Non riesco a concepire un percorso di psicoterapia in cui si faccia un’indagine psicologica che non contempli anche la dimensione interiore. Mi rendo conto che le parole ingannano e vengono travisate, ma il senso di ciò che sto dicendo è che la dimensione interiore (piano dell’essenza) ha una “vis terapeutica” incredibile, quando viene sollecitata.
Il piano esclusivamente psicologico (piano dell’ego) corrisponde al livello degli orchestrali e la psicoterapia si propone di creare un’armonia tra di essi… per preparare l’arrivo del direttore d’orchestra. Naturalmente questa è una metafora, ma non deve essere sottovalutata. Aiutare a risolvere i conflitti, le ansie e le fobie delle persone è certamente un ottimo risultato, ma resta qualcosa d’incompiuto. Il cliente lo sente e lo esprime. Tutto funziona meglio, ma manca qualcosa: manca il contatto con l’essenza.
Ciò che è davvero singolare è che il contatto con l’essenza è più facile trovarlo con il corpo. La psicologia diventa così somatopsicologia. Per molti è difficile credere a questa mia affermazione perché hanno del corpo una percezione meccanica, mentre invece il corpo fornisce la radice della nostra identità sul pianeta Terra. Il corpo è coscienza ed è compenetrato da flussi ed energie sottilissime.
Ed è proprio il RESPIRO, funzione corporea per eccellenza, a costituire la strada maestra per sentire e risvegliare la nostra vera interiorità. Non a caso l’arte del respiro (pranayama) è stata esplorata e perfezionata nelle discipline spirituali, in ogni tradizione ed epoca; e persino nelle moderne psicoterapie si presta una particolare attenzione al respiro.
continua..
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