Nutrire i propri demoni

 

Intervento di Gian Paolo del Bianco, Giuseppina Tazzioli, Fabio Norcia, Francesca Andreazzoli, Alberto Fiorito al convegno Dialoghi sulla Coscienza organizzato da Centro Mosaica a Lido di Camaiore (LU) il 6-7-8 aprile 2018. Modera Simona Barberi.

 

Del Bianco:

Il demone è quella forza che ha la capacità di fermarci e tenerci nella paura e nella sofferenza, tanto da non farci progredire.

Domande che vengono fatte al demone: Chi sei? (Quale afflizione sei, che potere hai su di me?)
Che cosa vuoi da me? Come ti sentiresti se ti dessi ciò che vuoi da me?

I demoni hanno sempre una funzione, sennò non ci sarebbero.

Un punto di fragilità è un punto di forza mascherato.

Nutrire il demone non significa nutrire la sua funzione di blocco, ma smascherarlo nella sua funzione di compensazione di una certa mancanza, facendolo con compassione.

Tazzioli:

Per Platone abbiamo un compagno che vuole ricordarci la nostra immagina originaria e si tratta del Daimon. Il Daimon ci spinge a entrare in contatto con il nostro sé, con la nostra parte più autentica.

Per secoli la malattia fisica e quella mentale era vista come una espressione del demone.

La scissione dell’io avviene quando la coscienza non riesce ad affrontare una situazione. Il materiale scisso, tuttavia, non si perde ma emerge nella psiche o nel fisico.

Quando abbiamo un’afflizione, vogliamo eliminarla. Ma all’interno di quell’afflizione dimora il Daimon, c’è in essa un pezzo di coscienza che chiede di essere visto e cerca di esprimersi in modo simbolico.

Nutrire le afflizioni significa entrare in dialogo con loro perché hanno qualcosa da dirci. Quando ascoltiamo il messaggio che il Daimon ci dà attraverso il disagio, facciamo un salto di coscienza.

Norcia:

Possiamo definire i demoni come le nostre paure. Ci sono paure buone, che preservano la nostra salute e il benessere, e paure che ci danneggiano.

La risposta alla paura è un certo stress che attiva reazioni fisiologiche tali che ci permettano di affrontare la situazione (eustress). Ci sono paure, invece, che rimangono latenti e riguardano fattori astratti e non specifici, e che possono causare una reazione di stress continua (distress).

La paura del secondo tipo attiva il sistema nervoso simpatico, inducendo la produzione di cortisolo e neuroadrenalina in modo continuativo, con la conseguenza di danneggiare il sistema immunitario.

Le malattie mentali e fisiche dell’uomo nascono dal demone della paura.

La madre di tutte le paure è la paura di non valere, di non farcela. È la mancanza di fiducia in se stessi.

Andreazzoli:

La malattia è l’inspiegabile, è ciò che arriva in modo inaspettato e non sappiamo che ruolo darle.

Nell’antichità l’uomo attribuiva agli dei o alle loro punizioni l’insorgenza delle malattie. Era un modo per esorcizzarle.

La medicina sciamanica considera la malattia come perdita di una parte dell’anima oppure come il risultato dell’intrusione di qualcosa di esterno.

Per i cattolici viene associata alla punizione e alla colpa.

Cosa è allora la malattia: un demone esterno o qualcosa che nasce in noi? Dove sta la verità?

Quando le persone nelle situazioni drammatiche riescono a trovare nuove risorse scoprono che hanno la forza di non subire il demone, ma di accoglierlo.

Fiorito:

L’amore può essere visto come nutrimento, e il non amore come assenza di nutrimento.

Oggi siamo a conoscenza di come certi cibi raffinati e addizionati di glutine siano poco salutari, e quindi rispetto ai nostri nonni che non lo sapevano, siamo più responsabili.

Con il non amore di un’alimentazione squilibrata si va a nutrire il batterio. L’alimentazione errata contribuisce al terreno su cui può intaccare la malattia.

Del Bianco:

C’è una tendenza a fuggire dalla sofferenza, spesso in modo superficiale.

Ci sono casi in cui accettiamo che nella nostra vita si manifestino delle afflizioni, perché in realtà ci aiutano a nascondere afflizioni più profonde.

Tazzioli:

Il terapeuta deve conoscere i propri demoni anche per che si attivino risonanze personali con il paziente.

Il terapeuta lavora su due piani: il piano di relazione con il paziente e quello di relazione con ciò che il paziente gli fa risuonare.

Norcia:

Cerchiamo sicurezza mettendo confini e barriere, ma l’unico vero modo per stare nella sicurezza è dissolvere la paura.

La problematica dell’essere umano nasce nel momento in cui, sviluppando coscienza, comincia a domandarsi cos’è la morte.

Con la morte nascono le religioni: se vali e ti comporti bene, dopo la morte avrai un’altra vita.

Andreazzoli:

Anche quando la malattia fisica viene debellata, la persona può portarsi dietro un bagaglio emotivo come la paura che la malattia ritorni.

La guarigione è un cambiamento che coinvolge la persona nella sua totalità e allora non subisce più il demone della malattia ma lo trasforma nel Daimon della guarigione.

Fiorito:

Bisogna praticare vita attiva e sport regolarmente, facendolo diventare un’abitudine quotidiana.

 

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