Nel momento in cui ci accorgiamo dei nostri limiti, siamo già un po’ più in là. In questa breve intervista, Igor Sibaldi affronta il tema “accettazione dei propri limiti e difetti”.
– Come prendere coscienza dei propri difetti e limiti? Come accettarli e superarli?
Se presi sul serio, è quanto di più tormentoso possa esserci e, allo stesso tempo, di più prezioso. Tormentoso, perché i limiti danno estremamente fastidio, e con i difetti e gli errori in genere, nel momento in cui si va a toccarli, producono un intenso disagio. Tuttavia, c’è un premio che attende colui che comincia a scoprirli. Non appena tu scopri un tuo limite, l’hai già superato: non ti saresti accorto che è un limite, se non avessi visto qualcosa più in là: una parte di te, che stai cominciando a scoprire.
Quindi l’accettazione dei propri limiti è quanto di peggio possa capitare a un individuo. Quando accetto un mio limite, vuol dire che io non sono me stesso… ma sono solo una piccola percentuale di me, generalmente in omaggio a quelle che sono le richieste della mia età circostante. Ma non sono io, quello non è me, sto imbrogliando. Se invece arrivi ai tuoi limiti, li scopri, pur magari soffrendo e attraversando un bel tormento, allora già dal giorno dopo cominci ad accorgerti che tutto quanto sta cambiando. Se riesci ad oggettivizzare il tuo limite, tu sei già oltre.
– Quindi se accetto i miei limiti, non sono autentico?
Perché imbroglieresti: se io accetto i miei limiti, significa che in qualche modo li sto vedendo e quindi che sono già più in là. Allora, il mio compito è quello di raggiungere la parte in là di me, che è oltre quel limite e che per fortuna sono riuscito ad intravedere. Se invece mi dico: “Ah no, questo è un mio limite e sono contento così” allora sto mentendo spudoratamente con me stesso, e non potrò che soffrire a riguardo.
Naturalmente, la cosa migliore per quanto concerne i limiti è agire nel modo che Castaneda indica come agguato: cioè la caccia continua. Andarsene in giro praticamente cercando di sorprendere i propri limiti. Non è facile, non basta sedersi e mettersi a pensare per scoprire un proprio limite; occorre necessariamente incontrare cioè, come ho precisato altre volte, incontrarsi con gli altri.
Da solo, senza l’incontro con l’altro, è difficile che tu possa accorgerti di un tuo limite..
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