La libertà è una via verso la scoperta di sé, mentre la responsabilità può diventare un modo di rassegnarsi alla “non conoscenza”. Ce ne parla Igor Sibaldi, in questa breve intervista sul tema.
– Libertà e responsabilità: come consideri questi due aspetti, qual è la tua visione in merito?
“Io non mi conosco, io non so chi sono…” ecco, viene in mente proprio quella canzone di Mina, molto bella, che parla di limiti. Io non mi conosco, e se affermo di conoscermi, sto mentendo… perché in realtà sono molto più grande di quello che io penso di essere. Da questo punto di vista, la responsabilità, per quanto sia uno fra gli aspetti socialmente più utili, può essere un modo di tenermi a bada, di rassegnarmi a quel poco che so di essere.
Mi spiego meglio. Socrate diceva “Io so di non sapere”; applicato a questo discorso, diventa “Io non sono quello che so di essere, io sono quello che dentro di me non sa quanto è grande“… quello è il mio io. Allora, la responsabilità, se intesa come sinonimo di comportarsi bene, di agire secondo determinati schemi ecc., può essere un grande ostacolo. La libertà, invece, intesa anche come “male”, cioè come capriccio, dispetto, irregolarità, è una cosa utilissima, perché ti permette di vedere fino a dove puoi arrivare.
La gente in genere teme molto due cose: di sbagliare, e di avere torto. In realtà, sia sbagliare sia avere torto sono quanto di bello può capitare, perché in questo modo scopri e ti accorgi di essere diverso da come pensavi. La persona responsabile è quella che non sbaglia, che ha ragione… le persone che non sbagliano non non mi piacciono per niente, mi creano dei sospetti… per intenderci, le sento un po’ troppo… limitate.
Un esempio teologico: Davide, ad un certo punto, fa qualcosa di inopportuno, si innamora della moglie del suo generale, Uria. Questa donna sposata con Uria a lui piace molto, e decide di fare qualcosa di orribile: dà ordine ai suoi soldati di modo che, durante uno scontro, portino Uria fino e oltre lo schieramento nemico, e così lo lasciano massacrare. Uria, poverino, perde la vita in questo modo e Davide si impossessa della sua vedova. Ed è una brutta cosa, una situazione tremenda, giusto? Però si dà il caso che questa donna è Betsabea, e proprio da questa storia nasce Salomone. Davide aveva una settantina tra amanti e mogli, però non è con queste che dà vita a Salomone, il quale invece nasce proprio da una cosa sbagliata… ed è il più grande fra i re.
Ciò rientra in tutto quel capitolo di teologia della provvidenza per il quale una persona non sa, non sa se e fino a che punto la sua libertà, libertà di sbagliare, libertà di non essere se stesso, può essere una guida per la scoperta di sé..
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