Quando l’amore incondizionato cura le ferite e illumina l’anima, un cane guida diviene “guida” di vita. Estratto dal libro Un angelo a quattro zampe di Paola Pocaterra.
18 luglio 2006
Non credevo che sarei mai arrivata a valutare l’idea di richiedere un cane guida. […]
Il mio rapporto con gli animali e la natura è sempre stato molto profondo, a tratti semplicemente piacevole e giocoso, a tratti amorevole ed empatico. Durante l’infanzia ho avuto pesci, tartarughe, galline e con queste ultime, nei momenti di birboneria, mi divertivo, dapprima nutrendole con l’insalata, raccolta dall’orto, di nascosto dalla nonna, e poi facendole fuggire negli angoli più remoti del pollaio, poiché spruzzate con pistole d’acqua. Altre volte, mi trasformavo in eroe, proteggendo mia sorella dalle lucertole che le facevano tanta paura, inducendole a scappare, senza vederle, con rumorosi salti e battendo i piedi a terra. La mia passione però sono sempre stati i gatti.
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Dunque, se con i gatti ho sempre avuto feeling, i cani mi facevano paura: niente panico, niente terrore, però non ero io a cercare un contatto con loro.
Sono seduta sul divano del mio appartamento fiorentino e sto compilando assieme alla mamma il modulo di richiesta per ottenere un cane guida. Al di là dei dati anagrafici, mi chiedono il mio peso e la mia altezza, se ho altre menomazioni e il grado di cecità. Vanno indicate poi le caratteristiche della mia casa, la metratura, se è a piano terra o se presenta scale, se ha un giardino privato o no. Inoltre, devo descrivere se vivo da sola e se possiedo altri animali da compagnia. Infine, viene domandato il tipo di strade che devo percorrere abitualmente (cittadine o periferiche), la tipologia della mia andatura (lenta, normale o veloce) e il tipo di traffico che quotidianamente devo affrontare (intenso o meno).
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Le domande più difficili però sono le ultime…
Perché hai scelto di prenotare un cane guida?
Cosa ti aspetti dal cane guida?
[…]
La richiesta di un cane guida è un’avventura del tutto nuova per me, per questo, ancora una volta, dovrò attingere alla mia forza personale e iniziare un “nuovo training interiore” per aumentare la mia consapevolezza, la mia accoglienza e la mia pazienza; tuttavia non voglio abbandonare l’idea che le dinamiche in futuro possano cambiare e, quindi, mi auguro che prossimamente ci siano maggiori fondi economici a disposizione delle scuole di addestramento, e che quindi sia possibile consegnare un maggior numero di cani guida all’anno.
Nel frattempo, cerco di cambiare la prospettiva con la quale guardo questa situazione, visto che ciò che conta non è quello che ci accade, ma come noi reagiamo a ciò che ci accade, o meglio come noi agiamo intenzionalmente su quanto ci accade. Penso che in attesa del cane, muovermi con il bastone bianco, trovare il coraggio di chiedere aiuto se in difficoltà o cercare con le mani un appiglio sull’autobus mi permetteranno di allenarmi a elaborare i momenti di vergogna. Non solo, potrò utilizzare il mio tempo per migliorare la mia capacità di prestare attenzione a tutti i rumori incontrati per strada e imparare a prendere riferimenti utili per sapere sempre dove mi trovo. D’altra parte, ricevere l’aiuto dai ragazzi del servizio civile significherà stare in compagnia di persone giovani e, magari, avere l’occasione di creare belle amicizie.
Tornando al modulo di richiesta da compilare, l’ultimo quesito, ovvero quello che indaga da dove nasce la motivazione a prenotare un cane, è piuttosto profondo. La mia risposta mescola praticità e bisogno di sostegno. Così esprimo alla mamma il mio pensiero.
«Vorrei un cane per potermi spostare liberamente, con movimenti sereni e armonici, perché quando sbatto con il bastone contro macchine parcheggiate sulle strisce pedonali o contro pali della luce, mi spavento. Vorrei un cane perché mi protegga, perché attraversare la strada in due è più bello che farlo da soli, perché sono consapevole di avere bisogno anche di una sicurezza psicologica al mio fianco».
Lo penso, ma non lo dico, vorrei un cane perché a vent’anni, a volte, mi sento in imbarazzo a farmi accompagnare da mamma e papà, perché non è detto che i volontari siano sempre disponibili e perché voglio sentirmi libera di frequentare chiunque, senza che sia necessario far combaciare gli impegni altrui con i miei.
Vorrei un cane perché ho bisogno di indipendenza e autonomia. Essere libera per me non significa fare ciò che mi pare, significa avere sempre la possibilità di scegliere il meglio per me in una determinata situazione. Allora ci sarà la volta nella quale desidererò muovermi solo con il mio cane e quella nella quale chiederò un supporto a mamma, a papà, a un amico o a un volontario.
Nella vita c’è sempre una scelta: capiamoci, io non posso decidere se vedere o no, almeno finché la scienza non creerà le condizioni per valutare una cura sicura ed efficace, ma posso scegliere come vivere la mia disabilità visiva. […]
Come in tutte le cose, ci vuole bilanciamento: non è opportuno domandare sempre aiuto perché si rischierebbe di sfociare nel pretendere, ma è sbagliato non chiedere mai, perché si vive questo atto come un’umiliazione. Si può apprendere come mettere insieme gli opposti: voglio essere autonoma, ma non mi vergogno di domandare quando sento di avere poche risorse o quando mi percepisco in difficoltà.
Voglio sapermela cavare da sola, ma non voglio aver paura di chiedere aiuto. Quanto ai miei genitori, hanno indubbiamente avuto un arduo compito, ma mi hanno cresciuta nella consapevolezza di non poter vivere in eterno, spronandomi, con dolcezza, a conquistarmi, passo dopo passo, gli strumenti, pratici ed emotivi, necessari perché io raggiungessi un buon livello di indipendenza. […]
I miei pensieri continuano a viaggiare, senza però che escano altre parole a voce alta. Vorrei un cane perché i miei occhi mi stanno lasciando sempre più e so che anche la percezione di luci e ombre, che già da tanti anni mi fa classificare come cieca assoluta, potrebbe essere cancellata dal buio.
[…]
Mi risveglio dai miei pensieri, ripiego con accuratezza il modulo compilato e lo ripongo in una busta. Domani la mia domanda di ricevere un cane guida partirà e con lei la mia speranza di un futuro entusiasmante, fatto di libertà, autonomia, compagnia e amore.
5 ottobre 2006
Alla scuola cani guida dei Lions di Limbiate, in provincia di Milano, ci sono Ugo e Giovanni pronti ad accogliermi, rispettivamente il capo istruttore e un operatore cinofilo. L’incontro di oggi, oltre a conoscersi di persona, ha lo scopo di approfondire le risposte riportate nel modulo di richiesta del cane guida. La verità è che io spero di fare amicizia con i cani in fase di formazione e di essere tra le fortunate che riceveranno un amico peloso in pochi mesi. […]
Mi viene chiesto come e quando mi è venuta l’idea di avvalermi di un cane guida e qual è la mia esperienza con i cani. «Non ho esperienza» dico augurandomi che questo non sia un problema. «Ho sempre solo avuto gatti e mi ha sempre dato molta soddisfazione prendermene cura. Non ho molta confidenza con i cani, alcune razze mi fanno un po’ paura, ma so che questi sono cani bravi, educati, socializzati e addestrati. Penso siano cani speciali! […]».
Giovanni mi spiega che i cani guida sanno accorgersi se una persona vede o meno: possono essere liberi in un parco, impegnati a inseguire lucertole, ma non perdono mai di vista il loro amico non vedente.
[…]
«Cominciamo con il dire che questi cani non sono addestrati alla difesa» mi interrompe bruscamente Ugo, «quindi se un giorno ti dovessi trovare in pericolo, il cane non interverrà perché ha ricevuto specifici insegnamenti, ma per istinto, intuizione e amore. Detto ciò, non sarà solo il cane a occuparsi di te, anche tu dovrai occuparti di lui, i cani sono animali molto legati alle abitudini, in un certo senso si potrebbe dire che amano la prevedibilità, quindi dovrai impegnarti a creare e rispettare una routine, dovrai definire delle regole, capire quando essere dolce e quando essere decisa […]. Per il cane esiste il bianco e il nero, il grigio crea solo confusione. Sappi comunque, visto che è venuto fuori l’argomento, che è ampiamente sconsigliato dare cattive abitudini a un cane guida, inclusa quella di offrirgli cibo fuori orario o da tavola».
[…] «Man mano che il vostro rapporto crescerà, ti accorgerai, che il tuo cane, non sarà “solo” un cane guida, che nel tuo caso molto probabilmente sarà femmina, non sarà solo un cane attento e preparato, ma diventerà un’amica insostituibile, in un certo senso, potrà rappresentare una vera e propria guida di vita».
Che cos’è “una guida di vita”?
Com’è possibile che un animale diventi “una guida di vita”?
Forse, un giorno, capirò…
Paola Pocaterra
Estratto dal libro Un angelo a quattro zampe
Paola Pocaterra presenta il libro Un angelo a quattro zampe lunedì 24 giugno 2024. Per tutte le informazioni, vai a questo link.
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