La nuova scienza mette in campo la Coscienza che tramite spazio, tempo ed energia, dà forma all’Universo.
La fisica moderna si divide in due branche che sono caratterizzate da due modelli di pensiero decisamente differenti. La fisica relativistica, seppure rappresenti una buona descrizione di eventi fisici che accadono intorno a noi, non spiega tutto. Einstein infatti descrive l’Universo in modo relativistico indicando con questo termine il fatto che un evento fisico possa essere percepito, da due persone differenti, in due modi totalmente diversi, relativamente alla loro posizione spazio temporale. Prendiamo per esempio il banale effetto della sirena della polizia che in automobile arriva di fronte a noi e poi si allontana a grande velocità. Noi udiamo il sibilo della sirena a tonalità decisamente acute mentre viene verso di noi e poi, quando si allontana, i toni diventano più cupi. In altre parole è come se la frequenza corrispondente al suono che percepiamo variasse rispetto all’avvicinarsi od all’allontanarsi da noi, della sorgente di rumore. Questo effetto denominato Doppler in realtà non viene percepito da chi guida l’auto con la sirena che, in realtà, sente sempre lo stesso tipo di rumore. Dunque per Einstein la visione della realtà dipende dal tuo punto di vista. Ma si sa. Einstein era credente e profondamente religioso. Diceva che Dio non poteva aver creato un Universo complesso perché tutto era semplice: Dio non giocava a dadi.
Completamente differente era la posizione di Niels Bohr che riteneva che l’Universo fosse quantizzato o meglio che i valori dell’energia fossero descrivibili non come un continuum, in cui tutti i valori fisici e matematici fossero accettabili. L’energia per Bohor era … a scalini… La fisica quantistica ritiene che l’energia non sia descrivibile come qualcosa che puoi ottenere aprendo un rubinetto. Più lo apri e più ne viene fuori, come ad una fontana. In realtà la fisica quantistica dice che più apri un rubinetto e più gocce di energia verranno fuori. Una goccia OK, due gocce OK, e una goccia e mezzo? No una goccia e mezzo di energia non la puoi avere. Devi scegliere od una o due gocce ma una goccia e mezzo no, perché certe piccole parti dell’energia, non sono divisibili oltre un certo limite, sono cioè dispensate a pacchetti. Ma Niels Bohr è marxista leninista e non crede in Dio, e risponde ad Einstein che Dio non gioca a dadi altrimenti perderebbe.
Sono tempi di grandi scoperte per la fisica ma tempi di grandi contestazioni. Si contesta ad Einstein che la relatività è relativa mentre Heisenberg, lo scopritore del Principio di Indeterminazione, si interroga sul fatto che il determinismo marxista cozzi brutalmente contro la sua scoperta che mette in mostra come, al di sotto di una certa piccola misura, non si riesca a vedere, cioè a determinare niente. Insomma Einstein ti dice che se vedi una cosa, non devi credere a quello che vedi perché la realtà si è distorta e tu ne registri una spetto decisamente erroneo. La quantistica ti dice che è inutile cercare di capire come è fatto un oggetto che stai osservando perché mentre lo guardi lo perturbi e lui ti ridarà una sua visione di sé, completamente diversa da quella reale.
Le due visioni della fisica: quella quantistica e quella relativistica, hanno però alcuni punti in comune. Per Einstein Dio non vuole essere guardato negli occhi ed ha inventato una serie di sbarramenti fisici perché ciò non accada. Una torre di Babele fisica dove i fisici che cercano di raggiungere la verità vengono confusi, nelle loro lingue, da Dio stesso, geloso di rivelarsi. Per i quantistici Dio non esiste e dunque il fatto di non riuscire a capire fino in fondo l’Universo dipende dalla natura stessa dell’Universo, creata probabilmente casualmente e non causalmente. L’unica volontà esistente per la quantistica è una volontà involontaria. Quella delle leggi della fisica e non quelle delle leggi di Dio. Ma per tutte e due le teorie c’è un vero e proprio punto in comune. Un punto in comune filosofico. L’uomo, che abita questo Universo non può in nessun modo interagire con le leggi dell’Universo stesso. In un caso Dio glielo impedisce e nell’altro caso risulta soggiogato dalle leggi fisiche create casualmente.
Tutti e due i punti di vista hanno un riscontro matematico e sperimentale oggettivo ma nessuno dei due punti di vista è in grado di spiegare tutto. In particolare, quando si va a fare misure sul mondo microscopico si scopre che non si riesce a capire come mai un elettrone a volte si comporti come onda ed a volte come particella. Così ci si accontenta di dire che è tutte e due le cose. Da queste due fisiche vengono esclusi tutti quei fenomeni che sembrano irripetibili, che accadono cioè una volta sola. Si sostiene peraltro che tutto ciò che non si vede e non si misura, non ci interessa, come se fosse inesistente. Le due fisiche sono così costrette ad eliminare tutto ciò che sia a loro incomprensibile e per sopravvivere sono costrette a sostenerne la non esistenza. Tutto ciò che oggi viene definito paranormale per la fisica non esiste, tutto ciò che rappresenta un fenomeno strano ha come unica possibilità di essere accettato e di essere preso in considerazione nella possibilità che si tratti di un “miracolo”, o di un qualcosa che non potrà mai più accadere (qualcosa di improbabile).
Ma un bel giorno…
Ma un bel giorno, un giovane fisico americano di nome Bohm elaborerà una ipotesi di lavoro veramente interessante. Bohm è un fisico quantistico ma vede all’interno della quantistica la possibilità di spiegare alcuni fenomeni che la quantistica stessa non spiega, descrivendo l’Universo come un grande ologramma. Secondo Bohm l’Universo è come un grande film di cui gli umani sono gli interpreti ma anche gli spettatori, e questo duplice ruolo, li mette nelle condizioni di non capire chi in realtà essi siano fino in fondo.
Tutto parte da un’osservazione che ha fatto un altro fisico francese di nome Aspect, che ha dimostrato come due particelle subatomiche come due fotoni o due elettroni possano parlare tra loro a distanza infinita in modo immediato, superando cioè i limiti della velocità della luce. Ciò poteva significare due cose: o che la velocità della luce non era un limite fisico oppure che le due particelle subatomiche erano intimamente legate tra loro al di là di spazio e tempo. Siccome la velocità della luce rappresenta un limite e su questo non ci sono più dubbi, la seconda ipotesi era la strada da percorrere. Ma questo voleva dire che i due fotoni in realtà erano un unico fotone o meglio non esisteva né lo spazio, né il tempo, né energia che li dividesse. I due fotoni in altre parole erano situati in un luogo unico, erano sovrapponibili tra loro e quindi erano due manifestazioni della stessa cosa. Ma come era possibile ciò?
Pribram era un neurofisiologo contemporaneo di Bohm che stava studiando il funzionamento del nostro cervello. In quegli anni i suoi lavori dimostravano che il cervello umano legge l’Universo come se si leggesse un ologramma cioè una figura che contiene tutte le istruzioni tridimensionali dell’intera immagine in un unico punto dell’immagine stessa. Ed ecco arrivare la formulazione finale. L’Universo era unimmenso ologramma in cui lo spazio, il tempo e l’energia, altro non erano che finzioni o meglio immagini di una realtà virtuale non reale. Pribram sosteneva che il nostro lobo sinistro del cervello legge gli eventi come su un cd, uno dietro l’altro. E crede che gli eventi accadano quando vengono letti. In realtà, chiunque può constatare come gli eventi siano scritti già tutti sul cd e possano essere letti tutti anche contemporaneamente. Non esisterebbe passato, presente e futuro se non all’interno del nostro cervello che legge un evento dopo l’altro, credendo che accadano in sequenza.
Questo nuovo modo di vedere la realtà aveva alcune importanti implicazioni sia filosofiche che teologiche e fisiche ovviamente. In questa teoria lo spettatore è anche il regista dello spettacolo (esiste cioè il libero arbitrio cosa negata sia dalla relatività che dalla quantistica). Bohm non ha tutte le risposte ed è per questo che lo troviamo assieme a Krishnamurti scrivere un libro intervista nel quale il fisico ed il filosofo orientale si domandano e si chiedono sull’Universo. Oggi forse siamo ad una svolta che perfeziona le idee di Bohm e le completa. La sua fisica infatti non andava contro né alla quantistica né alla relatività ma le comprendeva tutte e due in modo completo.
La nuova fisica
L’ipotesi finale che oggi, chi scrive è in grado di proporre è la seguente. L’universo si basa su quattro assi cartesiani o meglio su quattro aspetti della realtà che sono lo spazio, il tempo e l’energia che rappresentano la realtà virtuale, ed esiste poi la Coscienza che rappresenta la realtà reale. Virtuale non vuol dire che non esiste o che è magia, ma semplicemente che è mutevole e modificabile. La realtà reale invece è, è stata e sarà sempre eguale. Tale aspetto di questa quarta situazione la si descrive come indescrivibile. In altre parole non esisterebbe nessun algoritmo matematico in grado di descrivere qualcosa che non cambia mai. Mentre in realtà lo spazio, il tempo e l’energia possono subire mutazioni ed è per questo che sono descrivibili da descrittori precisi e matematicamente corretti. D’altro canto la presenza della Coscienza garantisce l’esistenza del libero arbitrio. Infatti sarebbe la Coscienza, all’inizio, a creare lo spazio, il tempo e l’energia.
In quest’ottica la Coscienza sarebbe quella cosa che Einstein chiamava DIO. La Coscienza, all’inizio dei tempi avrebbe voluto acquisire conoscenza di sé ed è per questo che, per osservarsi, avrebbe avuto bisogno di qualcosa simile ad uno specchio. Ha creato così lo spazio, il tempo e l’energia, come immagine del Sé. La Coscienza vuole acquisire Conoscenza di Sé.
Dunque il discorso fisico scivola in quello filosofico: Bohm sostiene in qualche modo con Pribram che l’uomo è totalmente virtuale ma che esiste anche una Coscienza da qualche parte. Noi diciamo che questa Coscienza esiste e non è descrivibile e rappresentabile se non archetipicamente, come una idea del Sé. Sottolineiamo questo aspetto della cosa per evidenziare la grande differenza che esiste tra Einstein e Bohr sulla figura del divino. Per Einstein Dio esiste ed è esterno all’uomo. Per Bohr Dio non esiste. Per Bohm Dio esiste e siamo noi.
Infatti per la teoria dell’Universo olografico, noi siamo creatori e spettatori contemporaneamente, Il nostro libero arbitrio gestisce la scelta che noi possiamo continuamente fare se far accadere una cosa od un’altra, se modificare lo spazio, il tempo e l’energia che ci circonda. Tale modifica sarebbe possibile perché dentro di noi esiste anche la Coscienza cioè una parte di Dio, della creazione originaria. Nella Coscienza infatti esisterebbe l’atto di volontà cioè la capacita di creare e modificare la realtà virtuale (infatti modificabile). Questa nuova concezione della fisica è anche una nuova concezione della filosofia e della teosofia dove Dio torna ad essere dentro di noi e non fuori, dove si dà ampio spazio alle teorie teosofiche orientali che descrivono l’Universo come una Maya, una magia, un inganno (noi diremmo: uno spettacolo olografico virtuale).
La teoria di Bohm è sorretta da calcoli matematici incontestabili e descrive molto bene gli assi di spazio, tempo ed energia ma non può descrivere ancora la Coscienza. Bohm non sa che la Coscienza è realtà reale perché egli crede solo nella virtualità, e poi nella Coscienza come concetto però ancora vago ed illusorio.
Noi oggi possiamo creare un modello anche matematico in cui la Coscienza appare come il centro di una sfera, tridimensionale, nello spazio, nel tempo e nell’energia. Un punto geometrico, un’idea prima, un archetipo. In quest’ottica non possiamo esimerci dal descrivere tutti gli oggetti che appaiono all’interno dell’Universo come funzioni di spazio, tempo ed energia nonché di Coscienza. Prendiamo per esempio un essere umano. Esso è costituito, secondo questo modello, da quattro parti fondamentali, che possiamo per convenzione chiamare: corpo, mente, spirito ed anima. Il corpo è legato agli assi di spazio, tempo ed energia ma è privo di Coscienza così come anima è legata alla Coscienza, all’energia ed allo spazio ma è atemporale; la mente è legata alla Coscienza, allo spazio ed al tempo ma non ha energia (non è materiale) mentre lo spirito è legato a Coscienza, energia e tempo ma non sa cosa sia lo spazio.
Da un punto di vista psicoanalitico anima può essere rappresentabile come l’attività del lobo destro del cervello legato alla intuizione, al femminile, alla atemporalità degli eventi, mentre lo spirito è legato al lobo sinistro, agli algoritmi matematici, al maschile alla razionalità della virtualità. La mente inoltre non è confondibile con il cervello. Il cervello è solo un pezzo di carne e fa parte del corpo che non ha volontà propria. Nella mente vi è la parte di Coscienza, così come nello spirito o nell’anima: lobo sinistro e destro rispettivamente. Il corpo è la rappresentazione di un guscio vuoto.
Attraverso la fisica del paradigma olografico di Bohm, si possono ben interpretare i fenomeni chiamati paranormali, i viaggi nello spazio tempo e capire esattamente perché un fotone fa le bizze dando a bere agli osservatori che lui sia una particella od un’onda. E ci si deve chiedere allora perché la scienza ufficiale faccia finta di niente di fronte a questo aspetto importante della genialità umana.
Le risposte sono più di una. I credenti non amano pensare che Dio sia dentro di loro ma fuori di loro perché così possono continuare a non sentirsi responsabili del destino dell’Universo, che ovviamente è e rimarrebbe opera del Divino. Chi non crede in Dio dovrebbe invece accollarsi la responsabilità di essere assieme creatore e spettatore. Non avrebbe più le leggi della fisica a cui demandare le responsabilità del perché le cose vanno come vanno: sarebbe l’uomo ad essere, con il suo atto di volontà, il responsabile delle sue azioni. Insomma finalmente nessuno potrebbe più demandare ad un dio esterno i ringraziamenti o le tribolazioni per la sua esistenza.
In altre parole Chiesa e Scienza finiscono qui. Da qui in poi c’è solo la Coscienza..
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