Le forme che assumiamo col corpo possono essere considerate metafore in quanto rimandano a immagini che producono in noi degli effetti per il fatto di incidere su quel campo unificato che è il sistema mente-corpo. Estratto dal libro Yoga metaforico di Mara Valenti.
Quando l’insegnante dice «ora potete distendervi in savasana», un senso di sollievo si diffonde nell’aula. Il meritato riposo! Eppure, savasana è una posizione come le altre; forse, anche più difficile. Il corpo viene adagiato a terra nella postura che normalmente si assume per dormire. Per la mente è naturale associare tale postura al sonno. L’āsana, tuttavia, prevede che l’attenzione rimanga vigile, mentre la muscolatura si rilassa. Non addormentarsi: questa è la sfida di savasana.
Come per gli altri āsana, dobbiamo rilassare i muscoli che non servono a mantenere il corpo in posizione. In savasana, di fatto, non serve alcun muscolo per stare in posizione: li possiamo dunque rilassare tutti. Tutti tranne uno: quello adibito all’attenzione (che possiamo considerare un muscolo, nella misura in cui lo dobbiamo allenare per farlo funzionare meglio). Per questo motivo, in savasana non dormiamo, ma facciamo del rilassamento consapevole. Dobbiamo, in altre parole, essere consapevoli del rilassamento muscolare, non subirlo passivamente. Il che significa, innanzitutto, diventare consapevoli dell’eventuale non rilassamento.
Spesso, infatti, qualche muscolo resta in tensione, anche se non serve, proprio come negli altri āsana. Di questo l’attenzione deve accorgersi. Ognuno ha i suoi punti di “contrazione automatica” prediletti. Chi contrae i glutei, chi la mascella, per non parlare del sollevamento a tradimento di una spalla… Savasana richiede di prendere atto di quello che fa il corpo a nostra insaputa. Ecco perché alcuni minuti di rilassamento consapevole sono spesso più efficaci di una lunga dormita!
Questo è il momento in cui vengono consolidati gli effetti della pratica. Riportare a riposo il corpo dopo averlo sollecitato è importante. Il messaggio che ora possiamo rilassarci completamente viene trasmesso, attraverso il sistema nervoso, ai centri del cervello deputati a registrare tale informazione. Come ci insegnano Damasio e le neuroscienze, dal cervello partono allora scariche chimiche e neurali che portano la risposta informata al milieu interno (visceri, sistema muscolo-scheletrico), che può finalmente rilassarsi.
Eseguire tale processo in maniera consapevole, durante il rilassamento in savasana al termine della lezione di hatha yoga rispetto a quando ci addormentiamo nel letto di sera, ha un enorme valore aggiunto. Come nell’esecuzione degli altri āsana, infatti, si tratta di aumentare la padronanza del nostro sistema corpo-mente attraverso una conoscenza incrementata dello stesso.
Forse non è simpatico dirlo quando ci si appresta al rilassamento alla fine della lezione, ma śava in sanscrito significa cadavere. Eppure, al di là del fastidio che potrebbe provocare tale riferimento, l’immagine è molto opportuna. Nel corpo inerte di un cadavere vediamo l’immobilità, la rigidità dovuta al ritirarsi dell’energia vitale che rendeva funzionante quel corpo quando era in vita. Ma la vita non era del corpo in sé, quanto dell’energia che lo animava.
Con lo yoga, non dobbiamo aspettare di essere clinicamente morti per riconnetterci con la nostra energia vitale. Se impariamo a rilassare il corpo a dovere, possiamo percepire quell’energia perché riesce a fluire in modo più potente attraverso le fibre che costituiscono il corpo stesso. La possiamo sentire a livello fisico, sotto forma di formicolio, calore, vibrazioni interne. La possiamo anche sentire a livello emotivo, attraverso il flusso e riflusso degli stati d’animo. Si tratta di affinare la percezione, imparando a rimanere rilassati mantenendo contemporaneamente vigile l’attenzione.
Insieme alla difficoltà di rilassare il corpo completamente, dobbiamo quindi affrontare quella relativa a collocarci in un “posto” di osservazione per così dire neutrale, dal quale guardare, senza ragionare su ciò che vediamo. Mi viene in mente l’immagine dell’ornitologo, che si apposta, mimetizzandosi con l’ambiente naturale, per poter osservare gli uccelli senza farsi scorgere.
Un muscolo che si rilassa dopo l’altro, man mano che l’insegnante li menziona. La sorpresa ogni volta che si rivela una tensione inattesa. Il corpo che si sente osservato con cura, disponibile a rivelare vicende rimaste nascoste. La conoscenza di sé che aumenta…
Mara Valenti
Estratto dal libro Yoga metaforico
Mara Valenti presenta il libro Yoga metaforico lunedì 22 aprile 2024. Per tutte le informazioni, vai a questo link.
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