Dal Sentiero (the Pathwork) di Eva Pierrakos, una prospettiva per una nuova visione della sessualità.
Il modo umano di percepire è dualistico e ci porta al conflitto e alla sofferenza. Sessualità/Spiritualità, Carnale/Divino, Materia/Spirito sono normalmente intesi come poli contrastanti e conflittuali (o l’uno o l’altro), e non come poli di una totalità (l’uno e l’altro). Se invece di escludere un polo, ambedue fossero accettati come esistenti, allora essi possono essere unificati. Se percepiamo gli opposti come due aspetti della stessa cosa, la riconciliazione è possibile.
Per rendere più tangibile la visione non-dualistica applichiamolo alla polarità fra il carnale e il divino.
Una delle esperienze che esprimono al meglio l’anelito al divino èl’amore. “La parola amore è la più grande che possiamo pronunciare”. Così si legge in uno dei tantissimi testi che circolano tramite la posta elettronica. E inoltre: “Parlare d’Amore significa parlare di Dio, perché Dio è Amore”. Si, non ne dubitiamo. È una verità accettata, soprattutto in un paese cattolico.
Sappiamo anche che l’Amore divino si manifesta non solo nella comunicazione con Dio, ma in tante forme, ad esempio nei rapporti fra genitori e figli, nei rapporti di amicizia, così come nel rapporto con i propri ideali, con la propria patria o il proprio paese – e nelle relazioni intime soprattutto.
Amore e sessualità
Allora, a questo proposito, la sessualità – come la collochiamo? Sappiamo che ha a che fare con il rapporto intimo, con l’amore per il partner . Ma se Dio si manifesta attraverso l’Amore, che cosa c’entra la sessualità con Dio? Verrebbe facile dire: niente. Oggi la sessualità è diventata una merce: con il soft porn si vendono macchine, orologi, gelati,… nei varietà in TV, via stampa, o nelle strade delle città. Da tanti la sessualità è vissuta con paura e vergogna per le violenze subite essendo divenuti oggetto del desiderio di uno più forte. Altri, che hanno interiorizzato i precetti di una educazione religiosa, credono che amare Dio significa negare la propria sessualità. Ritengono conseguentemente, che per essere spirituali bisogna divorziare dai propri istinti.
Scuote gli animi vedere cosa produce l’unione fra sessualità e crudeltà come è avvenuto nei campi di concentramento tedeschi o, poco tempo fa, nella prigione Abu Ghraib a Baghdad: rivela la parte più oscura di ciò di cui l’essere umano è capace. Si potrebbe dire che il sesso è, al meglio, un piacere fuggente; al peggio è espressione del male. C’è, però, una parte nel fondo del nostro cuore che sa che non può ridursi tutto a questo.
A questa voce interiore ha risposto la Guida, entità disincarnata, che ha parlato tramite Eva Broch-Pierrakos tra gli anni cinquanta e il 1979 lasciandoci, tra gli altri, questi meravigliosi messaggi: “La sessualità è sacra.”… “La sessualità è l’espressione più immediata della forza vitale, è potere involontario, istintivo. È un’espressione della coscienza che si estende verso la fusione. E la fusione, o l’unificazione con il Tutto, sono lo scopo della Creazione.”
“La vera, vibrante esperienza è il tentativo di percepire la multiforme realtà dell’altra persona. È il desiderio di conoscersi, rivelarsi l’uno all’altro, farsi scoprire e scoprire il vero Essere nell’altro.”
(Eva Pierrakos – La Guida)
“…all’alba, quando la notte aleggia ancora nell’aria e il giorno non è ancora pieno, quando la distinzione fra tenebra e luce non è ancora netta e per qualche momento l’uomo, se vuole, se sa fare attenzione, può intuire che tutto ciò che nella vita gli appare in contrasto, il buio e la luce, il falso e il vero, non sono che due aspetti della stessa cosa. Sono diversi, ma non facilmente separabili, sono distinti, ma ‘non sono due’. Come un uomo e una donna, che sono sì meravigliosamente differenti, ma che nell’amore diventano Uno.” (Tiziano Terzani – Un altro Giro di Giostra)
Facciamo un esempio: un rapporto maturo è possibile solo quando vi è reciprocità, quando ambedue i partecipanti si sostengono, si nutrono, prendono e ricevono reciprocamente. Ma esiste in noi, più o meno dolorosa, la ferita dell’infanzia. Se la mancanza di soddisfazione di allora non è integrata e accettata, e pertanto continua a sopravvivere nel subconscio come una fame vorace, il partner non può essere visto come veramente è, con le sue qualità e i suoi limiti.
L’attrazione è diretta all’immagine fabbricata dalla nostra mente di come lei o lui dovrebbero essere per soddisfare i nostri bisogni – veri o immaginari – e quindi salvarci dal dolore subito nell’infanzia. La vera persona è ignorata o negata. Noi insistiamo nella nostra illusione e per forza saremo prima o poi delusi per arrabbiarci, ritirarci o rassegnarci se questa non si realizza.
L’amore non è amore ma copre tutt’altro genere di emozioni, come la dipendenza, il bisogno di dominare, controllare, o manipolare; in breve: un tale tipo di amore è una forma della negatività. Il partner viene o idealizzato o sminuito. Il piacere dell’energia vitale si lega alla negatività e questo “matrimonio” si manifesta in ugual misura nell’atto sessuale e nella vita della coppia. O agiamo il sesso senza amore, o diventiamo anestetizzati e asessuati.
L’energia sessuale e la negatività
“Gli aspetti nascosti vengono magnetizzati ed energizzati dalla corrente sessuale, determinandone,
perciò, la direzione. Quando questa direzione è negativa, e perciò negata a causa della vergogna, sia il processo di sviluppo, che la vitalità dell’individuo ne soffrono. La potente energia creativa inerente all’espressione sessuale crea condizioni tali, che tutti i tratti caratteriali e gli aspetti più nascosti della natura di un individuo vengano alla luce.” (Eva Pierrakos – Unione Creativa , Il sentiero della coppia)
Non è l’energia sessuale in sé ad essere il male, come religioni e filosofie ci dicono. È il male ad inquinarla e a separarla dalla sua origine divina. Siccome nel profondo temiamo che la negatività sia la nostra unica e vera identità noi la neghiamo e la rimuoviamo della consapevolezza. Gli aspetti di negatività inconscia hanno invece bisogno di essere scoperti ed accolti. Negli antichi miti, ci ricorda Rilke, i draghi si trasformano all’ultimo momento in principesse. Questa trasformazione è al cuore di questo “meraviglioso metodo per liberare e purificare i vostri istinti, in modo da poter rivitalizzare la vostra vita”.
La Guida ha usato il nome di ‘Pathwork’ (lavoro sul sentiero) per descrivere la pratica del metodo
proposto. Infatti, è un ‘lavoro’ accettare i difetti caratteriali per trasformarli ed espandere l’identità,
per vedere la realtà e non le proprie illusioni, o almeno saperne la differenza. Nella sfera terrena
in cui viviamo, i rapporti sono fatti di piacere e dolore, felicità e delusione. Chi ha imparato a
gestire le proprie emozioni senza colpevolizzare l’altro è pronto per un rapporto maturo. È pronto
ad affrontare il dolore che vive dentro di sé e in ugual modo il dolore che gli/le arriva dell’altra persona. Questa è la crescita sul sentiero spirituale.
Grazie ad un lavoro simile la persona diventa capace non solo di tollerare il dolore, ma soprattutto
il “piacere supremo” dell’unione di carne e spirito. L’esperienza sessuale si ‘purifica’. Può essere completa e oltrepassare i confini del tempo e dello stato di separatezza, nei quali la nostra mente limitata ci chiude. L’energia sessuale diventa, così, un’espressione della coscienza che si estende
verso la fusione; così le vengono ridate significato e dignità, raccogliendo nella sua essenza divina
la totalità delle forze creative.
L’evoluzione dell’essere umano va verso l’integrazione fra spiritualità e sessualità affinché non accada mai più il matrimonio maligno della sessualità con la violenza come ad Auschwitz o Abu Ghraib; affinché l’aggressività umana possa ritornare alla sua essenza divina: una potente energia capace di scuotere schemi e condizioni fisse, effettuare cambiamenti e creare, invece di distruggere, la vita..
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