La tua personalità non definisce chi sei: 7 spunti di riflessione

Se dovessi identificare l’intento che mi ha portata a scrivere il mio libro La vita dentro direi questo: accompagnare la lettrice a divenire un po’ più consapevole dei meccanismi della sua personalità.

Ho usato il termine “lettrice” perché La vita dentro è rivolto principalmente ad un pubblico di donne avendo per sfondo i nove mesi di gravidanza. Si tratta, in realtà, di un libro adatto a tutti, in quanto il focus dell’opera non è la gravidanza di per sé, piuttosto l’uso che possiamo fare di questo frangente temporale così ricco di cambiamenti emotivi e di spunti, per lavorare sui nostri meccanismi di personalità.

Se mi venisse chiesto il perché io mi sia fatta guidare da questo intento, risponderei che vi sono meccanismi della nostra personalità che ci portano difficoltà e fastidi, ragion per cui, un lavoro volto a identificare e ammorbidire questi stessi meccanismi, significherebbe un guadagno in termini di benessere. Infatti quanto più diveniamo capaci di cogliere gli automatismi della nostra personalità che ci portano appesantimento, tanto più abbiamo la possibilità di divenire via via più leggeri.

Procediamo per punti.

Le tue reazioni non sono te

La prima cosa che ritengo ci sia utile comprendere, o per lo meno iniziare a tenere in considerazione, è che quelle che definiamo come le nostre reazioni  e che esprimiamo con frasi del tipo “ho paura”, “mi fa arrabbiare”, “non sopporto”, in realtà non sono reazioni di ciò che noi realmente siamo – ovvero della nostra essenza – ma sono reazioni della nostra personalità.

La personalità: un filtro automatico

La personalità, e qui veniamo al secondo punto, rappresenta la parte più superficiale del nostro essere, ed essa, proprio per essere una sorta di  rivestimento di cui la nostra essenza è dotata, è molto sensibile a ciò che accade “intorno a noi”: relazioni, eventi, esperienze.

Inoltre ha la caratteristica di rispondere in modo del tutto automatico agli avvenimenti che le si presentano come ha imparato a fare da quando ha preso il sopravvento sulla nostra vera essenza. Infine ognuno di noi ha la propria personalità e dunque il suo modo peculiare di reagire alle circostanze esterne.

Rompere gli automatismi

La terza considerazione che voglio condividere è che certamente non è facile interrompere questi automatismi poiché si tratta di meccanismi che una volta messi in moto è difficile immaginare di fermare, di smantellare completamente. Detto questo, c’è comunque una buona notizia: difficile non significa impossibile.

La chiave del cambiamento: la coscienza

Addentrandoci nella quarta considerazione, il punto a nostro favore è che su questi meccanismi automatici noi abbiamo più potere di quello che crediamo e questo potere inizia nel momento in cui diveniamo coscienti di quel meccanismo.

Inizia a domandarti: quando posso mettere mano su un meccanismo? Se non ne sei cosciente, sei vittima di quel meccanismo, viene usato in modo passivo. Quando invece il meccanismo lo vedi e lo riconosci in azione, e soprattutto se inizi a studiarne il modo di procedere, allora su quel meccanismo puoi mettere mano.

Due ostacoli al cambiamento: fretta e giudizio

Passando al quinto punto, sai quali sono gli atteggiamenti che non facilitano questo processo di presa di coscienza e di graduale trasformazione del meccanismo stesso?

In prima istanza la fretta: se hai fretta di voler essere diverso da come sei e di vedere un cambiamento – nonostante sia lecito anelare a poter veder trasformate quelle parti della nostra personalità che ci portano sofferenza – stai remando contro al cambiamento stesso perché la fretta non è amica del processo di trasformazione.

L’altro atteggiamento nemico del processo è il giudizio: quanto più giudichi una parte di te che ti porta fatiche e dolori, come per esempio la tua parte che va facilmente in panico o che non è forte abbastanza, ti stai facendo lo sgambetto. Nel momento in cui osservi quel meccanismo della tua personalità e lo giudichi come qualcosa che ti fa male, che non dovrebbe accadere, che ti toglie energia, automaticamente questo raddoppia la sua forza e dà maggiore difficoltà.

La curiosità è l’alleata della consapevolezza

Eccoci ora al sesto punto. Qual è allora l’atteggiamento più funzionale da tenere? La curiosità! Supponiamo che stiamo parlando della “mancanza di fiducia che hai in te stesso e che tanto ti butta giù di morale”. Studia questo meccanismo: quando si fa più intenso? Con quali condizioni? Quando si mitiga?

Quello che poi accadrà, se sarai perseverante in questa osservazione, è che piano piano essi perderanno forza, semplicemente perché tu osservandoli starai sempre più diventando colui o colei che studia questi meccanismi e sempre meno il meccanismo stesso. E in questo allora ti ritroverai sempre un po’ più distaccato e dunque meno coinvolto dal meccanismo stesso.

Porta amore alle tue ferite

Concludiamo ora con il settimo e ultimo punto: porta amore a quella parte di te che soffre perché preda di quel meccanismo di personalità di sfiducia, e dalle ciò che le è mancato e per cui si trova in questo stato di sofferenza.

Lascia parlare la parte più grande di te che come una madre amorevole guarda un piccino in difficoltà e lo riempie delle più belle parole che veicolano fiducia.

Piccola parte mancante di fiducia della mia personalità, mi rivolgo a te e voglio dedicarti queste parole: a te non manca niente, hai davvero tutto ciò che ti serve per vivere nella fiducia. So che senti diversamente da come ti sto dicendo, ma davvero accogli le mie parole e nutriti di esse”. Trova tu le parole più adatte alle tue parti sofferenti e sii quotidianamente perseverante in questo processo energetico.

Wilma Riolo

Autrice del libro La vita dentro – Il viaggio interiore in gravidanza

La vita dentro

 


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