simbolico proposto all’uomo prima di avere lui stesso l’esperienza d’incontrarlo. Dopo si tratta di una realtà talmente concreta, che l’angelo diventa naturalmente colui che risponde senza concessioni quando abbiamo una vera domanda… L’angelo è la nostra ispirazione creatrice, la nostra metà di luce, la nostra intima convinzione nell’immediato e senza intelligenza».

Ma come dialogare con colui che, in me, sa per cosa sono fatta? All’inizio, malgrado tutta la mia buona volontà, riuscivo solo a ottenere una chiacchierata gentile su me stessa. Come lasciare il piccolo dialogo con il “basso” di noi stessi, i nostri commenti, i giudizi, per raggiungere il grande dialogo con “l’apice” di noi stessi, con le nostre intuizioni folgoranti, i nostri sentimenti portatori di senso, la nostra Verità?

Davanti a queste difficoltà nel dialogo interiore, Gitta dette a me e a mio marito un fantastico mezzo: domanda, silenzio, risposta, atto.

Ovvero: partendo da una sofferenza riguardante la nostra esistenza quotidiana, ogni dialogo comincia dal «scaldare la domanda» fino a trovare quella che ci tocca veramente. Le domande intelligenti possono solo interpellare il cervello, mentre un certo apice nella domanda risveglia le nostre intuizioni. E ogni volta dobbiamo fare la strada per trovare delle parole trasparenti e totalmente sincere.

Nella seconda fase bisogna saper fare silenzio, per addomesticare la nostra parte affettiva, per arrivare ad una sorta di neutralità regale. Allora viene la terza fase, quella della risposta, che sorge in immagini, in percezioni diverse, in sentimenti precisi, in intuizioni folgoranti ma raramente sotto forma di parole. Sta a noi tradurre queste intuizioni in parole precise, ed è qui tutta la difficoltà di questa tappa. Perché questa altra dimensione di noi stessi parla in un’altra lingua, una lingua in Verità, talmente piena di significato.

Infine ogni dialogo finisce con la quarta fase: l’esigenza di un atto cosciente e riparatore. Un atto concreto e mirato per riparare il dolore d’altri o di se stessi, mirato anche per colmare le nostre mancanze o per rettificare i nostri errori. È il fine ultimo di questa magnifica esperienza: attraverso i nostri dialoghi, passare dall’uomo a “reazione meccanica”, all’Uomo d’azione cosciente.

Quando chiedevamo a Gitta «E come si fa per riconoscere se è l’angelo che ci parla?» lei ci rispondeva: «Se ti fai la domanda, non è il tuo angelo!» Non c’è nessuna prodezza da fare, nessun soprannaturale da raggiungere, l’unica cosa da aspettarsi da questa funzione è che la nostra grandezza serva la vita. E che dopo aver aiutato noi stessi si possa aiutare attorno a noi.

Questa funzione, il «dialogo con l’angelo» è un’autentica funzione biologica, una vera conquista del nostro mondo interiore, complessa quanto lo è stata la conquista del mondo esteriore da sei milioni di anni, da quando l’uomo esiste sulla terra. Si tratta di una storia d’amore: non avere un angelo, ma sentirsi amati all’infinito.

Patricia Montaud

Presentazione del film Dialoghi con l’angelo

Il film rintraccia uno degli eventi più sorprendenti del XX secolo: in Ungheria nel 1943, di fronte agli orrori della guerra, Gitta Mallasz e tre suoi amici (Hanna, Lili e Joseph) si posero delle domande sugli errori che l’uomo aveva potuto commettere per arrivare a questa violenza. Da questa indagine profonda sorsero delle risposte ricche di Verità. Per diciassette mesi, e in modo regolare, vissero dei dialoghi straordinari con colui che chiamarono il loro “maestro interiore”. Gitta è la sola sopravvissuta dell’esperienza, i suoi tre amici morirono nei campi di concentramento. Riesce a salvare e in seguito a pubblicare in Francia i colloqui avvenuti in Ungheria sotto il nome di Dialogues avec l’ange (Dialoghi con l’angelo, Ed. Mediterranee).

Gitta Mallasz trascorre gli ultimi anni della sua vita presso Patricia e Bernard Montaud ai quali sconvolgerà l’esistenza. Insegnerà loro l’arte di questo dialogo interiore, che conduce ognuno di noi verso un compito unico da realizzare e lascia loro, in eredità, una vera e propria via spirituale occidentale.

Oggi Patricia Montaud ha fondato l’associazione “Gli Amici di Gitta Mallasz” (Les Amis de Gitta Mallasz) per far in modo che questo insegnamento continui a esistere.

http://youtu.be/oLgFhDOZn3Q.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Lascia un commento con Facebook

Torna in alto