Conferenza di Bernard Rouch (Milano, 24 settembre 2013)
Tra gli argomenti:
Il Divino vuole che viviamo una vita leggera e felice, compreso il passaggio della morte. La morte non è un istante, ma una finestra, un passaggio graduale sia per il corpo sia per la coscienza.
A volte entriamo nella morte “subito”, altre volte siamo più attaccati al corpo e impieghiamo un lungo tempo per attraversare questo passaggio.
Più siamo pronti a morire, più siamo pronti a vivere.
Esseri pronti per la morte, ci permette di godere al massimo della vita.
La chiave di una buona morte è la pace. E la pace è data dalle relazioni umane armoniose.
C’è un momento in cui andiamo davanti al Padre. Se in quel momento non abbiamo bagagli o rimorsi, potremmo uscire dal ciclo reincarnativo (Samsara).
Finché abbiamo un peso nell’anima, la gravità di questo mondo ci attirerà a sé.
Se l’evento della morte è troppo impattante per lei, e l’anima non riesce ad accettarlo, non si staccherà definitivamente e rimarrà come un fantasma, imprigionata fra i due mondi.
Dopo la morte, ci sono tre giorni al massimo per restare in questa dimensione di mezzo. Non a caso anticamente si aspettavano tre giorni prima di seppellire una persona. Ma se l’anima poi fa di tutto per rimanere, allora rimarrà in uno stato di fantasma.
E’ importante mandare amore e bellezza alla persona morte, perché il pianto trattiene l’anima… occorre invece augurarle “Buon viaggio”.
E’ nel momento della morte che si vede veramente quanto la vita spirituale è entrata dentro di noi. A seconda dell’evoluzione spirituale raggiunta, si segue nell’aldilà una diversa strada, un diverso cielo: parliamo infatti di sette cieli, ciascuno accessibile a seconda del proprio livello spirituale. Ecco allora che in base a come è stata la nostra vita, sappiamo come sarà la nostra morte.
A un certo punto si verifica anche l’incontro con i nostri demoni. Cioè tutte le cose che non abbiamo risolto.
La cosa più importante nell’aldilà, quello che veramente ci pesa, non è quello che abbiamo fatto, ma tutti i sogni che non abbiamo realizzato.
L’invito della morte è quello di vivere fino in fondo la nostra vita e di osare. Di avere l’audacia di sperimentare e godere dei nostri sogni.
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