Intervista a Vincenzo Fanelli sul tema dell’autoanalisi, dell’introspezione e del confronto con sé stessi.
– Mettersi di fronte a sé stessi: cosa significa, ed è possibile farlo?
Mettersi di fronte a sé stessi è possibile farlo e in realtà può avere diverse valenze: una prima, è quella di riconoscere sé stessi, individuare com’è fatta in linea generale la propria personalità, il proprio modo di essere e quindicomprendere sia i punti di forza che i punti di debolezza, come anche capire le proprie convinzioni, soprattutto quelle limitanti che tendono spesso a limitare la nostra felicità. In pratica, rendersi conto di quali sono i propri limiti.
La seconda valenza, ha a che fare con un aspetto più spirituale, per la quale occorre capire la differenza tra quello che può essere l’ego e l’essenza, cioè il vero Io. Spesso ci identifichiamo con un volto, una personalità che in realtà si è creata nel corso degli anni attraverso il rapporto con i genitori, con l’ambiente circostante, la scuola e la società. Ma questa struttura, che è l’ego, in realtà non coincide con quello che siamo realmente nel profondo.
Quindi uno dei passi fondamentali per scoprire il nostro vero Io, che è la fonte del vero potere, è quello di accorgersi e identificare l’ego, che spesso si esplica con la ricerca di una felicità a breve termine, diversamente dall’ essenza che invece è più in sintonia con l’universo e le sue leggi. Ricapitolando, si può lavorare su 2 piani: quello che possiamo chiamare inconscio, per il quale occorre capire le convinzioni che ci limitano, e quello spirituale, che ci permette di scoprire la nostra essenza.
– Quali sono gli strumenti più indicati? E’ importante una revisione giornaliera?
Essendo master trainer in PNL (programmazione neuro linguistica), per operare sull’inconscio e sulle convinzioni, consiglio la PNL stessa. Questo strumento permette di identificare e sciogliere le convinzioni limitanti, di lavorare sulla propria identità e sul proprio sé. Ci aiuta a capire quali sono le qualità del sé che non ci vanno più bene, anche se magari avevano una loro funzione molti anni fa quando ad esempio si crearono durante l’adolescenza. Da un certo punto in poi, però, non sono più utili anzi divengono limitanti. La PNL infatti permette di andare a rivisitare i valori, le convinzioni e l’identità del sé in maniera tale da ampliare i propri limiti e riuscire poi a fare fare ciò che uno prima pensava di non poter fare assolutamente.
Un altro strumento molto importante è l’Enneagramma. Si tratta di un sistema di derivazione esoterica che permette di capire i vari tipi di personalità. l’Enneagramma ha una storia antichissima: si parla di circa 2500 anni e detto in breve è un sistema per capire sia sé stessi che gli altri. Permette di comprendere in modo immediato sé stessi e grazie a ciò si individuano quali sono i propri punti di debolezza ovvero qual è la “compulsione” che ci caratterizza. La compulsione è un comportamento inconscio che non si riesce a controllare.
Facciamo un esempio. Si consideri una persona che è sempre portata a fare le cose in maniera perfetta, per cui vuole fare tutto in modo preciso, cercando di tendere verso la perfezione, e che non riesce a farne a meno. Ciò può essere sia un vantaggio che uno svantaggio, perché tendere verso la perfezione significa cercare di raggiungere qualcosa che in realtà non esiste… e quindi si innesca un circolo per cui si diventa schiavi di questi meccanismi. Ecco, questo è un esempio di una compulsione di una tipologia dell’Enneagramma.
Oppure, ci sono persone che non riescono a dire di “no”. Quando si chiede loro un favore, tendono a dire sempre di “sì” anche quando non vorrebbero. E quando un individuo comincia a rendersi conto della sua tipologia, della sua compulsione, si ritrova di fronte ad uno specchio e può capire che, in realtà, per cominciare ad evolvere e ad uscire da certi meccanismi, deve cominciare a sabotare questa stessa compulsione. Cioè, quando si rende conto che sono in atto queste dinamiche, può allontanarsene e scegliere altro.
L’Enneagramma è già uno strumento che sconfina sul piano spirituale; ci permette di riconoscere il volto dell’ego che si è creato nel corso della nostra crescita. Nel momento in cui si va a sabotare questo ego, si riesce ad accedere al vero io, alla vera essenza; quindi si riesce ad andare oltre la personalitàche si è costruita “in maniera artificiale”.
Come strumento decisamente più spirituale, e che permette di accedere alla propria vera essenza, c’è la meditazione, e la capacità di sospendere il pensiero. In effetti, consiglio di dedicare anche solo 5/10 minuti al giorno a questo spazio interiore in cui sospendiamo il pensiero, praticando meditazione come anche altre forme di yoga o attività che permettono di “staccare” i pensieri della mente.. cosa che purtroppo non siamo abituati a fare.
– Più specificatamente, la meditazione ha a che fare con l’autoanalisi?
Si tratta di due aspetti che andrebbero combinati. Ad esempio, ho seguito sia la PNL sia percorsi di meditazione e di carattere spirituale, e quello che riscontro è che quando si segue un solo percorso, ad esempio o solo quello della PNL o solo quello della meditazione, per quanto entrambi portino a dei risultati elevati, non è la stessa cosa di quando li si combina. Se facciamo sia un’autoanalisi con determinati strumenti, sia anche della meditazione per sospendere i processi di pensiero, allora si riesce a lavorare contemporaneamente su due piani importanti, quello che ha che fare con l’inconscio e i programmi mentali, e quello più sottile, fatto di energie meno “visibili”..
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