La Vita come Fenomeno Quantico – II

Comprendere i fenomeni quantici significa comprendere i meccanismi della manifestazione della realtà… Prima lezione, seconda parte.

3) I sistemi quantici

La parte che segue adesso richiede maggiore attenzione. Se volete potete passare al punto (5), più avanti, ma se invece volete avvicinarvi un po’ di più a capire la realtà che vi circonda, leggetela e cercate di capirla.

Il cuore del concetto quantico
In un sistema quantico la misurazione è un processo partecipativo alla realtà. Per capire ciò pensiamo al fatto stesso della nostra esistenza. Possiamo conoscere quello che è il mondo solo perché vi stiamo vivendo. E vivendo percepiamo, ed allo stesso tempo modifichiamo il nostro mondo facendolo passare dalle potenzialità all’attualità.

Quello che percepiamo è dovuto al fatto che siamo viventi. Siamo origine della nostra realtà per il fatto stesso di esisterci. Non possiamo conoscere come sarebbe stato il mondo se noi non fossimo mai esistiti. Partecipare significa anche un potere: noi siamo all’origine della nostra realtà, in quanto la nostra presenza è necessaria perchè le potenzialità divengano realtà.

Ma cosa è la “realtà”? Una definizione ci porta inevitabilmente al suo punto di partenza: il soggetto che pensa, la coscienza. Il “reale” si costruisce nel nostro cervello. Quello che il cervello costruisce, come interpreta, costruisce la nostra realtà. Questa realtà, inoltre, è più della somma delle sue parti in quanto ogni definizione di “parte” è relativa al soggetto che la fa.

Due punti molto importanti caratterizzano i sistemi quantici:

a) Il dire che una cosa è in un punto preciso, il misurare (che implica un confrontare) è alla base della nostra percezione del mondo come fatto di parti separate. Abitualmente diciamo che siamo nel mondo perchè percepiamo delle cose attorno a noi.

Linguisticamente utilizziamo il verbo “essere” accompagnato dall’avverbio di luogo “ci”: “una cosa c’è”. In un approccio quantico, perchè un oggetto esista in maniera distinta deve poter essere misurata la sua presenza in un posto.

Ma:

b) Quello che caratterizza la realtà quantica è anche un altro elemento: misurare influenza la realtà – Il misurare è infatti sempre relativo e decide quel che percepisco della realtà stessa (ne “riduce” le possibilità).

Esempio1: Se voglio misurare se un cioccolatino è buono, lo devo mangiare, ed il cioccolatino subisce una trasformazione irreversibile.

Esempio2: per vedere se una lampadina funziona l’unica maniera per averne la certezza è accendendola; così facendo la sto anche in realtà utilizzando e quindi consumandola.

Esempio 3 – applicazione alla psicologia: anche i sistemi psicologici e sociali sono influenzati dall’osservatore, e non possono essere misurati in maniera “neutra”. Infatti misurando alcune cose modifico la realtà soggettiva e le reazioni.

Un esempio di come costruiamo la percezione di una realtà “ridotta” sono i nostri “valori” che sono più correttamente definibili come dei “metri di misura”. Infatti un modo di dire comune è: “quello misura solo la vita in soldi”. Invece: Per quell’altro è importante solo “X” (amore, conoscenza, etc…). Se misuro la vita sotto forma di soldi (ad esempio), avrò comportamenti diversi che se la misuro sotto forma d’amore o di conoscenza.

E i percorsi di vita sono legati quindi anche a ciò che misuro della vita:
– Se misuro la realtà sotto forma di soldi, sarò portato ad azioni specifiche per poter sapere quanto vale ogni mio momento e mi creerò una vita basata su quel che posso misurare (i soldi).
– Se misuro la realtà sotto forma di amore, mi creerò una vita basata su quel che posso misurare (l’amore).

Il mio percorso sarà diverso. E potrà accadere che (questo è ovviamente solo un esempio):
– quello che misura la vita in soldi si stupirà di trovare nella vita poche occasioni di amore
– quello che misura la vita in amore si stupirà di trovare occasioni di soldi

Più spesso di quanto si pensi (in realtà sempre) misurandola influenzo la realtà attorno a me in una direzione unica. Questo avviene anche ad altri livelli. Ad esempio, se poniamo attenzione ad una nostra emozione per “prenderne coscienza” cambiamo il nostro stato mentale ed ingeneriamo inoltre una serie di reazioni biochimiche che in realtà ricreano fisicamente l’emozione… Questo a sua volta modifica il sistema stesso (noi) dove l’emozione è nata.

La frase “il significato di un’azione si vede nella realtà” vuol dire la stessa cosa: operando io ho una risposta dalla realtà sul significato della mia azione, e nello stesso tempo influenzo la realtà.

I sistemi quantici sono quindi sistemi normalmente caratterizzati da una dualità tra:
– un insieme di possibilità (la cosiddetta “funzione d’onda”)
– la possibilità unica che verifichiamo a seguito di una misurazione (“il corpuscolo”)

Il fatto che un insieme di possibilità si trasformi in un elemento solo, fa sì che a seconda del punto di osservazione e dell’esperimento che decidiamo di effettuare percepiamo cose differenti ed influenziamo il sistema stesso (successivamente il sistema è in uno stato differente). In altre parole la nostra misurazione influenza il sistema stesso, ovverosia la nostra osservazione determina le potenzialità che si manifestano. In questa maniera noi creiamo la nostra realtà.

Anche i sistemi sociali, di persone e della vita umana in genere rispondono a questi principi. Il metro di misura che adottiamo per la vita è importante e ci condiziona. I principi di questo corso hanno quindi applicazione quotidiana. Le considerazioni di cui sopra sono anche alla base ad un fenomeno di cui parleremo in una delle prossime lezioni: l’effetto Quantum Zeno. L’effetto Quantum Zeno significa più specificatamente che la nostra attenzione influenza il sistema. In altre parole è come se ci guardassimo allo specchio e chiamassimo quel che vediamo “realtà”. Ma è il nostro guardare lo specchio che blocca di fronte a noi l’immagine che guardiamo.

Da dove viene questo concetto di misurazione? Il concetto di “misurazione che influenza il sistema” viene dalla fisica. In fisica è famosa la dualità particella – onda: la luce, misurata in una maniera, si comporta come un’onda, misurata in un’altra maniera come una particella, come se non fosse mai stata un’onda.

Un’interpretazione della fisica moderna ha risolto il dilemma affermando che la luce è al contempo un’onda ed una particella, o se lo si preferisce, non è nessuno dei due, ma è il nostro misurare che “collassa” la funzione d’onda in un’unica posizione. Esiste probabilmente una realtà più profonda (ordine implicato) che ci sfugge. In altre maniere noi “partecipiamo” alla situazione ed il misurarla (porci domande sulla sua esistenza) la porta in una direzione specifica.

Qualora noi non effettuiamo tale misurazione, il fotone è invece in tutte le posizioni possibili. Queste possibilità non sono solo teoriche, ma anche pratiche: infatti se un fotone ha uguali probabilità di passare attraverso due fessure, se ne misuriamo la posizione passa in una sola fessura, mentre se non lo misuriamo è come se passasse in entrambe. Anche se apparentemente paradossale, ciò è dovuto al fatto che il sistema non è determinato.

Se si desidera chiarire quale è la posizione di un oggetto, ad esempio la posizione di un elettrone, bisogna descrivere una esperienza che misuri la “posizione di un elettrone”; altrimenti l’espressione non ha senso (Werner Heisenberg – 1927)

(Continua)

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