Prosegue il viaggio di Chiara Corriga nella rubrica Rivoluzioni dell’Essere, ispirata all’omonimo libro pubblicato con Anima Edizioni. Dopo aver incontrato la Vittima e il Carnefice, in questa settima puntata l’autrice ci accompagna alla scoperta del terzo personaggio del Gioco del Triangolo Drammatico: il Salvatore.
Chi è il Salvatore?
Il Salvatore è il personaggio che si sente in dovere di risolvere i problemi degli altri. Un amico in crisi, un collega in difficoltà, un familiare che “non ce la fa da solo”: il Salvatore corre subito in loro aiuto, spesso con le migliori intenzioni. Ma, come spiega Chiara Corriga, dietro questa apparente generosità può nascondersi una forma di controllo e una profonda sfiducia nelle capacità altrui.
Aiutare gli altri, infatti, è un gesto nobile solo se nasce da una reale chiamata del cuore e non da un bisogno inconscio di sentirsi indispensabili. Quando l’aiuto diventa un modo per confermare il proprio valore, rischia di trasformarsi in una gabbia che imprigiona sia chi salva sia chi viene salvato.
Il bisogno di salvare e le sue radici
Il Salvatore agisce spesso spinto da un bisogno profondo di evitare il disagio. Non sopporta l’attesa, la frustrazione o le situazioni sospese. Così, ogni volta che vede qualcuno in difficoltà, interviene per “mettere a posto le cose” – anche a costo di impedire all’altro di crescere.
Un esempio? Il genitore che, vedendo il figlio faticare con i compiti, li fa al posto suo. L’intenzione è buona, ma il risultato è che il figlio non impara né la materia né il valore della perseveranza. Allo stesso tempo, il genitore resta incastrato nel ruolo di risolutore.
Quando aiutare diventa controllo
Salvare qualcuno, ricorda Chiara, significa anche dire implicitamente: “Non credo che tu sia capace di farcela da solo.” In questo modo, il Salvatore toglie all’altro il diritto di esercitare il proprio potere personale. È un atto che nasce da un desiderio di amore, ma che spesso nasconde anche sfiducia e bisogno di controllo.
Nel suo libro Rivoluzioni dell’Essere, Chiara cita l’esempio di Marta, artista che abbassa i prezzi delle proprie opere per “salvare” i clienti dalla spesa. Così facendo, svaluta sé stessa e priva gli altri della possibilità di scegliere liberamente. Un gesto mosso dall’amore, ma che nasconde la paura di non essere riconosciuta nel proprio valore.
Le ombre del Salvatore: senso di colpa e dipendenza
Un’altra leva potente che muove il Salvatore è il senso di colpa. Quando non riesce a risolvere i problemi altrui, si sente fallito. Ma, in realtà, si è semplicemente assunto una responsabilità che non gli apparteneva. In questo modo, il Salvatore finisce per diventare dipendente dal bisogno di essere utile: senza qualcuno da salvare, si sente perso.
Chiara ci invita a riflettere su una domanda cruciale: Chi sei tu quando non hai nessuno da salvare?
Dal bisogno di salvare al potere di accompagnare
Riconoscere il copione del Salvatore non significa diventare indifferenti o egoisti. Al contrario, significa onorare la libertà e la dignità dell’altro. Il vero aiuto non consiste nel dare soluzioni, ma nell’accompagnare chi abbiamo accanto a trovare le proprie. Come spiega Chiara: “Il passaggio chiave è smettere di essere protagonisti delle vite altrui e tornare protagonisti della propria.”
Solo riconoscendo il potere personale di chi ci circonda possiamo liberarci dal bisogno di sentirci indispensabili e vivere relazioni più autentiche e mature.
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Guarda il settimo episodio completo della rubrica Rivoluzioni dell’Essere con Chiara Corriga: Il Salvatore e l’illusione dell’utilità
Scopri di più nel libro Rivoluzioni dell’Essere, pubblicato da Anima Edizioni.
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