Psico-gastro-enterologia

 

Intervento di Cristina Dobrea, dal titolo “Psico-gastro-enterologia”. Convegno “Esistono ancora i disturbi ‘psicosomatici’? La medicina integrata tra biologia e biografia” organizzato da OMCeO a Milano, sabato 23 marzo 2019.

 

Argomenti trattati:

Esiste una comunicazione bidirezionale tra cervello e intestino.

L’intestino può regolarsi da solo senza il bisogno di un input da parte del cervello del midollo spinale.

Il sistema nervoso enterico ha circa 100mila neuroni.

Esiste un complesso di interazioni tra microbiota, intestino e cervello.

Il ruolo della flora batterica intestinale è importante nell’azione sul sistema nervoso.

Disturbi gastrointestinali funzionali sono caratterizzati da una combinazione di diversi fattori, dalla permeabilità della mucosa alla sensibilità viscerale, ecc. Si tratta di disturbi molto diffusi in gastroenterologia.

I due disturbi più frequenti sono: sindrome del colon irritabile e dispepsia funzionale.

I traumi infantili, il cattivo attaccamento alle figure parentali, come anche le infiammazioni post infettive, sono elementi che aumentano il rischio di sviluppare queste patologie. Altri elementi di rischio sono gli abusi subiti non solo sul piano fisico ma anche psicologico.

Si riscontrano alterazioni fisiologiche in relazione allo stress sia infantile sia nella vita quotidiana della persona.

È importante approcciare questo tipo di pazienti senza creare una separazione tra la figura del gastroenterologo, dello psicologo, dello psichiatra e/o del dietologo, ma creare una integrazione fra esse.

Cosa si può fare per questi pazienti?

La dieta sembra essere di grande aiuto, in particolare la FODMAP e l’attenzione alle intolleranze alimentari. Utili i probiotici.

In un secondo momento, in base al quadro emerso dopo il cambio di dieta, si possono prescrivere farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale come antidepressivi e in casi più rari antipsicotici.

L’ideale non è aspettare per inviare il paziente da uno psicologo o psichiatra, ma farlo in contemporanea al percorso medico in modo da avere subito un approccio supportivo concreto. Se invece si invia il paziente da un terapeuta della psiche successivamente, il paziente ha la sensazione di essere trattato come un malato mentale e non essere preso sul serio dal punto di vista della malattia.

Terapie suggerite: cognitivo-comportamentale, ipnosi, biofeedback e mindfulness.

Terapie complementari: fitoterapici, massaggi, agopuntura.

Patologie psichiatriche associate: disturbo d’ansia generalizzato o depressione, ma anche sintomi sotto soglia.

L’educazione emotiva permette al paziente di riconoscere le proprie emozioni e usare strategie per affrontarle invece di somatizzarle.

La Resilienza e la capacità di far fronte alle situazioni stressanti, e la capacità di perdonare, diventano fattori protettivi nei confronti delle suddette patologie.

Il perdono non è un semplice processo cognitivo, ma coinvolge il lasciar andare tutte le emozioni represse nei confronti di chi ci ha ferito.

Nei pazienti con le patologie gastrointestinali viste si riscontra spesso una personalità fragile, con squilibri che possono arrivare al disturbo di personalità borderline.

 

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