Un omaggio al grande ricercatore spirituale Piero Scanziani, ormai scomparso. Questo suo testo è un saluto vivo, caro e intenso, all’interno del quale l’autore ci svela un segreto che aveva compreso anche prima di arrivare là dov’è ora: il tempo artificiale.
Tutto il giorno siamo in lotta con il tempo. Dobbiamo svegliarci ad una certa ora, poi correre di qua o di là, ad una certa ora si mangia, ad una certa ora si ha l’appuntamento, alla sera gli spettacoli hanno il loro orario e l’hanno i treni, gli aeroplani, i piroscafi, infine il sonno ha la sua ora ineluttabile. Noi siamo di continuo a tu per tu col tempo, eppure il tempo non esiste, è artificiale. Forse l’ha fabbricato Galileo a Pisa. Non esiste il tempo che si possa vedere o udire, non esiste il tempo palpabile. Nel tempo v’è qualcosa di sfuggente e quando ti metti a cercarlo, non lo trovi da nessuna parte.
Ognuno sa cos’è il tempo, ma se qualcuno ci domandasse cos’è, non sapremmo rispondere. Perfino l’orologio non sa indicare il tempo: indica solo lo spazio sul quadrante e noi fingiamo che sia tempo. Il nostro tempo non è che un modo di pensare. Pensiamo ad ogni istante: “Adesso, prima, dopo”. Se cessassimo di rimuginare questi tre pensieri (forse gli animali li ignorano), il nostro tempo non esisterebbe più. È solamente un’idea che ci hanno messo in testa, specie negli ultimi cent’anni, dopo averla ripartita in 24 ore del giorno, in 60 minuti dell’ora e in 60 secondi del minuto. L’hanno ripartita in millenni e secoli, l’hanno divisa in lustri, anni, mesi, settimane, l’hanno ritagliata in decimi di secondo, frantumata in centesimi, millesimi, milionesimi.
Oggi hanno fabbricato clessidre, meridiane, orologi, sveglie, sirene perché nessuno sulla Terra dimentichi l’idea del tempo, perché tutti ne siano contemporaneamente avvertiti: “Attenzione: adesso dobbiamo credere tutti che è mezzogiorno, adesso invece tutti dobbiamo credere che è mezzanotte”. E tutti, obbedienti, guardiamo al polso il cronometro che c’incatena al tempo e lo regoliamo secondo il comando. Il passato, il presente, l’avvenire: questo è il tempo. Ma dov’è il passato? Se abbiamo lasciato qualcosa nello spazio, possiamo andarla a riprendere, foss’anche in Australia, ma se l’abbiamo lasciata nel tempo, non la ritroviamo più. Dov’è il bimbo che fummo e l’adolescente, dov’è il giovane di ieri? Non li possiamo ritrovare perché il passato non esiste. Nemmeno l’avvenire esiste: diciamo domani, ma domani è sempre davanti a noi e non lo raggiungiamo mai. Il domani resta inesistente, finché non si muta in oggi. Tutto intorno a noi si muove, anche le montagne, in una metamorfosi della sostanza terrestre, come un figlio nel grembo materno. Tutto, trasformandosi, si ordina per una nuova vita. Ciò avviene nello spazio e noi l’abbiamo camuffato da tempo, dandogli una falce e offrendogli le nostre teste da tagliare. Ma chi decapiterà il testimone? Egli sta altrove e guarda sorridendo. Non siamo mai nel passato. Mai siamo nell’avvenire: solo il presente esiste.
Nessuno ha mai vissuto, né vive, né vivrà fuori dal presente. Nel presente stanno anche la Terra e il Sole che dovrebbero determinare il tempo: invece anch’essi si muovono solo nello spazio. Passano i giorni e ci pare sempre sera, le settimane corrono coi mesi, galoppano gli anni. Il tempo non c’è, ma ci han convinti che passa e che ci uccide. Ci han detto: passa come un fiume. Ma un fiume quanto passa, tanto arriva. In verità non c’è che l’adesso, immobile. Ciò ch’è trascorso s’illumina soltanto se la memoria ce lo porta nell’adesso, altrimenti è sepolto nell’oblio. Ciò che è da venire s’illumina soltanto se la speranza (o il timore) ce lo porta nell’adesso, altrimenti è nelle nebbie dell’incerto. L’adesso sembra effimero, invece non ha fine. Già da quaggiù noi conosciamo, col presente, la dimensione dell’eternità. Il presente è perenne e l’illusione del tempo, nel suo scorrere, viene a lambirlo.
L’Arte della longevità insegna come mangiare e dormire, respirare, ringiovanire, amare ed essere amati, trovare e ritrovare l’abbondanza, l’interesse per il mondo e le gioie dell’esistenza, nei consigli dei maggiori esperti orientali e occidentali.
L’Arte della giovinezza è un aiuto per il passaggio dall’adolescenza alla giovinezza: venti adolescenti di diversi paesi si ritrovano in un campus a St. Moritz per scrivere un Manuale di metodi pratici ed efficaci per rendersi economicamente indipendenti, trattare al meglio gli adulti e ottenerne il consenso, accrescere ingegno e memoria, studiare rapidamente e con facilità, superare esami e concorsi, eliminare tensioni e timidezze, irrobustire la salute, dedicarsi all’amore e alla coppia, eliminare le droghe.
L’Arte della guarigione sostiene che per curarsi e guarire non basta cacciare il male dal corpo, occorre snidarlo dalla psiche. Nel libro s’apprende come ridere, medicina salutare e naturale; come eliminare i ritornelli negativi; come badare all’igiene psichica, curare il sonno, trasformare la paura in coraggio, mutare il tempo che passa in tempo che arriva… Colonna portante dei tre libri è lapsychognosis di Scanziani: una via per entrare dentro di noi, dov’è la stanza dei bottoni che guidano la nostra vita e la possono rendere gioiosa e luminosa..
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