Reprimere le emozioni o riversarle verso l’interno senza liberarle può provocare tragedie e catastofi, sia verso il prossimo che verso sé stessi.
Spesso, quando la TV ci mostra un’intervista con i vicini di qualcuno che, colto da un raptus, ha ucciso, sentiamo dire: “non capisco, era una persona così tranquilla”… “Forse” non era tranquilla, ma repressa… “Emozione” deriva dal latino emovere: muovere da dentro verso il fuori. Dunque, un’emozione si genera dentro di noi e vuole uscire, essere “espressa” (da ex-premere, premere fuori): bloccarla equivale a tappare un vulcano pronto a eruttare. Può diventare una catastrofe. Non perché sia “buona” o “cattiva”, ma perché è “tanta”: anche una gioia enorme può causare un infarto.
In molti siamo stati “educati” a ricacciare indietro le emozioni per motivi del tipo “i maschi non piangono”, “la collera è vergognosa”, “la paura è dei codardi”, “una persona evoluta controlla le sue emozioni (o non ne ha)”… E forse qualche volta abbiamo avuto la sensazione di soffocare, di stare per esplodere. Ovviamente, e fortunatamente, ben pochi sbottano con un omicidio, ma in molti trasformiamo le e-mozioni in im-mozioni, cose che si muovono dentro e, poiché sono comunque movimento, da qualche parte devono andare: e dove, se non nei nostri organi, facendoli ammalare?
Sempre la TV, la scorsa estate, parlò di un giovane annegato nel tentativo di salvare una ragazza e un giornalista commentò che, se quel giovane non fosse morto, il fatto non avrebbe colpito così tanto. Già, ci lasciamo emozionare prevalentemente dalle disgrazie o dalle guerre: una scena di pace non fa scoop. Non ci rendiamo conto che, appartenendo alla sfera immaginativa (la razionalità è “fredda”), le emozioni sono la benzina che alimenta il potere attrattivo di ciò che immaginiamo… In quanto generate dentro di noi, le emozioni sono quanto di più personale abbiamo e possiamo offrire al mondo. Nessun’opera può dirsi d’arte se non emana e induce un’emozione.
Un evento vissuto senza emozione ci trapassa da parte a parte e difficilmente diventa esperienza. È per questo che ho messo a punto un corso che intende utilizzare le emozioni per realizzare i propri desideri, intitolato “A modo tuo”. Ti sembra un obiettivo “egoico”? A me sembra che esprimere ciò che vogliamo richieda più responsabilità e impegno che non lamentarci.Se davvero vogliamo la pace, non sarà più diretto dire sì alla pace? Dire no alla guerra è pur se mpre una guerra e ci focalizza sulla guerra… Se ti va e il discorso ti intriga, vieni alla Corte Celeste: ne parleremo….
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