Un parto consapevole e il potere trasformativo della nascita

Mamma e neonata dopo un parto consapevole e naturale

Un’esperienza trasformativa che racconta la nascita come rito sacro e risveglio di forza. Un manifesto di libertà e consapevolezza per ogni donna che cerca un parto consapevole, guidato dalla forza interiore e dal sentire del corpo. Estratto da Misteri e potere della nascita di Giada Novelli

PENELOPE

29 maggio 2020

Ci muoviamo a tastoni nella nostra nuova vita.
Un minuto fa ho lasciato Penelope in braccio a sua sorella sul divano per andare velocemente in bagno e adesso mi sono fermata a spiarle senza farmi vedere.
Penelope, con quelle sue piccole braccia aperte come a creare ancora più spazio per il cuore che cresce e il viso rivolto verso la sorella, osserva silenziosa Ginevra. Ginevra, dal canto suo, canta a bassa voce una delle canzoni della mia playlist della gravidanza, sporgendosi di tanto in tanto per dare alla sorellina dei piccoli e delicati bacini sul naso. Il mio cuore è colmo di amore: nonostante la fatica, nonostante le difficoltà, sento che va tutto bene.

Questi 12 giorni sono stati molto densi. Non è facile rimanere presente a me stessa mentre cerco di dare il meglio a entrambe le mie figlie, rispettando la loro unicità e le loro esigenze del momento. In più ci sono le notti insonni, il corpo che si sta ripulendo e le emozioni sempre in subbuglio… non è esattamente come fare una passeggiata.

Ho aspettato, andando lentamente, seguendo il grande insegnamento che mia figlia mi ha donato con il suo modo di venire al mondo. Attendere il tempo in cui il frutto è maturo. Questo tempo di attesa mi ha permesso di riposare molto di più, anche grazie alle lunghe dormite di Penelope sul divano, invece che nella fascia attaccata a me. Il mio corpo ha avuto modo di recuperare quasi completamente, prima di doversi fare carico nuovamente della pressione e responsabilità di una neomamma che gestisce la sua nuova famiglia per la maggior parte del tempo da sola.

Abbiamo scelto di lasciare attaccata la placenta alla piccola: le ostetriche se ne sono prese cura mettendola sotto sale e noi abbiamo aggiunto dei fiorellini chiudendola poi in un piccolo asciugamano. A mano a mano che il cordone si seccava e induriva, dovevamo prestare maggiore attenzione per evitare che tirasse o premesse sul pancino della piccola.

Tuttavia, questo passaggio si è rivelato semplice e naturale, permettendomi di continuare a muovermi in armonia con la lentezza e l’ascolto dei nostri tempi. Poi, un giorno, Penelope ha calciato via in un istante la sua sorellina placenta. Si è staccata in modo netto e Ginevra, che era proprio lì accanto quando è successo, ha riso di gusto. Io ho percepito in quel momento che la mia bambina era completamente e interamente con noi sulla terra, tra le mie braccia. È stato sorprendentemente e molto emozionante per me.

Ho scoperto diverse cose, alcune delle quali, molto sorprendenti, sulla placenta. In antichità, per esempio, ma ancora oggi nelle culture più ancestrali, era ritenuta un organo sacro associato alla nascita e al benessere del bambino e della mamma; considerata una seconda madre nella sua forma di albero della vita che ci nutre con la sua perfezione; addirittura, nell’Antico Testamento, è interpretata come un’anima esterna, un’entità separata ma profondamente legata al neonato. Io ho scelto di donarla alla terra e di piantare sopra di lei una rosa rampicante: ribelle, spinosa e profumata come la mia bambina. La Pierre de Ronsard. Prima di farlo, Giulia ne ha prelevato un piccolo pezzetto per preparare una tintura madre, un rimedio naturale che potrà sostenere me e la piccola nei momenti di bisogno, come durante una malattia. Che magia! Quante conoscenze abbiamo perso e dimenticato, eppure un tempo le sapevamo molto bene!

In questo periodo, inoltre, ho avuto modo di godere delle cure di due donne, Giulia e Sara, diventate amiche e curandere, oltre che ostetriche. Ho potuto riflettere sull’importanza di avere un sostegno come il loro anche durante il post parto. Nonostante Penelope sia la mia seconda bambina e io non abbia avuto nessuna difficoltà con l’allattamento, mi sono resa conto di quanto un supporto pratico ed emotivo faccia la differenza. Torno a pensare che dovrebbe essere la normalità, garantito a ogni donna e a ogni nuova famiglia, ma purtroppo non è sempre così, anzi. L’altro giorno, per esempio, durante una delle loro visite, riflettevamo insieme sulla rapidità con cui è avvenuta questa nascita.

Per me era importante fermarmi a elaborarla, e poterlo fare con chi ha hanno vissuto questa esperienza al mio fianco mi ha dato esattamente ciò di cui avevo bisogno. Abbiamo parlato di come la mia paura più grande, data dalla mia prima esperienza, fosse quella di non riuscire a lasciarmi andare. Eppure, proprio questa nascita così veloce non mi ha lasciato possibilità di scelta. Abbandonarsi al flusso è stato spaventoso: un’esperienza caotica, istintiva e animalesca mai provata prima. Sento ancora il sapore crudo di quel momento così intenso e travolgente. È stato esattamente ciò di cui avevo bisogno per spazzare via la mia paura di perdere il controllo.

La stessa sera, dopo che Giulia e Sara se ne erano andate, avevo trovato un bigliettino accanto al vaso con i nuovi fiori raccolti da Ginevra, era una frase di Nietzsche che recitava così: «Bisogna avere in sé il caos per partorire una stella che danzi». Leggendola, ho compreso che tutta la confusione e le paure erano state funzionali al processo e che proprio dentro al mio caos era venuta alla luce la mia stella danzante. Solo allora ho capito con chiarezza ciò che era accaduto la volta precedente. Mi era stato tolto. Tolta la guida, la fiducia, il mio intuito.

Mi ero sentita sconfitta, schiacciata, violata. Solo un corpo contenitore da cui doveva esserne estratto un altro. Ero una paziente da curare, come se il mio “male” fosse dare alla luce mia figlia. Sono stata forzata, tagliata. La mia pancia ha subìto spinte violente, la mia bambina risucchiata, tirata fuori con una ventosa dalla sua nuova testolina. A lungo ho pensato di essere stata solo sfortunata. Ma, in fondo, sapevo che non era quella la verità. Oggi mi sono ripresa la mia rivincita. Oh, altroché se l’ho fatto!

In una notte di primavera, tra le mura della mia casa, insieme alla mia famiglia, ho accompagnato la mia seconda bambina alla luce, con la soddisfazione di non aver avuto bisogno di essere toccata da nessuno.

Io, la mia bambina e il nostro viaggio. Nessuna interferenza, solo infinita fiducia: in me, nella piccola creatura che doveva nascere e nelle persone che avevo scelto di avere accanto.

È così che ho avuto il mio riscatto. Grazie alla mia stella danzante mi sono ripresa ciò che mi era stato tolto e adesso so di che cosa sono capace.

Giada Novelli

Estratto da libro da Misteri e potere della nascita di Giada Novelli

 

 

 

 

 

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