Olga Karasso, intervistata in merito, ci parla della bellezza e di come sia diventata sinonimo di un apparire sempre più privo di fascino.
– Se dico “bellezza”, che cosa le viene in mente?
L’umanità odierna – in particolare quella dei Paesi sviluppati – si auspica che un giorno sarà tutta quanta sana, bella, intelligente e colta. Lecite aspirazioni che in Italia mi pare registrino una battuta di arresto per non dire involuzione: è come se ci fossimo bloccati a una prima crisi adolescenziale, da cui non riusciamo a liberarci, perché ancora troppo concentrati sulla scoperta del corpo.
Rispetto alle precedenti generazioni, i nostri giovani e meno giovani di oggi sono fisicamente molto più belli, mediamente colti e intelligenti… si sta rivelando una trappola mentale. Anche nella Grecia antica di Atene e Sparta il corpo rivestiva massima importanza, ma con intenti alquanto differenti. Nella sua visione di forza e bellezza, Atene esaltava l’ideale dell’armonia perfetta tra le qualità fisiche, morali e intellettuali dell’uomo, mentre Sparta attraverso l’autodisciplina e ferrei esercizi fisici perseguiva le virtù guerriere e l’estremo coraggio…
Da noi si parla – paradossalmente – molto di spiritualità pur non avendone intima consapevolezza, come fosse una lezione imparata a memoria, mentre l’apparire sembra detenere il primato. Per andare oltre l’Italia dovrà affrettarsi a superare questa sua fase edonistica. Alla bellezza manca…
– Che cosa manca?
Il mistero del fascino. Bellezza sovente priva di fascino come lo intendo io… che cosa è successo? Abnorme interesse per la fisicità e davvero poco per l’introspezione e la ricerca di altro che dia un motivo alla vita. Non molto tempo fa le donne belle – poche e meno rispetto a quelle di oggi – emanavano in genere un magnetismo speciale che nasce dalla mente, dal cuore, dalla consapevolezza interiore che nulla è scontato.
Se si passa il tempo libero davanti allo specchio e in palestra, non rimane energia sufficiente per indagare altri aspetti dell’esistenza… ecco il risultato: una società in cui troppe ragazze sognano di fare le veline – non certo le scienziate – sottoponendosi a rischiosi trattamenti dal chirurgo plastico, pur di piacere a un numero sempre maggiore di persone.
– Basterebbe forse piacere a se stessi, per essere veramente belli….
La bellezza non è più espressione di un’armonia interiore ma diventa pura esteriorizzazione. Non parlo degli attori o dei personaggi pubblici i cui ruoli fanno dell’apparire un mestiere, ma di giovani normali che non mostrano ambizioni particolari anche se molti sono laureati… vestono bene, hanno fisici quasi perfetti, sembrano interessanti, ma sono tanto… uguali. Quando cammino per strada mi capita spesso di osservare sguardi fissi e linguaggi stereotipati… Che sia un’anteprima di un futuro mondo di cloni? Siamo gli antenati di coloro che andranno su altri pianeti? Penso che con noi sia iniziata la metamorfosi del genere umano con le sue inevitabili crisi di identità…
A volte ho l’impressione di assistere in Italia – come diceva Pasolini – alla caduta del “secondo impero romano” e alla lenta ma inesorabile conquista da parte dei barbari – stranieri venuti da oltre i confini dell’impero – pieni di energia e rivendicazioni. Nerbo. Non sono giudizi definitivi ma semplici considerazioni, in quanto sono sicura che questa “caduta” porterà a uno straordinario salto di qualità.
Probabilmente è per rimuovere i problemi più seri che ci si sofferma sull’idea di bellezza, quasi fosse l’unico traguardo esistenziale. Una superficialità che ci fa vivere meglio al momento ma che ci rende psicologicamente fragili ed esposti: temo che altri con una forte voglia di emanciparsi si stiano già facendo strada, proprio come capitò agli antichi romani. Basterebbe guardarsi intorno.
– “Altri”?
Altri di etnie lontane, a cui importa meno l’aspetto fisico avendo problemi urgenti da risolvere quali la sopravvivenza. Per fortuna il resto della popolazione europea non pare altrettanto ossessionato da fisicità e bellezza. Sono comunque convinta che l’attuale situazione economica e politica, per quanto negativa sia, aiuterà l’Italia a uscire dalla sua infatuazione. Saremo costretti a “sederci” per riflettere sul valore delle cose.
– Penso alla bellezza come a una qualità divina, un’espressione dell’armonia del cosmo; trovo assurdo tendere alla bellezza in modo separato da altri aspetti.
La separazione è figlia del voler apparire. Ci si può forse interessare a concetti filosofici o matematici quando si trascorre gran parte del giorno a esaminare ogni minimo difetto del corpo?
– Perché accade questo?
Conseguenza, credo, di tanti complessi di inferiorità ereditati e di una profonda mancanza di fiducia in se stessi… un popolo di adolescenti in crisi per un brufolo. Ho esagerato e mi scuso. Conosco moltissimi giovani “impegnati”, che studiano e fanno volontariato… meno imbellettati eppure più belli. Vivi. Nello sguardo una bellezza intrigante… in linea di massima noto purtroppo una mediocrità omologata nel senso più letterale della parola: mediamente colti, mediamente intelligenti, mediamente… troppo uguali.
La responsabilità maggiore è dei genitori che allevano i figli nel timore che possano soffrire, incapaci di dire loro un secco “no”, spingendoli verso le attività sportive o ricreative che loro non si sono potuti permettere e sommergendoli di oggetti inutili… uno spreco di energia e di denaro. I ragazzi si abituano presto a una vita fatta di esteriorità, fuori di sé non sapendo che cosa sia il sé… ne avranno anche sentito parlare, avranno letto qualcosa, ma in realtà non possiedono gli strumenti per percepirne la portata.
L’adolescenza comporta necessariamente l’esperienza del dolore. E’ il periodo in cui ci si dovrebbe chiedere che cosa si stia a fare sul pianeta, se Dio esista o meno, se la vita abbia qualche senso. Si deve permettere agli adolescenti di entrare in crisi… di superare da soli questo primo girone. Incapaci di elaborare le prime prove dell’esistenza potrebbero più avanti rischiare di non farcela. Drammi che abbiamo seguito.
Pazienza se qualche volta faremo soffrire il nostro “bambino”, negandogli un capriccio. Meglio un po’ di sano rigore, soprattutto presenza fisica e morale. Non vorrei soffermarmi sulle madri ossessionate dalla bellezza e dalla paura di invecchiare che si mettono in competizione con le figlie, o sui padri che vanno in giro con i figli a caccia di avventure.
Tutto ha la sua ragione d’essere. Come ho già detto, un periodo di crisi regressiva – purché non duri ancora a lungo – precede un grande salto evolutivo. Nel frattempo è del tutto normale che chi si senta un escluso da questa inoffensiva “schiera di cloni” finisca per isolarsi e avere poche relazioni. Chi ha fatto un certo percorso sa, infatti, di avere un ottimo amico: se stesso..
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