Sonia Cortopassi e Gian Paolo Del Bianco intervengono al convegno Dialoghi Sulla Coscienza (7-8-9 aprile 2017, Villa Bertelli, Forte dei Marmi) a cura di Simona Barberi Eventi.
Tra gli argomenti del video:
La musica parla a parti di noi che abbiamo in comune proprio perché essere umani, è un linguaggio universale che tocca le corde delle emozioni.
Il viaggio inizia con il suono, può essere una voce o una musica, che origina sempre da delle vibrazioni che producono onde di pressione nell’aria.
La membrana timpanica vibrando trasmette le informazioni sonore ad altre strutture più interne finché arriva al cervello come impulso elettrico.
Psychè si riferisce all’anima, alla mente e alla coscienza. La coscienza è l’elemento mediatore tra la mente e l’anima.
L’anima è come un’antenna o un diapason, situata al centro di un campo energetico, e vibra quando viene raggiunta da informazioni.
Quando l’anima comincia a vibrare si desta, parte per un viaggio. Se fossimo attenti a quello che gli eventi ci suscitano, coglieremmo l’eco di queste vibrazioni. Per farlo, dobbiamo ascoltare le emozioni. L’anima, infatti, vibra per le emozioni.
L’io, la parte cosciente, ha l’obiettivo di mantenersi in una zona di sicurezza. Ma l’anima ha il desiderio del viaggio, tuttavia deve fare i conti con l’io.
I suoni che raggiungono l’anima sono quelli delle emozioni.
La musica attiva ed evoca emozioni.
Le prime emozioni che raggiungono un essere umano sono quelle trasmesse dalla vibrazione del liquido amniotico durante la gravidanza e il primo ritmo che il feto sente è il cuore della madre.
L’amigdala è depositaria dei ricordo emozionali. Senza amigdala la vita sarebbe privata della maggior parte dei significati personali e dell’affettività.
La musica non solo viene processata all’interno del sistema limbico, ma stimola endorfine e sostanze legate al benessere e al piacere. L’ascolto della musica produce anche il rilascio di dopamina.
La musica produce emozioni anche perché attiva ricordi.
Il compito dell’anima è la ricerca del senso profondo dell’esistere, essa sa che il senso della vita si trova “fuori dal castello”, nei luoghi che deve esplorare.
La musica arriva dritto dentro l’anima e la costringe a spiazzarsi, a perdere la terra sotto i piedi.
Nello sciamanesimo non c’è cura senza spiazzamento.
La coscienza si sviluppa per salti, non in maniera graduale. Se non c’è salto non c’è evoluzione.
Nell’amigdala sono depositate memorie di carattere preverbale.
I lobi frontali svolgono un ruolo nell’immagazzinare i ricordi e nel facilitare la loro rievocazione. Nell’area prefrontale, a essi connessa, avviene il recupero della memoria episodica che permette il recupero della rievocazione dei ricordi grazie alla musica.
Quando salta, l’anima è incorporata in un corpo, e dentro di esso succedono tutte le meraviglie fisiologiche che abbiamo visto. Quando l’anima fa il salto, si porta dietro come strumenti i ricordi, le esperienze, il cammino e il senso della propria esistenza.
In tutte le scelte che facciamo, siamo sempre in bilico tra la voglia di tornare al sicuro e la voglia di andare avanti.
Se fossimo integri, non avremmo avuto bisogno di incarnarci e incorporarci, perché l’anima è venuta a cercare il suo pezzo mancante e in questo possiamo trovare il senso all’esistere. Ciò che è completo, che è perfetto, non si muove più, non ha bisogno di evolvere. Noi siamo anime mancanti di un pezzo e che se lo vanno a cercare.
I lobi frontali sono i rappresentanti neocorticali del sistema limbico e in essi avviene la presa di coscienza. Senza di loro non avremmo consapevolezza del viaggio.
La corteccia orbito-frontale è la sede del senso innato della bellezza.
L’anima sa che il viaggio non può essere fatto da soli. Non siamo fatti per muoverci in solitudine, abbiamo bisogno di un alleato, che lo sciamanesimo chiama “animale di potenza”.
Se l’io si illude di essere padrone in casa sua e non avere bisogno di niente e nessuno, l’anima sa che invece abbiamo bisogno dell’altro, perché senza l’altro il viaggio non si può compiere. Non c’è viaggio senza l’altro.
L’anima ha bisogno che le venga teso un agguato, allora arriva l’alleato.
I neuroni a specchio si attivano sia quando compiano un’azione sia quando la vediamo compiere da un’altra persona.
I neuroni a specchio sono alla base della capacità empatica.
Accade che alla prospettiva di raccogliere un suo pezzo mancante l’anima dica di no, perché anche questo ha un senso.
Incorporarsi vuol dire tornare nel corpo, intendendo il corpo non come il contenitore dell’anima ma come ciò che si fonde con l’anima stessa, divenendo un tutt’uno.
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