Io non so chi sono io, in modo assoluto. Lo so in modo parziale, sto conoscendo il mio Io strada facendo, perché in realtà il mio Io non è mai definitivo…”. (Claudia Righetti)
Ci si sveglia una mattina e s’inizia a riflettere su quanto il Mondo fuori da Noi possa accogliere il nostro Mondo.
Qual è il nostro Mondo?
Il Mondo che viviamo Dentro!
Ognuno di Noi ha un Mondo, un Mondo immenso e infinito.
Sto parlando di quel Mondo che vive, viaggia, si muove dentro ognuno di Noi.
Quel Mondo che ognuno di Noi vorrebbe che fosse chiaro anche al di fuori di Noi.
Poi in mezzo…
In mezzo cosa c’è?
Tutto il restante Mondo degli altri.
Chi sono gli altri?
Gli altri sono Noi!
Sembra quasi una presa in giro, vero?
Oppure un’offuscata frase alchemica… Sì, il Mondo è fatto di Specchi e gli Altri siamo Noi.
Allora spiegatemi perché gli altri non mi capiscono! Io parlo e nessuno mi capisce!
Sono frainteso… Sono fraintesa… Si arrabbiano.
Si annoiano.
Non mi ascoltano. Sono invisibile? Sì!
La risposta giusta per me è questa!
Sei invisibile!
Perché inizia così un libro?
Perché ti voglio parlare del Mondo invisibile. Quel Mondo invisibile che è Dentro e fuori di Noi. Di te.
Di me.
Di tutti Noi.
Così invisibile da sembrare folle.
Così invisibile da sembrare assurdo.
Perché?
Perché è una mia e una tua esigenza.
Perché dico anche tua senza conoscerti? Perché ho conosciuto tanti come te, per lavoro. Come me.
E tu dirai: “Ma io sono unico!”.
Sì è vero, ma ci sono alcuni meccanismi che abbiamo in comune… sarà per quella storia che dicono un po’ tutti che alla fine siamo fratelli o forse solo umani.
Comunque sia, la tua storia da un punto di vista fisiologico e anche patologico assomiglia un po’ alla mia.
Solo perché siamo nati sullo stesso pianeta?
Questo lo presuppongo solo perché stai leggendo questo libro. C’era una volta un filosofo che si chiamava Davidson, anzi Donald Davidson, che diceva che gli uomini per comunicare tra loro devono, nel senso che proprio non ne possono fare a meno, partire dal “principio di carità” e cioè devono per la natura compassionevole e ragionevole di cui godono tutti gli esseri umani liberi e sani, credere che “quello che l’altro gli dice sia vero”, in partenza, come presupposto perché si possa instaurare un dialogo tra loro.
Cioè: io devo credere a quello che l’altro mi dice, come atto propedeutico perché possa attivarsi realmente la nostra conversazione, altrimenti è meglio che non inizi nessun rapporto con te “altro da me”.
Almeno devo credere che in te ci sia il presupposto di credere a quello che io dico.
Potrebbe sembrare un atto di fede, il suo.
Difficile però che sia così, è stato l’uomo più razionale che io abbia conosciuto.
La sua vera e unica fede era la Scienza.
Anche per me è così, sia rispetto alla scienza, che è un atteggiamento mentale piuttosto che una cosa in sé – l’essere scientifici intendo – sia rispetto al fatto che avendo un atteggiamento mentale scientifico, quindi osservatore e speculativo, mi sono accorta, dopo tanti anni di vita e lavoro con le persone, che non è possibile entrare in contatto reale, conoscere davvero qualcuno, se a questo qualcuno non dai “il diritto di Verità”, cioè se non accetti almeno all’inizio della conoscenza che lui voglia essere sincero con te, che ti ascolti in verità e che ti parli in verità.
Riconoscendo il “principio di carità” (così lo chiamava) di Donald Davidson come Verità, devo però aggiungere una conditio sine qua non, cioè una condizione senza la quale il principio stesso non può evolvere e dare vita a una sperimentazione che può essere condivisa da tutti e cioè: devo sapere chi sono io per poter concedere all’altro il “principio di carità”.
Qui potrebbe sorgere un problema che in realtà è una chiave per aprire la porta a un’ulteriore conoscenza. Quella di Anima.
Perché io non so chi sono io, in modo assoluto. Lo so in modo parziale, sto conoscendo il mio Io strada facendo, perché in realtà il mio Io non è mai definitivo, almeno non sarà definitivo sino al momento della mia morte fisica. Quella dell’Io intendo. Cioè la morte che accadrà al mio Io mortale, un giorno, lontano lontanissimo da Ora.
Ma conosco piuttosto bene la mia mente e Anima.
Non so esattamene che tipo di Io sono, perché lo sto scoprendo vivendo, ma Anima sa chi sono stato, chi sono Ora e chi posso essere domani.
Anima sa tutto e quindi per sapere chi sono io, devo necessariamente imparare a dialogare con Anima e farlo in compagnia tua, altro da me mi è necessario, perché tu altro da me, mi fai da specchio, mi fai vedere che esisto, perché se c’è una relazione tra Noi, c’è un Noi e se c’è un Noi, c’è anche un Io.
Claudia Righetti
Estratto dal suo libro I Maestri
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