Secondo una recente ricerca, dal vento si può ottenere energia sufficiente a soddisfare il fabbisogno energetico di tutto il mondo. Consapevole di ciò, la Danimarca punta a produrre il 50% di energia dall’eolico da qui al 2020.
La Danimarca punta a produrre il 50% di energia dall’eolico da qui al 2020, la prima tappa di un progetto ben più ambizioso che mira a quota 100% rinnovabili da qui al 2050.
E puntare sul vento è una strategia energetica decisamente vincente a medio e lungo termine, anche a giudicare dai risultati di un recente studio che esplora le potenzialità dell’eolico come fonte rinnovabile capace di ritagliarsi una fetta abbondante di torta nella risposta alla domanda di energia globale.
La ricerca, a cura di Ken Caldeira e Kate Marvel, del Carnegie Institution for Science, è apparsa il 9 settembre scorso sulla rivista scientifica Nature Climate Change. Secondo gli autori, dal vento si può ottenere energia a sufficienza per soddisfare il fabbisogno energetico di tutto il mondo. Non on-shore, pur competitivo, o off-shore, il vero potenziale si trova ben più su: ad alta quota. I ricercatori hanno analizzato il potenziale energetico dei venti di superficie e dei venti atmosferici in relazione esclusivamente ai limiti geofisici, non ai costi (quello è tutt’altro discorso).
I venti di superficie sono le correnti accessibili grazie alle turbine eoliche delle centrali on e off-shore. I venti atmosferici, invece, a più alta quota, sono quelli sfruttabili grazie a tecnologie che impiegano generatori e aquiloni, come il Kitegen per intenderci.
Secondo le stime i venti di superficie riuscirebbe a fornirci 400 TW e le correnti intercettate ad alta quota oltre 1.800 TW. Oggi ne usiamo appena 18, dunque i venti superficiali potrebbero garantirci 20 volte più energia del fabbisogno attuale, e i venti ad alta quota addirittura 100 volte più energia della domanda.
Per quanto riguarda l’impatto ambientale i ricercatori sostengono che potrebbe essere limitato se gli impianti fossero sparsi e non concentrati in poche regioni. Se davvero l’intera domanda globale venisse soddisfatta dall’energia eolica, gli effetti sulla temperatura globale si limiterebbero ad una variazione di 0,1 gradi Celsius e l’incidenza sulle precipitazioni sarebbe dell’1%.
Quindi, spiega Caldeira, non sono e non saranno i limiti geofisici a tarpare le ali all’eolico, sono altri i nodi da sciogliere per accelerare la produzione: i costi, ancora esosi, della tecnologia; le limitazioni della stessa tecnologia e, ultimo fattore ma non meno incisivo, la volontà politica che spesso rema controvento.
Fonte: www.ecoblog.it
Immagine: kitegen.com/kiteblog
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