Astronomia e Astrologia

Il linguaggio immaginativo e simbolico contenuto nello Zodiaco è ancora a memoria di un mondo integro in cui empirismo, pensiero e immaginazione forniscono una chiave unitaria del sapere…

Cari lettori, ritorniamo oggi brevemente sul divario che negli ultimi secoli si è creato tra Astronomia e Astrologia. Quest’ultima, uscita da tempo dagli insegnamenti ufficiali, è spesso caduta al basso livello di superstizione. Non che nella storia non ci fossero stati altri periodi in cui lo l’Astrologia, che fino almeno al Rinascimento era tutt’una con l’Astronomia, non avesse subito l’uso improprio dell’ignoranza e della superstizione, ma certamente in questo momento possiamo dire che essa più che mai abbia preso una strada aliena a ogni studio scientifico del cielo.

Che cos’è l’Astrologia e su cosa si basa? Ci sono in essa elementi scientifici sui cui si basano le interpretazioni?

La risposta è sì. Come nel passato anche oggigiorno gli astrologi più seri sono sempre aggiornati sulle nuove scoperte dell’astronomia e sono, in alcuni casi (per la verità molto rari oggigiorno), esperti astronomi come in passato lo erano stati Tolomeo, Keplero o Galileo.

Le interpretazioni astrologiche tengono, ad esempio, in conto della precessione degli equinozi. Infatti è necessario conoscere bene la retrogradazione dei punti equinoziali se si vuole calcolare la posizione delle stelle in rapporto allo zodiaco tropicale (segni zodiacali). I segni delle zodiaco tropicale (quelli che troviamo citati su giornaletti e riviste), infatti, sono mere ripartizioni dell’eclittica che fanno riferimento a precisi punti di geografia astronomica.

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Lo Zodiaco tropicale si basa dunque sulla ripartizione dell’eclittica (il piano di rivoluzione terrestre o percorso annuale del Sole da un punto di vista geocentrico), partendo dal punto gamma (0° Ariete), punto dove la declinazione tra eclittica ed equatore ha valore 0°. Gli altri punti di ripartizione sono il punto opposto al punto gamma (equinozio d’autunno 0° Bilancia) e i due punti solstiziali di massima declinazione positiva e negativa, tra eclittica ed equatore (23° 27′). Il gamma o punto vernale è dunque l’origine della suddivisione dell’eclittica in dodici archi di uguale ampiezza (30°): i segni dello Zodiaco Tropicale.

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I quattro punti sopra menzionati e caratterizzati astronomicamente, costituiscono l’inizio dei quattro segni detti cardinali:
– 0° punto vernale (o equinoziale di primavera per l’emisfero terrestre settentrionale): inizio segno dell’Ariete.
– 90° longitudine eclittica solstizio (d’estate per l’emisfero terrestre settentrionale): inizio segno del Cancro.
– 180° punto equinoziale (d’autunno per l’emisfero terrestre settentrionale): inizio segno della Bilancia.
– 270° punto solstiziale (d’inverno per l’emisfero terrestre settentrionale): inizio segno del Capricorno.

Assumendo ogni punto cardinale come il vertice di un triangolo equilatero, la divisione quaternaria viene così a generare una quadriplice divisione ternaria in 12 archi di uguale ampiezza (un’analoga divisione duodenaria è alla base dei rapporti angolari che l’astrologia chiama “aspetti”). Nella tradizione astrologica l’eclittica è dunque così ripartita:
da 0 a 30° il segno dell’Ariete
da 30 a 60° il segno del Toro
da 60 a 90° il segno dei Gemelli
da 90 a 120° il segno del Cancro
da 120 a 150° il segno del Leone
da 150 a 180° il segno della Vergine
da 180 a 210° il segno della Bilancia
da 210 a 240° il segno dello Scorpione
da 240 a 270° il segno del Sagittario
da 270 a 300° il segno del Capricorno
da 300 a 330° il segno dell’Acquario
da 330 a 360° il segno dei Pesci

I 30° gradi di ogni segno si contano di seguito in senso antiorario (l’Ariete ad es. inizia a 30° Pesci, il segno del Toro a 30° Ariete e così via), direzione del moto di rivoluzione della Terra intorno al Sole.

Esiste poi anche uno zodiaco siderale o zodiaco delle costellazioni che tiene in effetti in considerazione i gruppi di stelle davanti ai quali sembra transitare il Sole (osservato dalla Terra) durante la rivoluzione terrestre.

L’anno tropico
(a cui fa riferimento lo zodiaco tropicale) è infatti detto anche “anno delle stagioni” e corrisponde a due successivi ritorni del Sole sul punto vernale (0° Ariete). Durante questo periodo il Sole sembra “passare davanti” a 12 o 13 costellazioni (se si considera anche la costellazione dell’Ofiuco che sfiora l’eclittica nella sua parte meridionale). Questi 12 o 13 gruppi di stelle erano considerate sin dall’antichità e fanno oggi parte delle 88 costellazione riconosciute ufficialmente IAU (International Astronomy Union). Esse sono, come abbiamo detto, tra le costellazioni più antiche e per lo più derivano dalle trasmissioni che ci ha lasciato la cultura greca. I loro nomi e significati sono strettamente associati alla mitologia.

Anche i popoli abitanti della Mesopotamia avevano raggruppato le stelle e molte delle costellazioni conosciute da essi sono poi transitate, insieme ai loro significati simbolici e mitologici, in Grecia. Il primo a parlarci delle costellazioni infatti fu Arato, che visse nel III sec. a.C. in Grecia, poeta del primo periodo ellenistico. Le costellazioni di cui ci parla Arato nei cinque libri Astrica (“Sulle Stelle”) non appartengono tuttavia alla sfera celeste osservabile dalle sue latitudini e nel periodo in cui visse. Dalla dislocazione delle costellazioni che Arato ci descrive si può capire che esse appartengano alle osservazioni di un popolo vissuto duemila anni prima a una latitudine di circa 35° N. L’unico popolo vissuto a quell’epoca a quella latitudine furono gli Accadi, una popolazione della Mesopotamia. Nel secolo scorso furono ritrovate nella zona abitata dagli Accadi, alcune tavole riportanti le costellazioni di Arato.

Le costellazioni accadiche furono dapprima legate a miti e simboli della cosmogonia mesopotamica, transitando nella cultura greca le figure e i simboli vennero adattati e mutati attraverso l’apporto nella mitologia greca. La mitologia e i significati simbolici delle costellazioni hanno tuttavia continuato per millenni a raccontare una storia cosmogonia attraverso le immagini degli animali e degli eroi rappresentati nelle costellazioni.

Ad esse con il tempo si sono aggiunte nuove costellazioni create soprattutto tra il 1600 e il 1700 al fine di celebrare nuove scoperte scientifiche o alcuni sovrani. Si potrebbe affermare con ironia che, nella storia, l’uomo abbia mutato i propri dèi, dalla divinizzazione delle forze titaniche della natura alla celebrazione delle qualità umane, prima attraverso le imprese eroiche poi attraverso le scoperte della scienza e della tecnica, o che la scienza e la tecnica abbiano sostituito pian piano i vecchi dèi associati alla natura e alle vicende umane.

Resta di fatto che le costellazioni dello zodiaco siderale portano ancora con sé la memoria ancestrale delle nostre origini e di un percorso ontologico insito nel destino dell’uomo e del cosmo, di cui si è persa traccia nella vita di tutti i giorni. Il linguaggio è mutato così come il metodo di apprendimento. Si predilige la specializzazione dei termini, la quantità delle nozioni piuttosto che la sintesi e la visione d’insieme tipiche del linguaggio prettamente immaginativo e di un tipo di conoscenza che si è perpetuata fino al Medioevo.

A questo cambiamento ha sicuramente contribuito il metodo di memorizzazione e di apprendimento messo a punto da Pietro Ramo nel XVI secolo, un metodo che influenzerà il sapere nel bene e nel male fino ai nostri giorni. Il metodo ramista fa “piazza pulita” dell’arte della memoria e dell’apprendimento per imagines e loci, fondando la sua logica su un ordine dove venivano catalogati gli argomenti per aspetti prima generali e poi via via più specifici. La catalogazione di cose, fatti, esseri umani fu una vera mania dell’Illuminismo: ci vorrà infatti la spinta trascendente del Romanticismo per riabilitare l’uso dei simboli e delle immagini almeno nell’arte e nella letteratura.

A secoli di distanza il metodo di apprendimento analogico che utilizza simboli e immagini è ancora inviso dalla scienza ufficiale o abusato dalle cosiddette “scienze alternative”. Sempre più siamo tutti coscienti che qualcosa debba sanare il divario tra nozione e realtà. Il linguaggio immaginativo e simbolico contenuto nello Zodiaco, tropicale e siderale, è ancora a memoria di un mondo integro in cui empirismo, pensiero e immaginazione forniscono una chiave unitaria del sapere.

La scienza, attraverso l’apporto dell’immaginazione e dell’intuito, può acquisire un nuovo senso etico e sacrale, evitando da una parte i disastri e dall’altra l’ignoranza che può generare l’uso di un linguaggio simbolico e archetipico non ben compreso e elaborato nella propria memoria cosciente. Ecco perché l’Astronomia, invece di demonizzare l’uso dell’Astrologia, dovrebbe invece considerarla sorella e accompagnarla con le sue scoperte verso una nuova evoluzione. Si epurerebbero sicuramente gli aspetti più dozzinali di tale disciplina e forse anche la scienza ufficiale potrebbe riacquistare qualcosa che ha perso per strada e trascurato per secoli.

Elisabeth Mantovani.

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