Perché ad un certo punto la relazione di coppia sembra trasformarsi in una gabbia dove ci si sente soli, incompresi e abbandonati? Come mai tante persone si trovano ad amare e poi a soffrire? Spesso la questione dipende proprio dalla relazione che abbiamo con nostra madre. Attraverso le relazioni che definiamo d’amore, soprattutto con i nostri partner, molto si può chiarire andando a osservare quali erano i movimenti affettivi nella nostra famiglia di origine. In generale, soprattutto per quanto riguarda le donne (ma la cosa vale anche per gli uomini) molto ha a che fare con la relazione con la madre.
Dalla relazione con nostra madre dipende infatti la nostra capacità di ricevere amore in modo sano. Lei è colei dalla quale abbiamo ricevuta la vita perciò vivere in conflitto con lei blocca irreparabilmente la capacità di ricevere dalla vita stessa. Se rinunciamo alla possibilità di ricevere amore da nostra madre, e le ragioni possono essere tante, chiederemo quella qualità di amore al nostro partner (la stessa dinamica è coniugabile al maschile: un uomo arrabbiato o incapace di ricevere amore dalla madre, inevitabilmente andrà a bussare in richiesta d’amore alla porta del cuore della sua partner e chiederà a lei quello che non ha preso).
Quali sono le principiali difficoltà che si riscontreranno in una relazione dove uno dei due (o entrambi) sono separati dall’amore materno?
Ci sarà una continua richiesta all’altro/a di provvedere a quel benessere, cura e protezione che mancano nell’animo profondo. Il partner in questa situazione si comporterà come un bambino che scalpita affinché quella sete d’amore sia placata. Si genererà co-dipendenza affettiva, imputando all’altro il proprio senso di mancanza, di vuoto, di abbandono, di solitudine e di tristezza. In questi casi, la relazione rimarrà priva della saggezza di un amore adulto – dove entrambi i partner sono in grado stare nella propria pienezza, anime in armonia – e non votate a cercare nell’altro una copertura dei propri bisogni.
Che segni mostra una donna in conflitto con la madre?
Una donna separata dall’amore materno sarà insicura, ma cercherà una modalità maschile per risolvere le cose. Potrà sembrare compiacente, ma rivelerà rabbia. Sembrerà piena di “amore” da dare, ma starà in verità chiedendo di essere corrisposta. Questa donna non saprà riposare nella sua stessa femminilità e dunque cercherà conforto nel grembo di un uomo, il quale tuttavia mai potrà quietarla proprio perché lui non è sua madre.
Che segni mostrerà invece un uomo in conflitto con la madre?
Egli potrebbe essere fondamentalmente arrabbiato con le donne in generale e potrebbe giocare a sedurle tutte e poi lasciarle. Cercherà di far pagare alle sue amanti la punizione che vorrebbe dare alla madre dalla quale non si è sentito visto e amato.
Un semplice libro come Nati per essere liberi potrebbe aiutare a rimettere a posto i ruoli?
Nel libro Nati per Essere liberi ci sono frasi e giochi di raffigurazione utili a riportare armonia in questa relazione. È chiaro che non si tratta di una terapia, né di una costellazione familiare vera e propria – in cui si indagano dal vivo i processi che hanno portato a eventuali sentimenti di mancanza con la madre – tuttavia, spesso è utile e benefico per comprendere la dinamica disfunzionale e permettere ai lettori un riposizionamento nel cuore, che porta pace in tempo presente. Anche attraverso un semplice strumento come questo perciò, e ne abbiamo varie testimonianze, può iniziare un processo di riequilibrio nella relazione con nostra madre.
Dire ad esempio una frase come la seguente può instaurare l’onda di un movimento nuovo.
“Mi spiace mamma che tu non abbia potuto darmi ciò di cui avevo bisogno, ma riconosco che era mancato l’amore anche a te. Scelgo di ringraziarti per la vita che mi hai dato. Per essere qui. Ti ringrazio di questo e prendo quella vita pienamente da te, in modo da non aver bisogno di chiedere questo riconoscimento a nessun altro”.
Una frase del genere riporta armonia. Senza semplificare troppo ovviamente, perché le cose possono essere complicate. Ma in generale riconoscendo la bellezza del suo atto sacro, l’averci semplicemente donata la vita, permettiamo che qualcosa nel profondo si quieti. Con parole come queste ci si rilassa, scende la tensione dell’impulso automatico a cercare altrove quell’amore che solo lei può darci. Con un inchino al fatto che pure dietro di lei c’è una storia di mancanza di riconoscimento e frustrazione. In questo modo noi possiamo metterci al nostro posto e fidarci di quello che di buono la vita ci porterà.
Una volta fatto pace con nostra madre, come possiamo continuare a rilassarci in una relazione di coppia?
Fondamentalmente, tutto quello che serve per vivere relazioni serene, è attivare la capacità di rilassarsi in amore sempre più spesso. Presenti allo spazio libero interno. Indipendentemente da quello che accade fuori: dagli eventi, dai desideri o dalle circostanze di qualunque genere. Il diritto è vivere rilassati! Rilassati dentro.
Far pace con ogni esperienza accumulata nel corso della nostra esistenza è possibile, ed è auspicabile. Qualunque sia la circostanza è soltanto qualche cosa che è accaduto in un tempo che noi conosciamo come il nostro tempo in questo modo, dacché siamo nati. Anche la nascita, infatti, in una certa famiglia di origine con quei genitori, e poi quella certa scuola frequentata, quel certo marito avuto o non avuto, quel certo mestiere fatto o non fatto, quel figlio, sono tutte circostanze. Il punto è chi viaggia di circostanza in circostanza. In quel chi c’è un profondo riconoscimento dentro. È immediato. È adesso, purché ce ne accorgiamo.
Monica Colosimo
Autrice del libro Nati per essere liberi
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