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112. LA STORIA CHE HA BISOGNO DI AMORE

La libertà è uno stato naturale, così la felicità, ed è il nostro stato reale, vero, presente già ora. La domanda da porci quindi è: “Perché non lo sentiamo?”.

L’ostacolo al percepire la nostra vera natura d’amore, infinita Presenza intelligente, è una concezione errata, che reiteriamo fino a farla diventare un credo: il nostro ego e la sua storia. Detta in altre parole, soffriamo a causa delle storie che ci raccontiamo, prima tra le quali la storia che ci definisce.

Chi siete? Provate a dirvi o a scrivere chi siete. Dite tutto ciò che pensate veramente descrivendo nei dettagli la vostra persona. Potete anche raccontarvi la vostra storia.

Mentre vi raccontate la vostra vita, provate a guardarvi da fuori come se fosse la storia di un personaggio di un film. Il problema infatti è l’identificazione con quella storia. Provate a guardarla teneramente come se non vi appartenesse. Provate a chiedervi profondamente: “Sono veramente io quel personaggio? La mia identità è veramente quella?”.

Ponetevi queste domande senza cercare subito la risposta. Attendete ascoltando la domanda. Attendete permettendo alla domanda di farvi prendere consapevolezza della risposta. Non abbiate fretta di trovare la risposta con la mente, non è quella che serve, ma ripetetevi profondamente la domanda per tutto il tempo che serve finché la risposta emergerà da sola sotto forma di consapevolezza.

La nostra storia serve all’infinito per riportarci a Casa, per farci vedere tutto il dolore che dobbiamo trasformare in amore; è un ologramma simbolico che ci mostra cosa dobbiamo amare più profondamente.

Siamo tutti uno, certo, ma affinché accada la consapevolezza di questo è necessario abbracciare tutto il dolore che abbiamo vissuto e che viviamo.

Mentre continuiamo il processo di disidentificazione con la nostra storia raccontandocela, soffermiamoci su tutti i punti, su tutti gli eventi che hanno creato chiusura, repulsione, dolore… e abbracciamoli, guardiamoli da fuori con tenerezza, poiché per ricordarci di essere amore è necessario amare tutto ciò che ci ha fatto e che ci fa soffrire.

Ricordiamoci che abbracciare il nostro nemico non vuol dire viverci insieme o doverlo vedere per forza; l’amore, nell’illusione olografica della realtà, ha una sua giusta distanza da tutto. Posso immaginare di abbracciare qualcuno senza vederlo mai più.

La giusta distanza dalle varie persone è proprio quella che ci permette di abbracciarle. E la distanza non è solo un fattore fisico, ma anche interiore. Spesso ci si aggancia a una persona con attaccamento, la si vuole controllare, la si tiene stretta perché si crede di aver bisogno di lei. Oppure la si respinge perché le si dà il potere di ferirci. Anche interiormente è necessario trovare la giusta distanza da ogni ente per poterlo abbracciare.

Certo, siamo tutti uno, non c’è nessuna distanza da tenere da nessuno, visto che esiste solo l’eterna Presenza d’amore, ma finché non c’è la consapevolezza di questo e, anzi, proprio per risvegliarla, è necessario partire dalla percezione di sé e del mondo attuale, e se questa è duale è necessario abbracciare teneramente tutto ciò che si respinge, tutto ciò che non si accetta.

img_5048La paura è un punto della nostra storia che richiede amore. E visto che “amore” è una parola difficile da intendere, è meglio dire “tenero abbraccio”.

Se riesco ad abbracciare tutte le mie paure, tutto ciò che respingo, ma anche tutto ciò che afferro (tener stretto non è un tenero abbraccio), le onde di luce che formano l’ente che crediamo di essere ritornano nella giusta misura (aurea) per poter accelerare oltre la luce stessa e “sfondare il presente”… Ecco, in quel momento si ritorna a Casa; il sogno di separazione è svanito.

Insomma, per divenire consapevoli della nostra vera natura di unità e amore, è necessario iniziare ad abbracciare ogni dolore finché si trasforma in amore. Perché l’abbraccio riporta tutte le nostre distorsione alla giusta misura (aurea) e questo permette il risveglio alla Presenza.

Nel fare questo iniziamo a guardarci da fuori; guardiamo teneramente da fuori il nostro senso del me, la nostra storia, sentendo sempre più che non è la nostra vera natura.

Non cerchiamo con la mente l’unità, piuttosto accogliamola istante per istante iniziando a riunire il tutto nel nostro abbraccio.

Ascoltiamo, assaporiamo il nostro presente senza pensarlo, amiamolo profondamente e perdiamoci nel suo abbraccio per ritrovarci Uno con tutto. Per essere figli dell’attimo occorre vivere senza storia, poiché la nostra unica identità è l’infinito.

E per vivere senza storia occorre amare profondamente quella che crediamo di aver vissuto, allora ci permetteremo di accorgerci che in questo momento non può esserci nessun’altra storia che l’infinita Presenza d’amore.

Carlotta Brucco

 

I Cinque Abbracci Carlotta Brucco   segreto-dell-essenza   meditazione-red

 

Credits Img: Web..

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