Accettare la propria storia e la propria natura originaria è un passaggio indispensabile per ritrovare un’identità familiare che si credeva perduta o mai posseduta: i traumi del rifiuto, dell’abbandono, del non amore sono comuni a fin troppe persone; perciò l’abilità che ci è richiesta in casi simili sta nell’avviare un processo alchemico di trasformazione del dolore e del rifiuto in una risorsa proficua… Estratto dal libro Trauma di nascita di Francesca Ragni.
«Come potevo trasmettere il ringraziamento per avermi messa al mondo se in quel momento ero immersa nell’opposto della gioia, tanto da scambiare il gelo per rassicurazione?»
[…]
Da quest’ultima domanda che Fiore si è posta sono nate riflessioni il cui risultato ha rivelato che la sfida da superare è per lei quella di trasformare rancore e risentimento in gratitudine.
Ovulazione come transito per scoprire e ridestare una “nuova arte di amare”.
Ho fatto notare a Fiore che, se la madre le aveva comunicato verbalmente di aver rifiutato la gravidanza, la stessa però, nel periodo di fertilità, aveva accettato di camminare sul sentiero interiore della sua fecondità, secondo il ciclo lunare della sua mestruazione.
Perciò la sua natura aveva acconsentito alla nascita, anche se poi, nel corso degli eventi, quel nuovo ritmo vitale che scandiva il tempo nel suo ventre, anziché essere accompagnato con sorrisi e progetti, era stato affossato da altre preoccupazioni che avevano avuto per la madre una priorità e celato la gioia dell’attesa che era rimasta inespressa.
Ma nel momento del concepimento l’energia della sessualità della madre era stata risvegliata dal seme dell’ispirazione, la stessa che porta il divino nel mondo e che aveva stimolato la pulsione nel suo ventre a creare la Vita con la forza e il potere della femminilità: come fulcro tra l’energia e il mondo circostante.
Questo percorso elaborato insieme ha rappresentato per la mia amica una svolta determinante per potersi rasserenare, una volta abbracciata l’idea che i suoi genitori l’avevano amata come avevano potuto e andavano perciò accettati per quello che erano.
Spettava a lei, ora, compiere un passo in avanti ed emanciparsi dall’irrequietezza infantile che tanto l’aveva turbata, per apprezzare se non altro la propria volontà di superare quella smania e di attingere alla sua grande forza interiore, come a un valore aggiunto.
Esistono situazioni in cui si vive un malessere, poiché il ruolo da sostenere è superiore alle proprie possibilità, ma la volontà di riuscire e la fiducia possono invece diventare nostre grandi alleate proprio nei momenti di sconforto, quando ci sembra di non farcela più.
Ricontattando la scintilla interiore che è forza primordiale è dunque possibile, in qualunque momento, ritrovare se stessi, traendo da essa le intuizioni da utilizzare con nuovo vigore.
Esiste infatti una potenza originaria da cui tutti proveniamo, una sorgente di pura energia e un sole interiore che illumina anche l’oscurità più profonda e che può aiutarci a ritrovare la guida e a realizzare il nostro compito di vita.
Visione lungimirante
Anziché odiare, è decisamente meglio trovare un terreno d’intesa, empatizzando con il problema esistenziale dell’altra persona e con il dolore e la fragilità che si celano dietro il suo atteggiamento conflittuale o aggressivo.
Indossiamo tutti maschere e proiettiamo sugli altri i nostri disagi per proteggerci, ma se riusciamo a guardare a questa dinamica in un’ottica differente, il perdono verrà insieme alla salvezza della relazione. I limiti vengono allora trasformati in chiavi di lettura e la capacità di rispettare il confine dell’altro crea una nuova dimensione di contatto.
In questo incontro i due elementi, prima conflittuali, si predispongono a una risoluzione pacifica del rapporto, nonché a una complementarità e a una comunicazione fluida. Si tratta in definitiva di specchiarsi uno nella situazione dell’altro, fino a riconoscersi vicendevolmente.
Vi sono ferite dell’anima che, fino a che rimangono nascoste nel profondo, ci fanno vivere in un isolamento dal quale possono emergere pensieri allucinatori.
I traumi del rifiuto, dell’abbandono, del non amore sono comuni a fin troppe persone; perciò l’abilità che ci è richiesta in casi simili sta nell’avviare un processo alchemico di trasformazione del dolore e del rifiuto in una risorsa proficua. Se non trasformati, d’altro canto, tali traumi possono tradursi in malattie psicosomatiche, devianze, o psicosi vere e proprie.
Oltre alla scelta di vivere, occorre dunque fare un altro passo avanti: quello di acquisire la compassione, la comprensione e l’empatia, per accogliere la vita per quello che è, con grande forza e discernimento. Un’impresa non facile, poiché quando si sta attraversando un tunnel, occorre confidare nella propria bussola interiore per raggiungere la luce, fino a che quest’ultima non si palesa, sgorgando direttamente dall’anima. Nelle fasi oscure l’anima è infatti l’unica guida possibile, insieme alla volontà di cambiare e allo slancio creativo che è poi una manifestazione dell’amore.
Accettare la propria storia e la propria natura originaria è inoltre un passaggio indispensabile per ritrovare poi un’identità familiare, riprendendo il proprio posto anche in una famiglia nella quale in precedenza ci si può essere sentiti estranei.
[Illustrazione e versi di Francesca Ragni]
Francesca Ragni
Estratto dal libro Trauma di nascita
Francesca Ragni presenta il libro Trauma di nascita lunedì 12 febbraio 2024. Per tutte le informazioni, vai a questo link.
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