In questa intervista, Luca Gazzetti ci parla dei traumi infantili, delle cause profonde che possonono averli determinati, e di come affrontarli con consapevolezza.
– In che modo i traumi infantili possono influenzare il nostro presente?
Questo argomento deve essere affrontato da un punto di vista karmico. Infatti, Il trauma infantile è in genere un evento necessario per ristabilire e ricostituire quello che è il profondo clima emotivo dell’individuo, con i relativi condizionamenti; Il trauma infantile ha questa necessità per poter proseguire un percorso interrotto nella vita precedente.
Il fatto di nascere in una data famiglia, con determinati genitori che ci forniscono il nostro patrimonio di DNA, è necessario anche per usufruire di un particolare patrimonio dal punto di vista emotivo. Questo, in qualche modo, determina il terreno delle nostre esperienze durante le nostra vita.
– In che senso? Puoi essere più specifico?
Cioè vengono posti dei paletti, dei limiti, si definisce l’ambito emotivo in cui ci possiamo muovere. Questo è determinato da una parte dal corredo genetico dal punto di vista fisico, e dall’altra dall’ambiente famigliare, cioè dalle persone che ci circondano fin dalla prima infanzia; costoro ci aiutano a costruire, o meglio a ricostruire l’ambito che sarà l’area emotiva dalla quale procederemo nella nostra vita.
– Qual è il primo passo da fare per superare effettivamente questi conflitti che si creano nell’infanzia?
Prima di tutto occorre rendersi conto di questo tipo di condizionamenti. Bisognaportare l’attenzione su quelli che sono gli aspetti ricorrenti e ricorsivi che viviamo nelle nostre esperienze quotidiane, in particolare su quelli più dolorosi, che ci procurano maggiori disagi.
– In che modo tutto ciò determina il superamento del trauma?
Occorre determinare quelli che sono i denominatori comuni del nostro agire, del nostro essere nella vita e del nostro porci in relazione con gli altri; si può portare un’attenzione focalizzata su tali aspetti, per riconoscerli e identificarli. Questo è il primo passo, l’ingrediente fondamentale. Il secondo passo, è quello di esprimere una direzione in senso opposto, cioè rompere questo tipo di accerchiamento e di coazione a ripetere.. e introdurre una modalità di segno contraria rispetto alla precedente.
Al di là dell’emersione nella coscienza degli aspetti irrisolti, il farmaco veramente risolutivo, quello che veramente può portare a maturazione gli aspetti che in qualche modo risultano congelati e quindi rimasti ad uno stato immaturo, è l’intervento della nostra Anima, del nostro Sè Superiore, senza il quale qualsiasi sforzo di volontà risulta vano e insufficiente.
– Come, esattamente, interviene l’anima?
L’Anima va chiamata in causa. Finché non lo si fa, rimane un osservatore distaccato dalle vicende della personalità. Nel momento in cui viene chiamata in causa, allora subentra una identificazione con l’Anima stessa la quale diviene attore protagonista della nostra esistenza e della nostra coscienza.
– Quindi la nostra volontà e il nostro intento hanno un ruolo importante…
sì, ma attenzione: l’uso della volontà è di richiamo, di attenzione verso la nostra Anima, e non per forzare una situazione opposta a quella che genera il nostro disagio..
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