L’amplesso passivo e quello attivo

L’amplesso passivo e quello attivo

L’amplesso è espressione di una carica vitale attiva che governa ogni forma in natura. Viverlo in modo passivo significa non sapersi aprire al piacere e alla gratificazione.
Nelle forme depressive l’Eros è uno dei primi elementi che risente dello stato d’animo: il soggetto non si stima più, non si sente attraente e quindi non crede di poter interessare a qualcuno.

Per esempio consideriamo la donna che subisce l’amplesso in modo passivo, ovvero la donna così come dipinta dalla formidabile Anna Marchesini che, nella sua caricatura di sessuologa, definisce quella che potremmo usare come metafora per la mancanza di partecipazione emotiva all’atto nonché la mancanza di gratificazione: “Durante l’amplesso, mentre stavo sotto di lui, sono andata in cucina a spegnere il fuoco sotto i broccoletti e quando sono tornata lui non si era accorto della mia assenza”.

Spesso questo tipo di donna, per costruirsi un sistema di difesa, somatizza alcune delle forme delle malattie ginecologiche più comuni, oppure si assenta emotivamente durante l’atto, come uno yogi seduto sui chiodi si induce a non sentire nessun tipo di relazione con il corpo. Però in questo modo non sa che crea indirettamente un danno a sé e anche al partner, visto che l’energia insita in quel tipo di amplesso è di un livello talmente basso che non può gratificare “quel senso di appagamento che l’istinto ha depositato in ogni soggetto”.

L’amplesso dovrebbe essere considerato come una spinta vitale, una forza propulsiva che porta in sé il piacere e il germe della vita.
Gratificare l’arcaico codice è insito in quello specifico ovulo o spermatozoo, passato per diverse generazioni e giunto fin qui, il quale conferma il senso di quell’azione. Infatti, la riproduzione di sé è un desiderio atavico, più forte della vita stessa dell’individuo.
I salmoni nel loro ritorno dal mare in acqua dolce e i fuchi durante il volo nuziale sanno bene quanto è forte il desiderio della riproduzione. Lo sa anche la mantide religiosa che, nel momento di riprodursi, viene sopraffatta dalla voglia di mangiare il suo maschio, certo dopo l’accoppiamento.

I trucchi che la natura escogita per riuscire a perpetuare la vita, in tutte le sue varianti, sono infiniti. Lo scopo è, però, unico. Ed ecco che le orchidee si fanno impollinare addobbandosi, richiamando le api con le proprie forme, reinventandosi per sedurre con ogni mezzo. L’insetto, da parte sua, sente il richiamo e corre, da un calice all’altro, “caricandosi” di polline e gratificandosi. Se non fosse ricompensato da quella sottile forma di piacere, andrebbe in depressione e non avrebbe più voglia di “lavorare”!


Nada Starcevic
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