L’associazione messicana Pelagic Life acquista a prezzi più alti di quelli di mercato i grossi predatori marini catturati dai pescatori, per reinserirli nel loro habitat naturale e tutelare l’ecosistema.
Per salvare gli squali rimasti intrappolati negli ami o nelle reti dei pescatori della Baja California, l’associazione nonprofit messicana Pelagic Life acquista i grossi predatori a un prezzo superiore rispetto a quello di mercato, liberandoli successivamente in mare.
Il “costo” di uno squalo è molto variabile: si va dai 100 pesos (circa 6 euro) di un piccolo Mako (lungo dai 2 ai 3 metri) fino ai 500 pesos degli esemplari di maggiori dimensioni come lo squalo martello (che arriva fino a 6 metri). Un’operazione, questa, che mira a combattere la caccia indiscriminata apertasi in Messico a fronte della crescente domanda di pinne di squalo da parte della Cina. La zuppa di pinne è infatti considerata una pietanza prelibata nella cucina tradizionale orientale.
In un anno si calcola vengano catturati globalmente 100 milioni di squali con drammatiche ricadute sull’ecosistema marino. «Dobbiamo tutti renderci conto – spiega Monica Lafon di Pelgic Life – di quanto sia necessario uno sforzo comune per arrivare a un cambiamento positivo che tuteli i nostri mari». Non bisogna dimenticare, tra l’altro, che ben 44 specie sono sull’orlo dell’estinzione. Finora gli esemplari sottratti alle tavole sono 100.
In questo modo, l’organizzazione punta anche alla sensibilizzazione dei pescatori. L’obiettivo è quello di far capire che uno squalo libero nel suo habitat può valere molto di più di uno ucciso. Non solo in termini di ricavo immediato ma anche e soprattutto per la salvaguardia dell’attività di pesca futura. La risposta sembra positiva, sottolinea Pelagic Life: la maggiore cooperativa locale sta infatti collaborando al progetto.
Fonte: gogreen.virgilio.it.
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