Proveniamo da un’epoca in cui la visione meccanicistica ha caratterizzato la scienza medica ufficiale, ma oggi si sta diffondendo una visione cosiddetta olistica, per la quale il corpo non può essere separato dall’invisibile che lo abita.
Chiunque di noi può aprire un’enciclopedia medica o una rivista scientifica di medicina e rendersi conto che stiamo attraversando una fase di transizione, un “punto di svolta” come lo chiama il fisico F. Capra. La svolta è quella relativa al passaggio dalla visione meccanicistica alla cosiddetta visione olistica; essa coinvolge la visione che l’uomo ha di se stesso e, di conseguenza, la visione che la scienza ha dei fenomeni che studia.
La prima, confortata da alcuni secoli di pensiero scientifico meccanicista e tuttora largamente dominante in seno alla medicina, considera il corpo umano come una macchina che può essere analizzata e scomposta nelle sue parti, nasce con la scienza stessa, ai tempi di Cartesio e Newton. La visione meccanicistica potrebbe essere sintetizzata in questi termini: Il corpo è una macchina e la mente è un fantasma.
La seconda, che rappresenta l’emergenza del nuovo pensiero olistico, potrebbe venire ricondotta alla seguente affermazione: Il fantasma è la macchina e la macchina è il fantasma. A questa sconvolgente conclusione giunsero scienziati come Einstein, Heisenberg, Bohr, Planck, Pauli ed altri, i quali indagando la materia, non poterono fare a meno di costatare che essa “non esiste”. Ovunque volgessero il loro sguardo scorgevano flussi, interazioni, movimento incessante, campi di energia. Ovunque prestassero orecchio udivano il canto bizzarro dell’unità, inarrestabile, incommensurabile, interconnessa che ripeteva loro: “Io non sono una macchina e il fantasma non è un fantasma”.
Incuriositi chiesero ulteriori spiegazioni: “Ma se non sei una macchina cosa sei?”, “Io sono lui e lui è me, come l’onda l’oceano, come il vortice il ruscello.”
Una nuova medicina
Allora gli scienziati si resero conto che se volevano comprendere l’essere umano dovevano cambiare il loro modo di pensare. Ecco pertanto che si erano create le condizioni per una nuova medicina che si occupasse, non di macchine da riparare ma, di sistemi viventi, espressione dell’attività simultanea e reciprocamente interdipendente di componenti multiple, su diversi livelli: fisico, biologico, psicologico, sociale e culturale.
Nell’ambito della medicina cominciarono ad alzarsi sempre più voci che mettevano in discussione il modello biomedico dominante, si moltiplicarono gli studi e le ricerche per la valutazione della relazione tra la medicina occidentale moderna e la salute.Si arrivò così alle seguenti conclusioni:
• La tecnologia medica moderna non è in grado, da sola, di affrontare e risolvere le “malattie della civiltà”più comuni.
• Gli interventi sul piano biologico, seppur si mostrano utili in casi di emergenza, hanno effetti irrilevanti sulla salute delle intere popolazioni.
• Solo di rado, i meccanismi biologici sono le cause esclusive di infermità.
• La salute degli esseri umani è determinata in prevalenza, non dall’atto medico, ma bensì, dal loro comportamento, dalle loro abitudini alimentari e dalla natura del loro ambiente..
Lascia un commento con Facebook