Conferenza di Fabrizio Cerusico, autore del libro Energia della Fertilità, disponibile via web a questo link. Ad affiancarlo, i relatori che hanno collaborato alla stesura di alcuni capitoli del libro: Monica Antinori, dottoressa ostetrica e ginecologa, Direttrice e Responsabile della PMA del Centro Raprui (RM), e Andrea Verrecchia, dietista e preparatore atletico, specialista in nutrizione sportiva.
Fabrizio Cerusico è Docente a contratto presso l’Università la Sapienza di Roma e, da più di 20 anni, Responsabile Clinico presso il centro di procreazione medicalmente assistita Raprui di Roma, è considerato tra i maggiori esperti in Europa per la fecondazione assistita. Questo libro offre molti spunti e consigli per potenziare la fertilità e migliorare il proprio benessere ed è dedicato sia alle coppie che stanno cercando una gravidanza, sia più in generale alle persone che non hanno ancora trovato la forza di modificare le proprie abitudini per migliorare la qualità di vita.
La dott.ssa Antinori si è occupata della stesura del capitolo riguardante le nuove tecniche e tecnologie della fecondazione assistita. Da quando nel 1978 è nata la prima bambina dalla fecondazione assistita ad oggi, i passi in avanti sono stati tanti. Le speranze si sono accese e sono stati tanti i desideri finalmente esauditi; i professionisti del settore si impegnano continuamente per migliorare le percentuali di successo, poiché, purtroppo, si tratta di procedure non infallibili.
È importante personalizzare il più possibile il trattamento, adeguandolo alle esigenze delle coppie; non soltanto da un punto di vista strettamente medico, ma anche un punto di vista dell’accoglienza della persona. Il benessere della persona è strettamente collegato alla fertilità.
L’impianto è un meccanismo che prevede una sorta di dialogo sincronizzato tra l’embrione e l’utero della donna. Per arrivare a questa sincronizzazione e fare in modo che questo meccanismo funzioni, purtroppo, le tappe sono sono varie sono e non sono ancora del tutto note. Alcune di queste metodiche attualmente si stanno concentrando nella valutazione e nello studio dell’embrione, poiché l’impianto avviene quando un embrione sano arriva nell’utero.
L’altra parte degli studi del settore si concentra più sulla questione uterina, in particolare sull‘endometrio, ossia quella sorta di tessuto speciale che c’è all’interno dell’utero e che accoglie l’embrione. L’obbiettivo è creare i presupposti per tale accoglienza e per l’avvio della gravidanza.
A proposito di quest’argomento, è importante parlare del concetto di recettività endometriale.
L’endometrio è in grado di accogliere l’embrione soltanto in una data piccola finestra, chiamata finestra d’impianto, della durata di circa 30 ore. Purtroppo, circa il 20% delle pazienti che falliscono gli impianti presentano uno slittamento di questa finestra di impianto: essa non cade esattamente dove è naturale che accada. È importante dunque intercettare questa caratteristica facendo un test genetico, perché grazie a questo tipo di valutazione si riesce ad avere una migliore sincronizzazione dell’endometrio, potenziando le possibilità di impianto.
Per personalizzare il più possibile il trattamento per quanto riguarda l’embrione, invece, esistono delle procedure per fare una valutazione cromosomica degli embrioni.
Grazie all’analisi genetica, chiamata anche diagnosi preimpianto, riusciamo a individuare gli embrioni che hanno più potenzialità di attecchimento; unendo questa metodica per individuare l’embrione sano, unitamente alla scoperta di qual è il momento giusto per quel determinato endometrio di fare il trasferimento, sarà possibile incrementare significativamente le probabilità di successo della fecondazione.
C’è un’altra questione che va discussa: la mancanza di una cultura che sensibilizzi le donne ad una verifica del loro stadio di fertilità, anche in fase giovanile. La riduzione della riserva ovarica non è legata, infatti, unicamente all’età. La riserva può esaurirsi anche a 35 anni, pertanto è importante fare prevenzione.
L’alimentazione gioca un ruolo fondamentale. Il sovrappeso riduce la possibilità della fecondazione assistita e aumenta le percentuali di aborti spontanei e patologie che si possono sviluppare durante la gravidanza (ipertensione e diabete gestazionali, preeclampsia…).
La nostra dieta, al giorno d’oggi, non ha nulla a che vedere con la vera dieta mediterranea: consumiamo troppi zuccheri e carboidrati. L’iperglicemia, l’obesità e una dieta scorretta possono favorire lo sviluppo di patologie come la sindrome metabolica, malattie cardiovascolari e tumori. Un regime alimentare sano ed equilibrato, con un moderato consumo di zuccheri e carboidrati e l’assunzione di tutti i macronutrienti, può portare a un miglioramento della capacità fecondante.
Naturalmente, è essenziale anche praticare un’adeguata attività motoria. Non è necessario iscriversi in palestra: basta fare delle belle camminate all’aria aperta, fare le scale anziché prendere l’ascensore, andare al lavoro in bici… Insomma, tutte quelle attività che paradossalmente evitiamo proprio perché la pigrizia e la sedentarietà hanno preso il sopravvento.
Il benessere del corpo è strettamente legato a quello di mente e spirito.
Un fattore sottovalutato, ma importantissimo per la buona riuscita del percorso per la fecondazione assistita, è l’aspetto psicologico e spirituale del rapporto con i dottori.
La relazione tra medico e paziente deve essere caratterizzata da un sintonia emotiva e spirituale. Il medico deve somministrare le cure sotto forma di attenzione, comprensione, creando uno spazio e un tempo interamente dedicato al paziente, occupandosene con la delicatezza e la sensibilità di cui ha bisogno.
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