I concetti di “curare la malattia” e “malattia come nemico esterno da abbattere” sono alla base della medicina occidentale moderna. Eppure, la scienza igienista, le cui origini concettuali si possono far risalire all’antichità, afferma che la malattia stessa non è che l’altra faccia della salute. Come tale, essa non andrebbe combattuta ma riconosciuta quale meccanismo riparatore che il corpo adotta per ripristinare il proprio stato di equilibrio, compromesso per via delle tossine fisiche e psichiche.
Ippocrate igienista o Ippocrate medico?
E’ fatale che la figura di Ippocrate venga oggi seriamente contesa alla Medicina da parte del Movimento Igienistico Naturale. Non servono tante parole o tante teorie. Basta leggere i documenti basilari e aprire gli occhi sulla realtà odierna, per rendersi conto di quanto lontana sia la medicina moderna dalle posizioni del suo padre fondatore storico. La medicina dei giorni nostri è caratterizzata da alcuni aspetti basilari che sono la cura del sintomo e la cura allopatica, con sostanze di tipo opposto al male da curare (si cura ad esempio l’acidità con gli alcalinizzanti), facendo il percorso opposto rispetto all’omeopatia che cura invece con sostanze simili.
La medicina moderna è basata comunque su alcuni precisi dogmi interpretativi:
Dogma N. 1: La malattia è acerrimo nemico da combattere, sgominare, annientare.
Dogma N. 2: La malattia è causata da batteri e virus.
Dogma N. 3: Il corpo umano è staccato dalla sua anima, ed è suddiviso in distretti separati.
Dogma N. 4: La malattia si identifica col suo sintomo evidente, e non con i fattori causativi a monte.
Dogma N. 5: L’alimentazione umana è basata idealmente sul mangiare un po’ di tutto, senza trascurare le proteine nobili, il ferro-eme, la vitamina B12, gli Omega3.
Dogma N. 6: La terapeutica medica punta all’eparina per fluidificare il sangue, alle statine per scongiurare il colesterolo LDL e l’ipertensione, all’insulina per contrastare il diabete, ai vari farmaci per contrastare le varie malattie, agli integratori minerali e vitaminici per compensare le eventuali carenze, ai vaccini per prevenire il contagio batterico-virale, alla rimozione dei tessuti infiammati, al trapianto ed alla sostituzione di organi, alle cure ormonali delle varie disfunzioni, alle diagnosi precoci per prevenire guai peggiori mediante cure ed operazioni efficaci (efficaci perché attuate all’insorgere del male).
Rapporto della medicina con la natura e la malattia
La medicina moderna ha un rapporto conflittuale, negativo e pessimistico con la natura in generale e con la malattia in particolare. La medicina pensa tutto il male possibile ed immaginabile della natura, della malattia e, assai spesso, della stessa creazione. La medicina tende non a rispettare la natura, ma a contrastarla, correggerla, modificara, migliorarla. Tende a incanalarla nei propri schemi e nelle proprie convinzioni. Tende a comportarsi da protagonista, da interventista, da sostituto della natura.
Fondamenti ideologici e terapeutici dell’Igienismo Naturale
Anche se è sempre preferibile stare in perfetta salute, stato che si mantiene mediante l’osservanza scrupolosa delle leggi naturali, la malattia non è affatto una nemica. La salute non è altro che lo stato naturale di equilibrio dell’entità corpo-mente-anima. La malattia non è una entità nemica e casuale che arriva da lontano, non è un diavolo da esorcizzare o un fenomeno contagiante da bruciare o napalmizzare. La malattia è piuttosto un meccanismo biologico interno di carattere logico, regolatorio e rimediale.
La malattia è il retro della stessa medaglia che ospita la salute, per cui sconfiggere la malattia significherebbe assurdamente sconfiggere pure la salute. La malattia è la strada maestra che porta il corpo al riequilibrio. La malattia è il metodo più economico ed intelligente di espulsione tossine. La malattia non riguarda necessariamente l’area colpita, ma piuttosto l’intero organismo. Essa ha semmai scelto quel determinato punto come area di sfogo, trovandovi il nostro tallone di Achille.
Il corpo umano nella visuale igienistica
Il corpo è un insieme di organi collegati tra di loro, dove ognuno lavora per il proprio benessere ed anche per il benessere dell’insieme, grazie a una centralina di intelligence interna chiamata sistema immunitario. Il corpo non va mai contro se stesso, purchè gli diamo modo di funzionare. Le uniche strategie possibili sono quelle naturali basate su aria, acqua, sole, movimento, riposo, alimentazione tendenzialmente crudista e prevalentemente fruttariana, conforme al nostro sistema gastrointestinale e al nostro intimo pensiero etico. Le uniche terapie possibili sono quelle della cura della non cura, o del riposo-digiuno terapeutico. Niente farmaci, niente bisturi e niente integratori.
Fondamenti del crudismo
La scoperta delle vitamine tra il 1910 e il 1935, e quella degli enzimi-vitalie negli anni 60, mise in evidenza la grande vulnerabilità dei micronutrienti al calore ed a tutti i tipi di cottura. Studi successivi hanno evidenziato le trasformazioni e gli enormi danni che subiscono pure i minerali dei cibi vegetali, che con la cottura si disorganicano, perdono le loro intere caratteristiche rivitalizzanti e riprendono lo stato inorganico ed inerte di quando stavano nel terreno.
Persino l’acqua, se bollita o se trattata con metodi industriali di sterilizzazione, rivela segni di leucocitosi all’interno del sangue, come dimostrato dagli esperimenti di Paul Kouchakoff. Pure le proteine coagulano e degenerano, mentre gli zuccheri caramellizzano. Qualche resistenza al calore la offrono gli amidi, a condizione che la cottura sia conservativa e protetta (vedi ad esempio patate cotte con la buccia addosso, mais cotto all’interno del proprio cartoccio, e cereali integrali messi in ammollo preventivamente per renderli più teneri e cuocibili in breve).
Fondamenti del veganismo
Il fattore decisivo è quello mentale-spirituale, visto che il comandamento divino del non tormentare, del non schiavizzare, e soprattutto del non uccidere è stampigliato in modo perentorio nell’animo umano. La superiorità umana sugli altri animali si attua infatti soltanto in clima di tolleranza, di rispetto, di amore per se stessi e per tutte le altre creature. Il disegno fisico interno ed esterno del corpo umano offre una serie impressionante di segni che testimoniano le caratteristiche fruttariane della sua struttura fisica. Anche i dati biochimici parlano chiaro, col sangue umano che è alcalino e non acido (come nei carnivori), con la scarsità evidente di acido cloridrico (disintegratore delle proteine animali) nei succhi gastrici umani, e con la totale assenza di enzimi uricasi per la demolizione degli acidi urici (tipici della carne e delle caffeine).
Il giuramento originale di Ippocrate
Esistono due distinti documenti che rappresentano il giuramento di Ippocrate. Quello usato dalla medicina, e sul quale usano giurare i nuovi medici, che è poi la traduzione dal greco con risistemazione e ritocchi al giuramento originale. Preferiamo ad ogni buon conto riportare qui il giuramento originale tradotto dal greco antico:
“Giuro per Apollo Medico e Asclepio (nda – Eusculapio, figlio di Apollo e deo della medicina), e Igea (nda – figlia di Eusculapio e dea greca della sanità) e Panacea (nda – idem), che rispetterò gli Dei miei maestri, e che soccorrerò i loro figli considerandoli come miei fratelli. Insegnerò ad essi l’arte medica, se lo vorranno. Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco distruttivo o mortale. Con innocenza e purezza custodirò la mia vita e la mia arte. In qualsiasi casa entrerò per il sollievo dei sani e dei malati, astenendomi da ogni offesa e da ogni danno volontario, da ogni azione corruttrice sul corpo delle donne, dei bambini, degli uomini liberi o schiavi. A me che adempio e non calpesto tale giuramento, sia concesso di godere della vita, dell’arte e degli onori della società. Mi accada il contrario se lo disattendo e se spergiuro.”
Ippocrate
Il clamoroso conflitto tra il pensiero di Ippocrate e quello della Medicina
La Medicina si è appropriata di Ippocrate come egli fosse un oggetto fisico di sua appartenenza. Torna sempre comodo avere un così lontano punto di riferimento. Il problema poi è quello di un minimo di coerenza e di linearità col maestro, che nel suo caso mancano del tutto. La medicina tende a svalutare, esonerare, e disconoscere le chiare e nette direttive stabilite dal padre storico della terapeutica medica, quell’Ippocrate sulla cui immagine e sul cui giuramento continua paradossalmente-formalmente-ipocritamente a far giurare i propri medici. Quell’Ippocrate che, tra i suoi principi universali di alta saggezza, scolpiti sulla roccia al pari del celebre Conosci te stesso, annovera ammonimenti tipo:
A. “La natura è la sovrana medicatrice dei mali” (vietato dunque ai medici andare contro di essa).
B. “Primo non nuocere”, da intendersi non tanto come non far male, che è troppo ovvio e scontato, ma nel senso del primo non interferire, non ostacolare cioè il lavoro purificativo e ricostruttivo di madre natura (che è poi il potere super-intelligente del sistema immunitario).
C. “L’aria pura è il primo alimento ed il primo medicamento”.
D. “Nessun veleno serva mai a curare un malato”.
E. “L’organismo umano è unità individuale di corpo-mente-anima, e non una somma di organi
disordinati e indipendenti”.
Salute del fisico e salute dell’anima
Due secoli prima di Ippocrate, il mondo antico era stato illuminato dal grande Pitagora, nato a Samo nel 582 a.C. Tra i suoi insegnamenti esistevano frasi di grande valore tipo:
A. “La salute del corpo fisico non può prescindere dalla salute dell’anima“.
B. “Finché l’uomo continuerà a martoriare i suoi compagni di viaggio (gli animali), non saprà mai cos’è la salute e l’armonia interiore”.
C. “Come potete pretendere giustizia quando voi stessi sacrificate, per crudele avidità, gli esseri legati a noi da fraterna alleanza? Mai sacrificare animali agli Dei, mai maltrattare o ferire gli animali. Promuovere semmai cultura di protezione e rispetto nei loro riguardi, tutti i giorni e a tutti i livelli!”
D. “Non togliere a nessuno quella vita che non sei in grado di ridare. Ognuno ha diritto alla sua vita“.
Lo stesso Platone (428-438 a.C.) si era espresso con chiarezza:
A. “Le anime passano attraverso una pluralità di corpi”.
B. “Non si può curare la testa senza il corpo, non si può curare il corpo senza l’anima”.
La cultura illuminante dei tempi antichi
La saggezza dei tempi antichi trovava testimonianza non solo ad Atene e nella italica Magna Grecia, ma pure nelle altre culle di civiltà che caratterizzavano quella irripetibile Era dell’Oro. Per Krishna, “la carne degli animali è paragonabile alla carne dei nostri figli”. Per il Mahatma Buddha, “si diventa degni di salvezza quando non si uccide alcun essere vivente”. Per Zoroastro, “chi rinuncia a cibarsi delle carni martoriate degli animali avrà la gioia dello spirito santo e della verità”. Per Lao Tze, “occorre essere buoni con gli uomini, con le piante e con gli animali. Mai andare contro le leggi divine! Mai braccare o fare del male ai viventi!” Per Confucio, “bisogna trattare gli animali con affetto, non tiranneggiarli e sfruttarli da vivi, ed ancor meno avere l’indecenza di mangiarli da morti, dopo averli assassinati”.
L’igienismo romano di Asclepiade (100 a.C.)
Asclepiade, medico greco dissidente e amico di Cicerone (106-43 a.C.), era già scontento e scandalizzato per la pessima piega che stavano prendendo le cose. I medici di allora, per lo più greci, stavano evidentemente tradendo i principi di Ippocrate, facendo già uso di pozioni e farmaci. Asclepiade curava invece i suoi pazienti con attenta dieta, con bagni e solarium, con nudismo e attività ginnica, con cambiamento degli stili di vita. I romani, intesero la differenza e si affezionarono ad Asclepiade e ai suoi allievi, distaccandosi dalle speculazioni filosofiche dei medici greci e dai loro intrugli magici. Il crescente successo di Asclepiade generava gelosia e sconcerto tra i sacerdoti-farmacisti del suo tempo, e venne ordita una campagna diffamatoria. Egli divenne l’incarnazione del male. Con la sua morte scomparse pure il suo movimento naturalistico. Una specie di scontro ante-litteram tra medicina e igienismo naturale.
La grandezza e la modernità di Claudio Galeno
Fin quando l’Impero Romano resse all’ingiuria del tempo, le cose non degenerarono del tutto. Non mancava la propensione a difendere i sani principi del recente passato. La presenza di un terapeuta della classe di Claudio Galeno (129-201 d.C.), medico-vegetariano ed igienista più famoso dell’antichità, modernissimo e preciso nei suoi concetti, conferma che a Roma non si facevano solo strade, acquedotti, terme e stadi, ma che il livello culturale era tuttora superlativo. Galeno definiva la salute come stato di equilibrio dei 4 umori, ovvero del sangue, della bile, della pituita o muco, e della atrabile (umore nero, ipocondria, astio, rancore). Il sangue è formato da una parte liquida detta plasma, formata da acqua e proteine (albumine, globuline e fibrine), e da una parte corpuscolata (globuli bianchi, globuli rossi e piastrine). La bile è una secrezione giallo-verdastra che si raccoglie nella bile o cistifellea e si versa nell’intestino favorendo l’emulsione e la digestione dei grassi, nonché la peristalsi intestinale. Il sangue funge da intermediario tra l’ambiente esterno e i tessuti corporei, ai quali fornisce ossigeno attinto a livello degli alveoli polmonari, e micronutrienti assunti a livello intestinale.
L’epicureismo e lo stoicismo di Marco nella Roma Imperiale
La dottrina morale di Epicuro (343-270 a.C.), nato a Samo come Pitagora, negava la sopravvivenza dell’anima, e sosteneva che la felicità umana consiste nel piacere stabilizzato, che non è necessariamente puro edonismo, ma piuttosto serenità conquistata con la rinuncia ad ambizioni politiche, col vivere nascostamente. Sia Epicuro che Zenone praticavano e divulgavano la salute e il vegetarianismo. Lo stoicismo, derivato dalle lezioni di Zenone di Cìzico (336-264 a.C.) presso lo Stoà Poikìle (portico a colonne) di Atene, insegnava il dominio di se stessi e l’autosufficienza come beni supremi, il rifiuto di qualsiasi interesse o passione capaci di turbare l’assoluta impassibilità dell’uomo saggio. “Il mondo ha origine dal fuoco e nel fuoco ritornerà, con una conflagrazione universale che si avrà al compiersi del grande anno, quando i pianeti e gli astri avranno ritrovato le posizioni e le distanze che avevano all’inizio”, sosteneva Zenone.
Lo straordinario lascito culturale di Marco Aurelio
L’epicureismo e lo stoicismo dominarono in Roma nel I° e nel II° secolo d.C. Il miglior esempio di vita semplice e sana, di fermezza morale nella storia, ci viene dato dall’imperatore romano Marco Aurelio Antonino (121-180 d.C.), non a caso contemporaneo di Galeno, seguace dello stoicismo e ammiratore di Epitteto (I sec d.C.) e di Seneca L. Annéo (4 a.C.-65 d.C.), che scrisse il De Clemencia e Le Epistole Morali a Lucilio, l’opera più significativa dello stoicismo romano. Il motto di Marco Aurelio era Vivere conformemente alla natura. Scrisse Le Riflessioni e Le Meditazioni, testi considerati tra i migliori lasciti culturali dell’antichità, in fatto di filosofia comportamentale. Non è un caso che le opere di Marco Aurelio, assieme a quelle di Niccolò Machiavelli, siano tuttora tra i testi più letti dall’intellighenzia americana.
La lunga notte medievale
L’allontanamento dai principi di Ippocrate aveva portato la medicina a livelli di degenerazione. L’avvento del cristianesimo e il potenziamento della curia romana, portò alla diffusione di una nuova figura di medico: il medico-sacerdote-esorcista. Attribuire le malattie umane agli spiriti maligni, alle streghe, ai diavoli, ai meccanismi dell’occulto, permetteva di dominare meglio il popolo, e dava un alone di potere magico e di infallibilità a chiunque indossasse un abito sacerdotale. C’era molta ignoranza accoppiata a una miseria nera. Si viveva poi in condizioni di paura, di ansia, e di precaria salubrità. L’aria e l’acqua erano di sicuro migliori rispetto a oggi, ma i criteri del vivere comune entro le mura cittadine erano alquanto retrogradi.
Il terrore religioso, l’Inquisizione e le invasioni barbariche
La religione teneva le genti soggiogate e spaventate coi tribunali dell’Inquisizione. Le donne subivano i peggiori maltrattamenti mai sperimentati nella loro storia. Finivano bruciate sia le vecchie streghe che le giovani affascinanti donzelle, soprattutto se si rifiutavano di sottostare alle brame e agli stupri dei sacerdoti, dei sacrestani, dei campanari e dei nonzoli, tutta gente che aveva il coltello per il manico. In ogni parrocchia europea, bastava l’accusa di essere posseduti dal demonio o da uno spirito maligno, per far scattare il meccanismo della tortura e della pena capitale. I roghi erano all’ordine del giorno. Le invasioni barbariche portavano inenarrabili violenze e distruzioni. I Romani erano stati amici del sole, dell’acqua, dello sport, delle fontane, dei vespasiani, delle latrine. Col crollo dell’Impero Romano d’Occidente (476), tutto era andato a catafascio. Il Medioevo, che si protrarrà per 1000 lunghi anni fino al Rinascimento e a Leonardo da Vinci, fa precipitare l’umanità nell’ombra, nel buio, nello sporco, nelle malattie e nelle pesti bubboniche.
Il rifugio delle menti deboli e fragili della Medicina
Per arrivare al concetto della malattia amica e razionale, bisognerà attendere la mitica dottoressa londinese Florence Nightingale (1823-1910), lasciando fuori tutto il cupo e diseducativo periodo pasteuriano e post-pasteuriano che caratterizzano tutto il 20° secolo ed estendono i loro strascichi e le loro ombre medievali persino ai giorni nostri.
“Non è forse il continuo vivere sbagliato che porta la gente ad ammalarsi? Non sono forse fattori come l’aria pura e la pulizia interna da un lato, e l’aria viziata e la sporcizia intestinale dall’altro, a determinare lo star bene o lo star male delle persone? Non sono forse tutte le malattie delle reazioni naturali alle condizioni assurde in cui noi stessi spesso ci mettiamo? Mi è stato insegnato da medici superbi e da donne ignoranti a temere la febbre, la scarlattina e le varie malattie chiamate infettive. Non esistono malattie tipiche e malattie nemiche. Ci sono solo condizioni adatte a rendere la gente malata. La dottrina delle malattie specifiche, nemiche e contagiose è il rifugio delle menti deboli e fragili della Medicina”.
Serviva davvero una meravigliosa donna come Florence per esprimere le migliori parole mai pronunciate in campo medico negli ultimi 200 anni.
La cultura salutistica odierna
Col Movimento Igienistico americano, di Isaac Jennings (1778-1874), Sylvester Graham (1794-1851), Russell Thacher Trall (1812-1877), John Tilden (1851-1940), Herbert Shelton (1895-1985), ed anche con le nicchie igienistiche europee, stile Vincenz Priessnitz (1801-1851), Sebastian Kneipp (1821-1897), Louis Kuhne (1844-1901), e in particolare con Max Joseph von Pettenkofer (1818-1905), Arnold Ehret (1866-1922) e Max Bircher-Benner (1867-1939), nonché con terapeuti isolati ma straordinari come il cileno Manuel Lezaeta Acharan, si crearono le basi per arrivare alla nostra cultura salutistica odierna. L’igienismo naturale non fa giuramenti fasulli su Ippocrate, su Galeno, o su altri autori del passato, ma tende semmai a rispettare i loro insegnamenti quando li ritiene giusti, validi ed applicabili.
Medicina, o meglio Tecnica Malatologica-Sintomatologica
La medicina moderna, obsoleta, patocca e sclerotizzata più che mai nonostante il ricorso intensivo ad ogni tecnologia di supporto, si è specializzata nelle cure intensive della malattia, o meglio dei sintomi della malattia, e non certo nel ripristino effettivo della salute, che è cosa estremamente diversa. Al punto che il nome più appropriato della cosiddetta scienza medica, potrebbe essere quello di Tecnica malatistica o Malatologia (studio del malato). Essendo poi essa basata sul sintomo, l’espressione più corretta è Sintomatologia.
L’igienismo naturale, che è alla base della nostra ideologia etico-salutistica, si propone e si qualifica a pieno titolo come Scienza della salute e Scienza della vita, ovvero come “Health Science” e “Life Science”, per dirla con le parole di Herbert Shelton e T.C. Fry.
La malattia nell’immaginario popolare
La popolazione è stata plasmata in lungo ed in largo dai medici, che entrano nelle case di persona e tramite la grancassa televisiva. La gente ha dunque imparato a considerare la malattia come una spaventevole nemica. Stiamone alla larga e facciamo le corna. La malattia richiama odore di ospedale e di cipressi. La malattia fa rima con sofferenza, sfortuna, pianto, disgrazia, paura, disperazione, infermità, dolore, flebo, padelle, pappagalli senza piume, stampelle, bisturi e sale operatorie. La gente ha metabolizzato a perfezione l’idea medica del mostro, della entità nemica che arriva da fuori e da lontano, per contatto, per sfortuna e per maledizione. Eppoi non una entità, ma uno sterminio di 40 mila entità diverse, con l’una o l’altra pronte ad aggredire. Saremmo dunque circondati dal male. Roba da vestirci in tuta da combattimento, con pistole, coltelli, spray, gargarismi, amuchine. Tutti pronti con le contraeree, i missili, il napalm.
Il concetto di malattia-amica nella corretta versione igienistico-naturale
Il concetto igienistico-naturale è diametralmente opposto, così come sono opposte le soluzioni terapeutiche che si propongono. Noi igienisti naturali non diamo certo il benvenuto alla malattia. Ma, se essa arriva, ne prendiamo nota, ne traiamo insegnamento e la rispettiamo. La malattia non è per noi una entità specifica e nemica, un diavolo con le corna da sradicare, uno spirito maligno da esorcizzare e debellare. La malattia è semmai un meccanismo riparatorio, emanato dal nostro super-medico interno, dalla nostra CIA, dal nostro sistema immunitario, dal nostro sistema interno di auto-guarigione. La malattia non riguarda l’area o il punto colpito, ma l’intero organismo che ha trovato in quel punto debole il tallone d’Achille del nostro organismo.
Sconfiggere la malattia sarebbe come sconfiggere la salute
E’ per questo che certi proclami medici tipo Sconfitta del cancro entro il 2015, Sconfitta del Papillovirus entro il 2020, Sconfitta del diabete entro il 2025, ci fanno ridere e fanno ridere pure i sassi. Se un astrofisico si proponesse la sconfitta del moto rotatorio terrestre entro il 3000, gli daremmo del pazzoide. La medicina sostiene esattamente la stessa cosa. La malattia è un prezioso meccanismo di espulsione tossine, un processo di recupero e di riequilibrio, accompagnato da un meccanismo segnaletico di allarme chiamato sintomo. Sconfiggere la malattia è come andare contro il giorno e la notte, contro il caldo e il freddo, lo ying e lo yang. E’ andare contro natura.
La malattia è il nostro vero medico infallibile
La malattia è un medico infallibile che teniamo dentro di noi, un angelo custode che ci ammonisce con uno “Sta’ attento, stacca la spina e va in riposo fisiologico. Bevi tutta l’acqua leggera che vuoi. Rivedi mentalmente i tuoi comportamenti e i tuoi stili di vita. Non appena ti sarai riposato e depurato dai veleni, cercherai di tornare alla norma, adottando sistemi di vita e di alimentazione compatibili ed armonizzati col tuo corpo fruttariano, prendendo nota delle chiarissime indicazioni che il tuo stesso corpo-laboratorio personale ti offre, attraverso centinaia di parametri fisico-chimico-biologici precisi e indiscutibili”.
“Non farti traviare da nessuno. Osservati, scrutati ed ascoltati. Impara a discriminare il vero dal falso, la realtà dalle facili apparenze”.
Esistono pure le situazioni di vera emergenza
Vero è che gli incidenti, le situazioni di vera emergenza, richiedono interventi e soluzioni straordinarie, ed anche delicate assunzioni di responsabilità legale. In questi casi non esistono alternative a quelle della medicina specialistica e dei pronto-soccorso. Di fronte a un’emergenza corporale non vado dal falegname o dall’idraulico, ma scelgo lo specialista, cioè una persona che ha trattato molti altri casi simili. In questi casi, da giudicare usando il cervello, servono le tecniche più sperimentate, affidabili e sicure, sempre restando la preferibilità per i metodi meno invasivi. Esistono situazioni nelle quali il fine giustifica il mezzo, per cui il farmaco, l’antibiotico, l’anestetico, la stampella biochimica, il bisturi, l’abilità chirurgica, diventano indispensabili.
Il dr Alec Burton e la cura della non cura (o la cura della non interferenza)
Su Health Science del Giugno 96, il dr Alec Burton, medico-salutista e massima autorità mondiale dell’Igienismo Naturale, si pone due precisi quesiti: Deve essere curata la malattia? Può essere curata la malattia?
Il metodo medico di concepire, intendere, leggere, interpretare la malattia è totalmente sballato. Primo, perché pensa alla malattia come a una entità esterna nemica ed aggressiva, e non invece come a un processo e a un meccanismo biologico. Secondo, perché pensa a torto che ogni malattia sia diversa dall’altra (40 mila diverse malattie), mentre invece la perdita di equilibrio, il superamento della quota massima di tolleranza tossiemica sono sempre gli stessi, indipendentemente da dove e come il sintomo colpisce. Terzo, perché il concetto di cura medica è raramente collegato al concetto di causa, per cui tutte le attenzioni si dirigeranno fatalmente verso lo sradicamento inutile e temporaneo del sintomo. Quarto, perché curare il sintomo non è affatto sinonimo di ripristino-salute, visto che le cure non rimuovono le cause, ed in più nulla hanno di naturale e di logico. Quinto, perché le sostanze usate non solo non sono naturali, ma sono piuttosto tra i più potenti e pericolosi veleni in circolazione, e sono spesso più micidiali delle malattie che si vorrebbero curare (vedi ad esempio l’AZT o azidotimina, il cui inventore dr Richard Beltz ha dichiarato ufficialmente di essersi pentito di averla elaborata, nonostante la Glaxo Smith Kline continui a distribuirla nel mondo intero).
Le funzioni importantissime della malattia
Noi igienisti naturali, al pari di Ippocrate e di Galeno, sosteniamo che droghe, medicine, farmaci, sieri, vaccini, bisturi, non possono e non debbono usurpare gli innati processi naturali dell’organismo. La guarigione, il ripristino-salute, sono processi biologici, sono un ordinato cammino del corpo. Il riequilibrio ed il benessere sono una costante naturale, una tendenza automatica del corpo. La natura della malattia è difensiva, rimediale, eliminativa, adattiva. La malattia rappresenta un tentativo naturale del corpo di ripristinare la normalità quando tale normalità è stata disturbata o perturbata da cause innaturali.
Curare la malattia è un procedimento vudu che porta a danni accertati
Se curare la malattia significa recuperare la salute, allora ricordiamoci che la malattia stessa è il processo che porta e conduce al recupero. Curare la malattia è dunque un danno, ed è pure impossibile utopia, è perniciosa superstizione, è voler cambiare i connotati a un processo naturale e divino. Se uno guarisce davvero, lo fa non grazie alle cure ma nonostante le cure. L’errore tragico dei sistemi terapeutici, medicali e non-medicali, non sta negli svariati metodi usati. L’errore sta piuttosto nel tentativo stesso di curare la malattia. Noi siamo dunque per la cura della non cura, per la cura della non interferenza, per la cura del riposo-digiuno-pulizia che consente il recupero energetico.
(Conferenza AVA – Roma, 14 gennaio 2010, Parte II°)
Valdo Vaccaro
Direzione Tecnica AVA-Roma (Associazione Vegetariana Animalista)
Direzione Tecnica ABIN-Bergamo (Associazione Bergamasca Igiene Naturale)
Web: http://valdovaccaro.blogspot.com.
Esposizione
Da lode.
10. Ok.