Quella che definiamo seconda fase del processo di risveglio, cioè del recupero animico, si realizza dopo la nascita in corpo umano e fino al momento in cui lo sviluppo fisiologico, cerebrale e organico ha termine, per trasformarsi in consolidamento e poi in declino dell’organismo in cui si abita.
Il momento in cui avviene la conclusione di questa fase non è predeterminabile, poiché può cambiare per ogni soggetto.
Durante questa seconda fase l’Entità animica è naturalmente sottoposta alla necessità di sviluppo e di crescita del suo veicolo umano; ciò significa che dovrà imparare a conoscerlo, man mano che questo manifesta le sue caratteristiche e i suoi movimenti organici, strutturali, neurologici e cerebrali, poi dovrà imparare a padroneggiare, ovvero averne il controllo e saperlo sfruttare al massimo delle sue potenzialità e, infine, dovrà divenire un tutt’uno con lui!
In questa seconda fase l’Entità animica può cominciare a percepirsi, riconoscersi, decifrare i messaggi e i richiami universali.
Immaginate quella famosa persona che, nel nostro esempio precedente, chiusa nel cunicolo della miniera, non può udire nulla, né farsi udire da qualcuno, non può prendere decisioni, infine non può vedere alcun barlume di luce nel buio.
Perché tutto ciò possa trasformarsi in movimento, comunicazione, azione e vita originaria, sarà necessario attendere che la miniera venga strutturata e dotata delle minime apparecchiature preposte a questo e che queste, con il tempo, vengano implementate e poi ottimizzate!
A quel punto la nostra persona scesa in miniera comincerà a potersi guardare; quindi, a riconoscersi fisicamente e poi a riconoscere la sua collocazione effettiva, a comprenderne tutti gli aspetti circostanziali, e solamente dopo potrà udire, vedere, comunicare, agire concretamente e con cognizione!
Solo quando avrà riconosciuto, con assoluta sicurezza, se stessa, la sua ubicazione, strumenti, spazio, limiti di azione, potrà cominciare a vivere, applicando qualità, esperienza, forza, coraggio, intenti!
Allora, a seconda dell’esperienza, delle caratteristiche fisiologiche, della volontà e dell’intento di compiere al meglio possibile il lavoro, quel soggetto percepirà più o meno bene e più o meno chiaramente e saprà interpretare i richiami, i messaggi, le commissioni e i vocaboli provenienti dalla sua centrale operativa.
Ecco, questa semplice descrizione aiuta a comprendere che ognuno di noi giunge in quella miniera, vale a dire giunge nel proprio veicolo umano sulla Terra, nello stesso modo, con le stesse possibilità, con i medesimi strumenti, con l’unica eccezione che il luogo di arrivo, l’incarico affidatogli, le circostanze nelle quali giunge, sono differenti, poiché ogni Anima porta con sé un bagaglio animico, un compito, un pregresso diversi!
Da questo è facilmente intuibile che ogni Anima, in incarnazione, può recuperare tutto della propria vita originaria, senza alcun limite!
Ciò che costituisce l’unica e sola differenza, durante l’incarnazione umana, tra Anime, è la difficoltà circostanziale.
Tale difficoltà, come ogni elemento nell’Universo, non è casuale, mai! È voluta, opportuna e persino pianificata, nella mappa del tracciato animico soggettivo da percorrere in incarnazione umana, sulla Terra!
Osservando da una fascia frequenziale vibrazionale al di sopra di quella mediamente abitata dalle Anime incarnate, cioè aderente alla superficie terrestre, ciò che si vede sono fratelli animici che hanno completamente dimenticato come comunicare, hanno perduto il ricordo del loro linguaggio originario, hanno perduto la consapevolezza e la cognizione di sé: in sintesi ciò che si percepisce sono fratelli caduti in un coma vigile!
Nel coma non c’è vita, si ha esclusivamente un movimento elettrico e organico, del tutto inutile!
Questo stato esistenziale dell’Anima genera sofferenza abnorme!
È possibile uscire dal coma ed è opportuno farlo, come?
Gabriella Laura Conversano Cippini
Autrice del libro L’universo reclama amore
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